finalmente l'alba (2023)

Amo Saverio Costanzo e credo che almeno un paio di suoi film siano dei piccoli grandi Capolavori cfr. In memoria di me su tutti. "Finalmente l'alba" è sicuramente il suo film più ambizioso ma non è così tremendo come dicono i "soloni" del Festival di Venezia, anzi è un film che ha un'enorme potenzialità. Raccontare una ragazzetta popolana che conosce in un giorno e una notte il Sogno e l'Incubo dello star-system - Benedetta Antonacci sta tra una Milly Vitale e la Cabiria della Masina - è a dir poco commovente, e in parecchi momenti v. Il ritrovamento del corpo della Montesi raccontato in un documentario - ci riesce meravigliosamente bene. Certo tra citazioni continue v. appunto Fellini vs Dolce Vita o Visconti vs Bellissima e altro ancora rischia di dilungarsi troppo, per una sceneggiatura che avrebbe potuto essere molto ma molto più scarna ed elastica. Il rischio è che il manierismo sovrasti al punto di non capire più se siamo dalle parti di Fellini o da quelle di Carmine Gallone. Falsa pure la Valli della Rohrwacher, l'attrice di origine istriana non era certo una che si atteggiava a vamp, anzi rifiutava di essere Diva. E il Peplum ok è di pessimo gusto davvero Camp come del resto sono e sono stati quasi tutti i Peplum della storia del cinema, specialmente le produzioni Hollywoodiane girate in Italia..E allora? E allora e comunque ci resta questa bellissima immagine della ragazza "pura" che sogna un Mondo che non sarà (per fortuna?) mai suo, peccato per un atroce epilogo da spot pubblicitario dove poi ti chiedi perché invece di "Ma l'amore no" si ascoltano i contemporanei Strokes. Peccato per le potenzialità inespresse, anche se ripeto la Antonaci è bravissima una vera scoperta, e William Hurt, burattino senza fili di un mondo che non ama di certo, lascia il segno. Non è il miglior Costanzo anche se le intenzioni le aveva sicuramente. Ha strafato, semplicemente, ma ha lasciato comunque un affresco caratteriale non privo di interesse

SPOILER

Bellissimo, un film in due parti con un filo che li lega, con atmosfere e costumi di gran pregio. Una prima parte che di certo ci ricorda "Bellissima" di Visconti, delicata e intensa, ed una seconda parte che ci rimanda a "Babyloon" di Chazelle di un paio di anni fa, dove il mondo della "prima" Hollywood è qui sostituita dal mondo della "prima" Cinecittà. Magnifico film.

Finalmente l'alba non è altro che il viaggio di formazione di una giovane ragazza romana che nell'arco di una giornata compirà osserverà luci ed ombre sul mondo dello spettacolo. Costanzo utilizza precisi riferimenti cinematografici: nella prima parte sembra una rilettura di Bellissima ambientata negli studi di Cinecittà, mentre la seconda dopo quache strizzatina d'occhio a Lo sceicco bianco, iriferimenti alla Dolce vita felliniana sono molto presenti. Come è evidente la palese incomunicabilità fra due mondi, quello popolare della giovane ragazza e quello dello spettacolo, scintillante all'apparenza ma fortemente decadente al suo interno. A far da sfondo alla storia il contesto del Caso Montesi, il "caso" per eccellenza di tutta la storia italiana, dal dopoguerra ad oggi. Wilma Montesi si aggira come un fantasma sul destino della giovane Mimosa, pericolosamente in bilico a ripetere il tragico finale. La Anotnacci è brava nell'esprimere l'evoluzione del personaggio, ma gli antagonisti, cioè le stesse stelle hollywoodiane non vanno oltre lo stereotipo. Inoltre è un film che allunga il brodo oltremisura oltre a presentare un finale mediocre nella resa. Per essere un film dal budget di 29 milioni di euro, l'immagine finale della leonessa a passeggio sembra un effetto speciale dell'Asylium. Qualche euro in più non avrebbe guastato.