Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Scenografie fisse, pochi attori e storie polpose ma contenute sono gli ingredienti adoperati dal regista Robert Altman in un nuovo capitolo della sua carriera, caratterizzato da un'impronta teatrale tanto nella narrazione quanto nella rappresentazione visiva che plasma e origina tentativi di ricerca e collaudo cinematografico portati avanti da passione ed esperienza rivolti al mondo del teatro, conferendo a tali pellicole i pregi della sobrietà e i difetti di una artificiosa drammatizzazione. Chiaro esempio è FOOL FOR LOVE (il cui soggetto viene appunto ideato come opera teatrale), intriso di umido romanticismo umano sul quale pesa però un senso di inaccettabilità logica generata sia dalla spinta dell'enfasi recitativa e comunicativa dei dialoghi e sia dalla trama poco equilibrata e banalmente romanzata, il tutto sceneggiato per potersi riversare sul grande schermo, producendo un risultato che vede i difetti prevalere sui pregi, nonostante il film sia accompagnato da una riflessione registica lucida e sensibile.
Inesorabile come la sua fine, un film che mette in risalto le doti spesso mal sfruttate della Basinger, si avvale di una notevole fotografia, ma eccede sul piano estetico-etico: sarebbe un buon testo teatrale e probabilmente è una storia che funziona nella realtà romanzesca o negli script dello stesso Shepard, uno dei piu' lucidi lettori dell'America "crepuscolare" degli ultimi decenni. Un'esperimento inappuntabile per Altman, ma a tratti davvero troppo prolisso e anticonformista.
Una commedia sentimentale, altmanianamente grottesca, che si svolge in uno scalcinato e dimentico motel sperduto in una desolata landa semi-desertica del west America, teatro dell'ambiguo incontro/scontro di due persone dal passato controverso e presente incerto. Non mancano nemmeno stavolta numerosi personaggi di contorno, nè lunghi piani sequenza che ne seguono movimenti e gesti; cio nonostante il tutto risulta meno corale e fluido del solito. La vacuità di provincia di alcune zone degli Stati Uniti, unitamente all'alienante stato di isolamento di chi quelle zone le abita, se ben tratteggiati, mettono un certo disagio e, da questo punto di vista, il film non fallisce. Il decadimento morale e mentale dei protagonisti e l'inospitalità dell'ambiente che li circonda risaltano di meraviglioso squallore attraverso il vetro delle bottiglie di whisky, burbon o gin, trangugiati, le loro vesti trascurate e maltrattate, gli interni modesti e spogli nei quali si dibattono, la desolazione degli esterni, i rapporti difficili tra rassegnati e sconfitti, la fatiscenza di rottami accatastati qua e là come non valesse la pena rimuoverli e le fredde, dozzinali, luci al neon accese come per attirare l'ennesimo infelice in quell'insulso angolo di mondo. Gli scalcagnati personaggi sono interpretati da un cast più che affidabile, eppure ne l'ottimo caratterista Henry Dean Stanton, ne la pur brava coppia Sheppard/Basinger, ne, tanto meno, l'anonimo Randy Quaid, riesce a convincere del tutto. Inevitabilmente forzato ed un filo ripetitivo visto lo scarno impianto narrativo, può stancare lo spettatore che stavolta, effettivamente, rimane vanamente in attesa, sino al delirante finale, di eventi che non accadono mai. Povero ed inconcludente.