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La pazienza nei piccoli dettagli, come spalmare il burro su una fetta di pane o l'attendere, di un insetto, che il buio faccia sipario, per dissetare il suo intimo gaudio, dal suo stesso corpo prima di sparire. L'attesa paziente, disturbata,solo, da ciclici suoni correlati e consecutivi che destano l'attenzione di gesti sempre uguali....ripetitivi, ossessivi, maniacali. Gesti che confondono, quando si varca il confine tra il lavoro e la vita. Le parole diventano superflue, il mordere, il leccare, il guardare, l'osservare, il cogliere sono la voce di questa pellicola nella pellicola. Ultimo atto, la fine in uno scatto.
Debutto cinematografico di Kazumi Kiragami, celebre fotografo giapponese di 73 anni che riporta la sua passione e il suo talento su pellicola, curando ogni minimo dettaglio dell'immagine.
La storia, che potrebbe far ricordare "La Finestra Sul Cortile" di Hitchcockiana memoria, diventa invece nelle mani di Kiragami, artista vero e proprio, un affresco di luci e ombre dove la storia passa in secondo piano, regalando emozioni e sensazioni di una potenza e di un'intensità difficilmente riconducibili a molti registi.
E il dono del silenzio, esasperato per la quasi totale assenza dei dialoghi, diventa una perla in un film di 90 minuti dove succede poco o niente, ma che è in grado di tener viva l'attenzione grazie ad un'ambiguità che si costruisce con i soli sguardi.
E c'è lei, donna dalla sensualità immortale, che ipnotizza anche senza togliersi nulla: bastano solo gli ormai storici primissimi piani sulla bocca della donna mentre mangia l'uovo, emblema della violenza e dell'avidità, che torna nello splendido finale, dove le due passioni (l'omicidio e la fotografia) si mescolano per creare un mélange di tristissima, ma incontestabile bellezza. Un'opera d'arte.
Indimenticabile la scena del fotografo che si addormenta davanti al televisore, che trasmette le immagini della donna mentre mangia l'uovo, coprendolo, come se la bocca mangi, in verità, il fotografo stesso.