germania anno zero regia di Roberto Rossellini Italia, Francia, Germania 1948
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germania anno zero (1948)

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locandina del film GERMANIA ANNO ZERO

Titolo Originale: GERMANIA ANNO ZERO

RegiaRoberto Rossellini

InterpretiEdmund Moeschke, Ingetraud Hinze, Franz-Otto Krüger, Ernst Pittschau, Erich Gühne, Karl Krüger

Durata: h 1.18
NazionalitàItalia, Francia, Germania 1948
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1948

•  Altri film di Roberto Rossellini

Trama del film Germania anno zero

Il piccolo Edmund vive nelle rovine della Germania postbellica, e s'industria come può per portare un boccone a casa e far sopravvivere la sua famiglia.

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Voto Visitatori:   8,60 / 10 (25 voti)8,60Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Germania anno zero, 25 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/12/2023 04:50:04
   9½ / 10
Spaccato straordinario, anche perché tutt'altro che monolitico socialmente, in una Berlino devastata dal post-nazismo. Le location sono tanto devastanti (devastate) quanto efficaci, e il giovane Edmund vive ogni tipo di disagio dramma e sopraffazione (a un certo punto anche xxxx, tanto per ribadire l'atroce modernità di Rossellini) anche se l'epilogo sembra esagerato ma in realtà è fortemente simbolico. Film brevissimo eppure densissimo nel suo decadentismo universale

Thorondir  @  27/04/2023 16:18:45
   8 / 10
Rossellini prosegue sul tema della guerra raccontando la Germania che di quella guerra fu iniziatrice: in una realtà contraddistinta dalle macerie materiali l'umanità cerca di sopravvive come può e con qual che c'è (ed è poco): giovani che raccattano qualche patata per strada, ragazzine che si prostituiscono, oggetti quotidiani venduti pur di mettere insieme pranzo e cena. In questo abisso umano, avere una bocca in meno da sfamare è vitale per gli altri che hanno già poco. Nei due eventi cardine questo "Germania anno zero" eleva il livello della tragedia forse anche oltre i limiti di "Roma città aperta": se lì la morte era data dagli emissari della morte per eccellenza (i nazisti) e quindi quasi "normale" e aspettata, qui essa è elemento tutto umano e che ai bisogni umani più intimi e vitali si ricollega. È un film disperatissimo, a metà fra finzione e intento documentaristico, forse finanche troppo esile nel suo dipanarsi, ma altrettanto rivelatore, nel suo sguardo ad altezza bambino, di che cosa fu la realtà del dopoguerra, tra stenti e fanciulli/e diventati adulti molto prima del tempo.

Wilding  @  22/05/2022 10:31:41
   8 / 10
Crudo, terribile.... film e documento insieme... per i tempi e i mezzi film Eccellente...

Goldust  @  28/06/2020 21:12:06
   8 / 10
Tra i più insostenibili esempi della crudezza del nostro cinema neorealista, pregno di pessimismo e rassegnazione. E' l'opera conclusiva della cosiddetta trilogia della guerra dopo "Roma città aperta" e "Paisà", ne è forse il lavoro più crudo e quello più immediatamente diretto nel suo disperato messaggio di emozione e di verità. Sull'atmosfera generale della pellicola influì molto la tragica scomparsa in giovane età del figlio del regista, Romano, alla memoria del quale è dedicata la pellicola.

The BluBus  @  21/05/2020 23:48:38
   8 / 10
73 minuti che pesano come macigni, gran film di Rossellini che questa volta si sposta in Germania. Visionato restaurato in blu ray presenta ancora notevoli difetti nella resa dei chiaroscuri.

Oskarsson88  @  07/04/2020 16:12:33
   8½ / 10
Uno spaccato memorabile del dopoguerra in Germania, un'opera coraggiosa che ci mostra le vicissitudini di una famiglia e in primo luogo di un ragazzino che si arrabatta in una Berlino devastata in maniera impressionante. Nonostante la pellicola ci sia giunte in condizioni abbastanza provate e nonostante errori tecnici (sovraesposizione molto presente, addirittura sui volti degli attori), se possibile considerarli tali visto il modo e il luogo in cui si è ripreso, quest'opera neorealista colpisce al cuore ed entra giustamente nella storia, come una sorta di romanzo-documentario a testimonianza dell'epoca.

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Ultima risposta 10/04/2020 01.11.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  05/02/2019 23:56:06
   8 / 10
Straziante, non c'è parola migliore per identificare Germania anno zero di Rossellini, secondo film sulla trilogia della guerra che vedo, Roma città aperta mi è piaciuto di più, adesso mi manca solo Paisà.
Il film racconta in maniera molto cruda, coraggiosa e reale, la situazione della Germania appena finita la guerra, attraverso gli occhi di questo bambino tedesco di nome Edmund.
L'inizio è già una mannaia per tutti, il ritratto di una Berlino devastata dai bombardamenti degli alleati è un colpo al cuore, si respira subito quell'aria di miseria e distruzione che investiva la popolazione tedesca in quell'epoca.
Il proseguo del film è un incubo ad occhi aperti per il povero Edmund, costretto ad aiutare la propria famiglia insieme alla sorella, in una Germania dove vige la legge del più forte, della sopravvivenza e dell'arrangiarsi come si può.
La regia di Rossellini e senza dubbio convincente, la scenografia assolutamente reale ed è proprio ambientata nella Berlino post guerra.
Gli unici due aspetti negativi del film? rispetto agli altri film di Rossellini visti, questo risente maggiormente dell'eta, parliamo sempre di un film del 1948, ci sta, ma questa sensazione negli altri film che ho visto di Rossellini non l'ho sentita.
La seconda è la prova attori, a parte di buon Edmund il resto non mi ha convinto, impacciati e poco coinvolgenti.
Un film terribile, un pugno allo stomaco, mostra la guerra come un mostro che non lascia speranze per il futuro.
Il voto più giusto sarebbe un 7 e mezzo, ma dato il tema trattato e il realismo straziante, gli piazzo un 8 e per me entra di diritto tra i capolavori del cinema italiano.

david briar  @  24/08/2017 17:09:20
   10 / 10
Un incubo di poco più di un'ora gestito con tempi perfettamente equilibrati. Le musiche sono bellissime, il bambino protagonista ha un volto memorabile e la sua evoluzione verso gli inferi è veramente geniale. Mai riusciamo ad odiarlo, e sempre ci emozioniamo per lui, per quel che fa, fino alla fine, ripresa in molti film fra cui "Io la conoscevo bene".
Un film non solo sulla Germania dopo la guerra, ma anche sugli adulti che pretendono dai bambini qualcosa che non sono. Una riflessione sulla necessità della morte perchè si possa tornare a vivere, perchè il treno possa ripartire.
Ancora oggi efficacissimo, per niente datato, un vero film moderno che vola velocissimo in poco più di un'ora per rimanere nel cuore tutta la vita. Folgorante, un capolavoro fulmineo..

DogDayAfternoon  @  06/03/2016 17:03:27
   7 / 10
Ultimo film della cosiddetta Trilogia della guerra di Rossellini, "Germania anno zero" annovera tra i suoi pregi il fatto di rappresentare le conseguenze della guerra dal punto di vista tedesco, senza nessuna presa di posizione (cosa sicuramente non facile a pochi anni dalla fine della guerra).

Alcune riprese nella Berlino distrutta dai bombardamenti nel loro realismo sono molto efficaci e compassionevoli, così come il personaggio del piccolo Edmund (interpretato magnificamente a mio avviso, ed è strano che il giovane attore non abbia poi fatto carriera).

Pur essendo realista nelle immagini, emotivamente non ha avuto l'impatto che mi aspettavo, ho seguito la storia in maniera un po' distaccata pur rimanendone soddisfatto a fine visione. Il finale poi, scena clou del film, non è stato girato e sfruttato a dovere.

Da considerare comunque uno dei must del neorealismo del dopoguerra.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  02/02/2016 12:06:28
   9 / 10
Se con "Paisa'" avevamo calpestato le macerie dell'Italia del secondo dopoguerra in "Germania anno zero" siamo sul suolo dei nostri "colleghi" sconfitti.
L'idea di fare un film neorealista dal punto di vista dei Tedeschi è di per se' un'idea geniale e Rossellini non le manda certo a dire.
Con estremo coraggio gira una vero e proprio capolavoro cosi cinico e spietato da fare rabbrividire.
Il protagonista è un ragazzino che la guerra ha fatto crescere troppo in fretta, sballottato da una parte all'altra della cita' nel tentativo di racimolare qualcosa da mangiare per se e per la sua disastrata famiglia. Un padre perennemente allettato, un fratello ex soldato che ha paura di consegnarsi e una sorella che si prostituisce.
Ma saranno le sue conoscenze extra familiari a cambiargli la vita con un indottrinamento molto simile a quello del defunto Fuhrer.
Il personaggio del professore è un po' il simbolo del Nazismo capace di inculcare nei giovani teorie di superiorita' della razza approfittando della fragilita' del momento. Del resto Hitler parlava a un popolo recentemente sconfitto dalla Grande Guerra.
Le scelte del ragazzo non sono poi cosi folli se le vediamo in quel contesto.
Un terrificante capolavoro...

Italo Disco  @  11/09/2014 18:22:14
   9½ / 10
Primo film neorealista che vedo per intero. Questo GERMANIA ANNO ZERO è crudo sia nella messinscena che nello spirito, il taglio delle riprese è angosciante nell' inquadrare personaggi abbattuti dalla sconfitta della seconda guerra mondiale e nel riprendere una Berlino spettrale annientata dai bombardamenti, il tutto accentuato dalle musiche esasperate di Renzo Rossellini e dalla fotografia basilare di Robert Juillard. Un manifesto della disperazione umana, di un disorientamento di un popolo (anche di quello italiano dell' epoca) e della fragilità dei più deboli, con una sottile linea ambigua che attraversa tutta la pellicola. Sensazionale l' inizio con il piccolo Edmund che si arrabatta per portare qualcosa di utile a casa in una città in preda alla confusione (si mette a scavare le fosse al cimitero, poi assiste allo scotennamento di un cavallo) e altamente drammatico il finale (allo spettatore non si fa mancare nessun dettaglio in pratica),però non manca del sarcasmo, anche nelle scene più luttuose. Grande prova degli attori, alcuni non professionisti, e buone le voci del doppiaggio. Klaus Kinski partecipò ai provini del film, penso che ad occhio e croce avrebbe dovuto fare il ruolo di Karl-Heinz, il fratello di Edmund, chissà come lo avrebbe interpretato....già questo personaggio è parecchio tormentato, interpretato dal Grande Klaus avrebbe sfoderato sicuramente uno sguardo da pazzo non indifferente!!!! Il film è dedicato a Romano Rossellini, il primo figlio di Roberto Rossellini, morto a soli 9 anni nel 1946.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/03/2014 20:20:03
   8½ / 10
L'interesse di Rossellini è tutto nel mostrare, senza compiacimento, una città sventrata, una famiglia distrutta e un'umanità allo sbando. Germania Anno Zero è neorealismo puro, girato tra le macerie e coraggiosissimo sia nella tragedia consumata fino in fondo, sia nell'interesse che pone verso l'occhio del bambino (come De Sica, d'altronde) con le conseguenze che la guerra ha sulla sua fragilità, ma soprattutto Rossellini è un maestro delle allusioni: il (cattivo) ex maestro nazista che sfrutta Edmund lo accarezza sin troppo, e anche il "dottore" o come diavolo si chiama, sta sempre attorno ai bambini in modo ambiguo, sicuramente depravato, eppure Rossellini non ha bisogno di mostrare approcci pedofili diretti ma li rende visibili ad occhio nudo nello spettatore che sa cogliere (chi ha visto Roma città aperta avrà già intuito che l'ideologia nazifascista è esclusivo appannaggio, secondo il sentire del regista, di persone depravate moralmente e sessualmente). Oppure la coetanea di Edmund che va con un mucchio di ragazzini perdigiorno, altro momento in cui Rossellini non ha bisogno di mostrare o parlare in modo esplicito (né d'altronde avrebbe potuto farlo con la censura in agguato), sfruttando appieno i limiti che all'epoca poteva avere un film sotto il profilo puramente espressivo.
Cosa dire poi del finale, il labirinto di solitudine tra i calcinacci con cui Edmund gioca, da solo- gioca si fa per dire, è gioco il puntarsi una finta pistola alla testa e premere il grilletto? Sono queste sottigliezze (che non sono sottigliezze) a rendere questi film ancora potenti, i mezzi di fortuna con cui furono girati poi sono valore aggiunto alla pellicola che è realisticamente esasperante, forte, moralmente un vulcano in eruzione e capace sempre di emozionare.

Crimson  @  22/01/2012 21:35:40
   8 / 10
Spoiler presenti.

Germania anno zero, occorre ripartire, ma su quali basi? La Berlino dilaniata dai bombardamenti colpisce fin dalle prime indimenticabili sequenze. Sembra un film sul dramma collettivo, ma una splendida alternanza tra interni e esterni produce gradualmente un dualismo della ricerca che ci introduce nella sofferenza individuale, senza perdere di vista quella del contesto. Berlino come cornice strutturale e metaforica della sofferenza, dunque, laddove per tutti o quasi ricorre una ricerca impellente e necessaria. L'obiettivo comune, ridotto all'osso e sovrapposto a quello individuale, non è altri che la sopravvivenza. Non è un proposito che ha alla base un'ideazione, una prospettiva, bensì ha una sua limitazione temporale, quotidiana (deve essere appagato all'ordine del giorno: la famiglia oggi deve mangiare). Edmund investe l'attenzione immediatamente perché è un ragazzino e deve misurarsi con un pensare ed agire adulto. Edmund è quindi costretto ad essere tale (non è il prototipo di Ivan di Tarkovskij?). La cautela nei movimenti del fratello, o meglio questa sorta di auto imprigionamento volontario (certo i rischi, ma tutto sembra fuorché intrepido, questo timido e infantile Karl-Heinz), fanno da esatto contraltare alla spregiudicatezza delle sue azioni. Ma attenzione, Edmund benché debba agire da adulto e abbia imparato a farlo, non ha ancora gli strumenti per ragionare in maniera tale. E' qui che si genera la profonda spaccatura interiore del film. Ritengo che la figura ambigua del vecchio professore renda perfettamente l'elasticità e la profonda suscettibilità di come il concetto comune di morale fosse disgregato e di difficile collocazione. Nella straordinarietà del conflitto bellico è racchiusa l'altrettanta straordinarietà di ciò che consideriamo un naturale, normale percorso di crescita. Se l'adulto insegna al bambino che homo homini lupus, la profonda incertezza e instabilità della morale comune unita all'impellenza della necessità sono il terreno più fertile affinché avvenga un irrimediabile corto-circuito nella pianificazione del pensiero. Dunque Edmund raccoglie il messaggio vittima di uno spasmodico bisogno di ottenere qualcosa per tutti, perché sulle sue spalle grava un macigno che non gli spetterebbe (provvedere all'alimentazione di tutti) ma egli non può essere ancora in possesso della capacità di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. L'essere vittima e carnefice colloca Edmund in uno spazio indefinito, in un limbo in cui versa nella più totale solitudine. Edmund cessa di esistere già nel momento stesso in cui ha compiuto l'atto. La solitudine di Edmund mi invade ma non giunge fino in fondo. Razionalmente trovo il film mirabile e riuscito, ma emotivamente non provo devastazione. Certamente è difficile oggi identificarsi in pieno con un individuo in un contesto così apparentemente lontano come quello descritto. E' la sola risposta che fornisco per giustificare la mancanza di particolari scosse emotive. Inoltre l'aver conosciuto Edmund già nella sua fase adulta non mi fa rendere conto appieno delle responsabilità degli altri nello stupro della coscienza che subisce.

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  04/11/2011 14:55:37
   9 / 10
Capolavoro di Rossellini.Attraverso gli occhi del bambino protagonista si assiste alla tragedia del dopoguerra e di un paese raso al suolo come era la Germania dell'epoca

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  02/09/2011 10:43:14
   9½ / 10
Germania anno zero amplia il secondo episodio di Paisà e trasferisce la storia in terra tedesca, a Berlino, città ridotta ad un cumulo di macerie. La parabola di Edmond è quella di un popolo risvegliatosi dall'incubo nazista, per ritrovarsi in quello della miseria più nera, una lotta per la sopravvivenza quotidiana. Un'infazia negata dalla disperazione della povertà e traviata dai riflessi di un'ideologia che non mostrava compassione per i più deboli. E' il film più straziante di Rossellini e una delle perle del neorealismo italiano.

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Ultima risposta 02/09/2011 19.53.00
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  08/06/2009 16:16:00
   7½ / 10
Eh già, questo è un film bello tosto, uno dei più lampanti esempi di neorealismo, molto crudo, schietto ma assolutamente non di parte. La sceneggiatura è il vero punto di forza, dove nei dialoghi e nelle caratterizzazioni dei personaggi non notiamo via di scampo: il destino è grigio, tutto è perduto, persino la speranza. I deboli non possono sopravvivere e i forti non possono fare altro che combattere per loro stessi. Il minimo errore ed è finita.
E come si poteva dimostrare meglio tutto questo, se non nel periodo della Deutschland Null Punkt?
Il finale poi è il decisivo pugno nello stomaco, peggio di così non poteva finire:

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Meno memorabile è la fotografia, ma tutto sommato non è un difetto così grave. La scenografia poi è reale, non è girato in cinecittà, le rovine sono vere.
Da vedere per capire che, nonostante tutto, anche i tedeschi hanno pagato la seconda guerra mondiale sulla propria pelle, e non tutti ne avevano colpa.

pinhead88  @  11/09/2008 14:40:52
   9 / 10
Eccellente pellicola diretta da Rossellini..il piccolo Edmund è magnifico come interprete e la storia della famiglia in miseria dopo la fine del terzo reich è raccontata benissimo..colonne sonore vivaci e godibili,la fine è drammatica ma rende il film ancora più sorprendente..

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  25/11/2007 22:52:37
   9 / 10
Un film molto coraggioso e anticonvenzionale. Rossellini dimostra di amare moltissimo l’arte se decide di filmare una storia ambientata in una nazione disastrata e moralmente a pezzi come la Germania del 1947, e per di più da un punto di vista che coinvolga gli sconfitti. La storia raccontata è poi molto cruda e per rendere il tutto più realistico non si nasconde niente dell’ambiente in cui i protagonisti vivono, mostrando liberamente le macerie, le distruzioni ma soprattutto il disagio psicologico e morale di una nazione sconfitta.
Per rendere la storia più toccante e drammatica si utilizza il punto di vista di un bambino (Edmund), il soggetto più adatto per mostrare tutte le cattiverie e le storture di una società disastrata. I problemi della sopravvivenza vanno avanti a tutto e il povero ragazzino per poter aiutare la famiglia s’ingegna in qualunque maniera, scontanto però la sua ingenuità e inesperienza della vita. Si fa vedere insomma un mondo dove non esiste pietà, ognuno pensa per sé e ci si approfitta di chiunque, anche di un bambino.
Rossellini poi ha il coraggio di mostrare come il nazismo non sia sparito del tutto dopo la sconfitta e come riesca a nascondersi e addirittura a voler risorgere. Il fratello maggiore di Edmund è rimasto nazista fino all’ultimo secondo e adesso pur di non farsi scoprire (come se volesse rimanere ancora idealmente fedele al Fuhrer) rinuncia a contribuire alla sopravvivenza della famiglia. Edmund subisce ancora il fascino di questa ideologia così penetrante nella psiche della gente. Entra così in contatto con il suo ex maestro di scuola fervente nazista e con un ex generale. Qui Rossellini mostra le degenerazioni di questi fanatici. Intanto ce li mostra chiaramente come dei pedofili e quindi metaforicamente come circuitori di deboli e indifesi. Non rinunciano a diffondere le loro farneticanti idee sulla pulizia della razza (eliminare i più deboli a pro dei più forti) per ritirarsi vigliaccamente di fronte alle tragiche conseguenze delle loro idee.
Quello che paga è proprio Edmund, il quale, senza alcuna fiducia nel mondo che lo circonda, in colpa per avere tradito il valore della famiglia (l’unico appiglio che gli restava) in nome di una falsa ideologia, si trova letteralmente senza più terreno sotto i piedi. E’ un po’ il destino dell’intera nazione tedesca che è andata incontro all’autodistruzione.
Per fortuna non tutto è perduto. Ci sono ancora persone oneste, persone dignitose che combattono cercando di restare oneste e donando la propria solidarietà agli altri. Il personaggio che rappresenta il futuro della Germania è la sorella di Edmund, Eva; il debole e malato padre di Edmund simboleggia invece i tedeschi del passato che sono stati troppo deboli nei confronti del nazionalsocialismo.
Rossellini, a differenza di De Sica/Zavattini, non approfondisce la vita e la psiche dei suoi personaggi ma soprattutto non lascia neanche uno spiraglio di speranza, non lascia intravedere la famiglia e la solidarietà come uniche possibili ancore di salvezza, non sempre funzionano secondo lui.

Dick  @  17/10/2007 22:49:45
   9 / 10
Rappresentazione della Germania quasi immediamente postbellica dove si prova a campare come si può, anche illecitamente ed i sogni e le speranze nonchè la solidarietà sembrano quasi ormai scomparsi e quì si consuma il dramma del protagonista che traviato da un suo ex insegnante (brrr!!!) e sentendo ciò che dice il padre pare trovare l' unica soluzione

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER proprio quando il fratello più grande

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Pellicola credo che come dice il prologo vuole mandare il forte messaggio che i bambini non devono provare più si simili cose e le loro menti non devono essere traviate. Purtorppo ocme s' è visto in certe parti del mondo non tutti possono vivere beatamente l' infanzia.

addicted  @  28/09/2007 17:22:50
   10 / 10
Girato nel settore francese di Berlino nel 1947, "Germania anno zero" è una delle più crude rappresentazioni della tragedia fisica e morale che ha travolto l'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.
Rossellini ha girato in mezzo alle vere rovine della città, ritraendo una umanità stordita e disumanizzata dalla fame e dalla sofferenza.
L'ideologia nazista, l'orrore della guerra e la estrema difficoltà materiale hanno spento ogni barlume di pietà e solidarietà. La vita umana non vale più nulla. Neanche la propria.
E' un resoconto agghiacciante, che rimane come una delle più alte testimonianze di civiltà nell'immediato dopoguerra e costituisce un monumento al cinema italiano e al genio di Roberto Rossellini.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  10/07/2007 13:53:55
   7½ / 10
buon film di Rossellini.
da subito si pone come film didascalico riguardo al problema (attuale 50 anni fa, oggi sostanzialmente legato al ricordo) della ricostruzione della Germania.
le vicende di un bambino nella giungla dei disperati tra cui il professore pedofilo e nazista, il padrone dell'appartamento senza cuore e i bambini rinchiusi nella loro ostilità.
un film terribile, ma a mio parere molto sopravvalutato. Rossellini gira con una freddezza che smentisce le parole iniziali e la ridicola durata tende a sminuire la bellezza di un film mancato.

AKIRA KUROSAWA  @  14/06/2007 01:12:38
   9 / 10
L ULTIMO CAPOLAVORO DI ROSSELLINI NELLA COSIDETTA TRIilogia della guerra, incominciata con roma citta aperta, proseguita con paisà e conclusa appunto con questo film : germania anno zero. un rossellini in stato di grazia in uno dei film piu amati ed importanti del neorealismo e a mio avviso anche uno dei piu crudi ( vedi il suicidio , l avvelenamento o i vicini che sperano in una veloce morte del padre malato), la fame distrugge chiunque. un capolavoro , che rimarra per sempre nella storia, certo i suoi anni si cominciano a sentire , ma la sua bellezza è sempre immensa. grande roberto

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR agentediviaggi  @  22/01/2007 13:49:39
   8 / 10
Il film più disperato di Rossellini, che descrive il collasso morale di una famiglia tedesca in una Berlino distrutta e schiava dei suoi nuovi padroni anglosassoni e francesi tra prostituzione, fame e miseria. Agghiacciante la scena in cui il bambino ascolta rapito in clandestinità una registrazione dei discorsi del Furher (quasi fosse un film porno), come se gli anni del nazismo fossero entrati nel sangue dei tedeschi e fosse impossibile ricominciare veramente da 0.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  17/12/2006 18:30:39
   9 / 10
Film visto e rivisto diverse volte.
Capolavoro di sensibilità umana e sociale.
Un quadro degli effetti della guerra di grande atmosfera drammatica come pochi sapevano fare allora.
Un opera pessimista che giudica la guerra come un mostro divoratore dalle sembianze umane che non lascia speranza per il futuro. Ritornerà sembrano dire le morti che costellano il film.
Una Berlino devastata ben costruita.
Vincitore al festival di Locarno.
Un Rosellini che matura la sua scelta neorealista muovendosi con grande fatica sul tema del socialebellico intriso di esistenzialismo.

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Ch.Chaplin  @  28/12/2005 20:30:20
   8½ / 10
nn è un rossellini al top ma a me nn è mika dispiaciuto..è la rappresentazione di una povera famiglia tedesca alla fine della guerra; germania anno zero deriva dal fatto ke x i tedeschi il 1945 viene chiamata "stunde null" l'ora zero..un film + drammatico nn poteva girarlo seknd me..a volte sembra quasi di immedesimarsi nel bimbo..anke se tta la situazione è molto difficile..bisognerebbe conoscere bene la storia d quel periodo x capire a fondo qst film..un mio amico cinefilo è uscito dalla proiezione dopo 40 min...
seknd me è da ambientare nel contesto

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Ultima risposta 07/02/2009 15.23.46
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