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Siamo alle prime luci dell'alba del 1 gennaio: un giovane professore di inglese australiano, John Lubbock (Maurizio Bonuglia), sta tornando a casa a piedi al termine di un veglione di capodanno trascorso con amici in un locale vicino Milano. Mentre attraversa il tunnel di Rho viene aggredito da una figura misteriosa che lo colpisce ripetutamente alla schiena con una spranga; una giovane prostituta (Agostina Belli), appartata nei pressi con un giovane (Luciano Bartoli), ode le urla ed è proprio il ragazzo a mettere in fuga il misterioso assalitore. Successivamente (13 febbraio) la moglie paralitica del Dr. Binni, Sofia (Rossella Falk), viene uccisa, strangolata in casa; il killer lascia sul luogo un guanto di pelle nera al quale manca un dito, quasi a voler simboleggiare che si tratta della prima vittima e che ne mancano altre 4. Il reporter d'assalto Andrea Bild (Franco Nero), uomo spigoloso con qualche problema di alcolismo, segue entrambe le inchieste. Il caso vuole che egli conosca da vicino sia il giovane professore aggredito sia il marito della prima vittima poichè erano tutti e 3 presenti allo stesso veglione di capodanno unitamente a Hèlene (Silvia Monti), sua ex dalla quale in passato ha avuto un figlio e alla quale chiede qualche dettaglio su Bullock, e al prof. di francese Vermont (Edmund Purdom); Hèlene gli confida che il giovane Bullock era molto triste la notte di capodanno perchè la donna di cui era innamorato, Isabel (Ira Von Furstenberg), aveva intrecciato una relazione proprio con Vermont. L' inchiesta di Andrea viene però rallentata dal Dr. Binni, uno degli azionisti del giornale per il quale lavora, che ne chiede la rimozione dall' incarico. Estremamente contrariato, Andrea decide di continuare le indagini per suo conto non prima però di aver manifestato il suo disappunto al capo redattore Traversi (Guido Alberti), uomo anziano e malato di cuore che verrà ritrovato morto in un parco (29 marzo) con accanto un altro guanto al quale stavolta mancano 2 dita. I sospetti iniziano ad addensarsi proprio su Andrea, visto che molti testimoni in redazione avevano ascoltato il suo dissidio con la vittima. Non solo: Isabel gli telefona promettendogli interessanti rivelazioni e gli dà appuntamento nell'hotel dove risiede ma quando Andrea giunge sul posto la trova già morta, annegata, con il solito guanto che galleggia nella vasca da bagno (12 aprile). La quarta vittima è Giulia (7 maggio), la giovane prostituta che si trovava vicino al tunnel dove venne assalito Lubbock. E anche qui lo stesso indizio lasciato dal killer, ovvero il guanto nero con un dito mancante in più (siamo arrivati a quattro), a sottolineare il numero di vittime che mancano. La breve sinossi di questo film prometteva un bel po' di omicidi sadici e colpi di scena intelligenti e contorti, ma in realtà è uno degli sforzi gialli più noiosi che abbia mai incontrato finora. La trama non è coinvolgente e introduce troppi personaggi superflui a cui piace comportarsi in modo sospetto anche quando non ne hanno assolutamente motivo! Prendiamo la ragazza dell'eroe, per esempio! È una ragazza bionda, ma occasionalmente indossa una parrucca nera senza dire perché. Ad ogni modo, stiamo cercando un assassino in un mondo di feste sessuali selvagge, ricatti, astrologia e giornalisti davvero confusi. L'assassino non ha esattamente fretta (commette solo un omicidio al mese, come si può evincere dalle date indicate sopra) e perché dovrebbe essere? Sembra che non ci siano poliziotti che indagano sul caso e il pericolo più grande viene da un giornalista alcolizzato con parecchi problemi personali. Gli omicidi non sono particolarmente spettacolari o fantasiosi. Anche la colonna sonora di Ennio Morricone, compositore che amo particolarmente, stavolta non sembra particolarmente incisiva e cerca di riecheggiare per ampi tratti quella de "L'uccello" di Argento, sempre da lui composta. Franco Nero è un tipo davvero figo, ma ovviamente si sente molto più a suo agio indossando il suo cappello da cowboy (Django) con la sua immancabile compagna Pamela Tiffin (tant'è che appena due anni dopo reciteranno nuovamente assieme in "Los amigos" di Paolo Cavara), e lo rende un protagonista molto poco convincente. Nessuno del cast è davvero degno di nota, a parte, forse, Rossella Falk (la ricordo principalmente per la parte della madre di Vincenzo in "Non ho sonno" di Argento). Aggiungiamo a ciò un ingrediente astrologico e superstizioso sul modus operandi dell'assassino che lo fa uccidere solo il martedì (leggere all'inizio). Riesce comunque a rimanere tollerabile. Ma quando l'identità dell'assassino mascherato viene finalmente rivelata, è a dir poco anticlimax. Sembra che i realizzatori del film avessero in mente un colpevole completamente diverso, ma alla fine siano stati costretti a cambiare i loro piani. Forse per ragioni astrologiche. Un giallo quasi del tutto dimenticabile tranne che per l'innovativo ed entusiasmante lavoro con la fotocamera del leggendario fotografo Vittorio Storaro che lo rende degno di una visione unica (grandangolo esasperato all'inizio col point-of-view del killer che se va a spasso per la festa, grandangolo spinto nell'aggressione della prostituta e sempre il solito pov, inquadrature dal basso nel secondo omicidio della paralitica, inseguimento finale al buio nei corridoiodell'immensa villa di Helene con inquadrature traballanti e sempre un po' di fisheye che a Bazzoni piace tanto, qualche effetto flou durante la festa etc.) Il problema più grande è il fatto che il tentativo dei film di rendere l'assassino un po' difficile da indovinare dà a questo alcune idee piuttosto sciocche e illogiche da decifrare, che vanno dall'idea di tutte le morti che si verificano alle date specificate alla connessione astrologica e come tutto si lega per farlo sbrogliare, creando una trama piuttosto disordinata e confusa. Allo stesso modo, senza un sacco di violenza o uccisioni sanguinose qui, questo diventa piuttosto blando e stereotipato qui quando non ha alcun tipo di ascendente stellare su cui concentrarsi. Tuttavia, questi non sono necessariamente difetti paralizzanti nel complesso e hanno molto da apprezzare. Per esempio la scena iniziale, con la voce cammuffata su nastrotape opportunamente rallentato, e fatta ascoltare per telefono alla polizia ("domenica 31 dicembre, non sono un assassino, non ancora, o piuttosto solo nell'intenzione, e l'intenzione secondo la legge è delitto solo quando è tra in atto, il mio nome movente è razionale, compatibilmente alla grandiosità del mio scopo, ho scelto quasi tutte le mie vittime fra persone per le quali la morte non potrà essere che una liberazione, sono un uomo, ho una donna, perchè ho deciso di tenere un diario, anche se inciso in modo che nessuno riconoscere la mia voce, per studiare le mie mosse, per non commettere errori, con l'anno nuovo 5 persone periranno per mai mano, anche se non ho ancora deciso in che modo"), mentre la telecamera indugia abilmente con un fisheye esagerato sui diversi partecipanti della festa, man mano che l'assassino fa il suo ingresso, è suggestiva e inquietante...purtroppo però tutto questo viene smorzato tremendamente da quella musica da piano-bar che si sente subito dopo e che accompagna i titoli di testa. Pessimo utilizzo delle musiche...già sono così così in più le piazziamo al momento sbagliato nel posto sbagliato, come si fa? Già da qui poi ci vengono dati troppi indizi per individuare l'assassino, davvero troppo facile.
L'assassino è proprio John Lubbock, l'insegnante australiano di inglese, omosessuale, innamorato del collega sempre australiano Edouard Vermont (entrambi insegnavano, evidentemente avevano una relazione segreta già prima del loro trasferimento alla scuola internazionale di lingue di Milano), la prima parola della registrazione fake è infatti pronunciata dalla sua voce, "domenica", si riconosce chiaramente, solo dalla parola successiva in poi la voce risulterà alterata, inoltre subito dopo viene inquadrato mentre Isabel ed Edouard, imminenti sposi, si baciano ballando, e si nota chiaramente che lo sguardo tra lui e Isabel è meno intenso e significativo rispetto a quello tra lui ed Edouard, per cui si può intuire da subito che più che geloso di lui John è geloso di lei. Inoltre subito dopo il bacio lui avrà un crisi nervosa e andrà a chiudersi in bagno per lavarsi la faccia, qui l'inquadratura traversa è interessante, ma fa capire chiaramente che lui, nel bene o nel male, è il principale invischiato nella faccenda, tanto più che è una delle prime facce inquadrate durante la festa. Ma come, se all'inizio usi un pov per farci vedere con gli occhi del killer, perchè poi smonti tutto inquadrandolo più volte?? E poi durante la registrazione dice "sono un uomo"... perchè sbilanciarsi? Ma come ho detto subito dopo quella musichetta da piano-bar si smontano tutte le buone premesse...ma non è finita qui, purtroppo.
Con il suo ex marito che veniva da lei e il salvataggio di Tony l'assassino che sembrava avere, come un artista di trapezi, eccellenti capacità acrobatiche si è rivelato un osso duro da decifrare o catturare. Questo fino a quando non ha perso l'equilibrio ed è caduto a circa 15 metri piedi dal loft abbandonato della fabbrica atterrando sulla schiena. È allora che scopriamo chi è il killer, con la sua faccia pesantemente truccata, ma riconoscibile. E anche il movente.
Tutti i suoi omicidi erano per pura vendetta, come detto prima. Ma per depistare le indagini della polizia e il giornalista ha ucciso altre quattro persone che non avevano assolutamente nulla a che fare con il suo dramma personale, la persona che ha fatto esplodere la sua pazzia, solo per cercare di coprire le sue tracce. L'unico vero omicidio premeditato era quello di Isabel (rea di avergli rubato l'amante), cioè il terzo in ordine di tempo, nella vasca da bagno dell'hotel. Ma per ucciderla era necessario eliminare fisicamente altre 4 persone che non c'entravano niente? Una stava su una sedia a rotelle, l'altro aveva seri problemi al cuore, ma la prostituta e il bambino? Insomma non erano a quel punto di disperazione. Poi chi era lui per decidere cosa sarebbe stato meglio per loro, a prescindere? Addirittura dice, riferendosi al figlio, di Andrea, per "giustificare" con la polizia quell'ultimo, tentato, delitto "i bambini sono esseri infelici in embrione". Ma la verità è che dopo il quarto delitto, quello di Giulia Soavi, avrebbe potuto benissimo smettere e scappare via (come aveva detto ad Andrea dopo la morte di Isabel, che sarebbe tornato in Australia, dato che dopo la morte di Isabel non aveva più motivo di restare in Italia). Un colpevole era già stato trovato (il padre della ragazza, guardone, lo stesso che gli aveva procurato l'insperato alibi aggredendolo il primo giorno dell'anno alle spalle con una spranga nel tunnel di Rho), perchè quindi correre ulteriori rischi col quinto omicidio (come puntualmente è successo, tant'è che è stato arrestato)? Ok, il padre sarebbe stato presto scarcerato perchè i primi due martedì aveva un alibi di ferro (faceva trasporti con una ditta fuori città il martedì notte rientrando sempre di mercoledì), ma nessuno avrebbe comunque sospettato di lui, una volta portato via il registratore, che era l'unica prova tangibile. Inoltre questa dinamica /MO di inscenare una serie di delitti per mascherarne uno solo, quello vero, voluto, era stata già sdoganata da Agatha Christie nel suo famoso romanzo "La serie infernale", anno 1936, al quale si è ispirato anche il racconto alla base del film, cioè "La quinta corda", di David McDonald Devine. Anche il modo in cui John si cerca o ottiene l'alibi è quantomeno inattendibile...come poteva sapere che il padre di Giulia gli avrebbe dato una randellata sulla schiena nel tunnel? Anche sapendo che stava sempre nei paraggi per spiare la figlia... non aveva mai prima di allora colpito nessuno. Oppure lo ha pagato (sapendo che cercava sempre soldi, come testimoniato poi durante il film con il ricatto del dott. Binni e di Vermont per mano del fratello di Giulia, Walter) per farsi colpire, ma in questo caso perchè rischiare uno scomodo testimone? Poi la cosa più strana, lui è stato l'unico ad essere aggredito di lunedì e non di martedì, e soprattutto, la cosa che più avrebbe dovuto far riflettere Bazzoni, sceneggiatore oltre che regista, John è stato l'unico a non essere stato ucciso. Non solo, ma non subirà più nessuna aggressione (solo persecuzioni telefoniche, ma non si avrà mai la prova, tant'è che ne parlerà solo col giornalista Andrea, che infatti, giustamente, gli chiederà come mai non avesse mai pensato di rivolgersi alla polizia). Ancora, tra la data dell'aggressione nel tunnel, che gli procurerà la frattura di una vertebra, e il primo delitto, quello di Sofia Binni, passerà un mese e dieci giorni, tutto il tempo per togliersi tranquillamente il busto e il collare e riprendersi, che incredibilmente continuerà a portare fino al mese di maggio, ossia ben 5 mesi dopo l'aggressione. Un fatto alquanto sospetto! Troppe incongruenze insomma.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, in un solo film abbiamo Bazzoni, Morricone, Vittorio Storaro (3 oscar per la fotografia) e Eugenio Alabiso, il montatore del buono il brutto e il cattivo. Non è male alla fine. Diciamo che anche se la trama vacilla, resta un film discreto, che fa anche capire che un prodotto considerato marginale al tempo e oggi (chi lo conosce?) ha dentro delle manovalanze per alcuni superiori a qualsiasi film italiano degli ultimi trent'anni (alcuni fan lo considerano stilisticamente perfetto, per diverse scelte di regia e movimenti di macchina...come ho detto prima quello iniziale del bagno, il primo e il quarto omicidio... la sequenza stalking della vittima solitaria nel parco al crepuscolo crea una rappresentazione elaborata in cui la natura vertiginosa dell'assassino colpisce e li lascia disorientati, il che rende una sequenza assolutamente agghiacciante, ma ricalca quella di Amelia nel parco nelle 4 mosche di Argento. L'evidenziazione dello stalking nel finale funziona anche con l'idea di inseguire un bambino prima di entrare nell'inseguimento mirabolante, che è ciò che rende un finale emozionante). In conclusione potremmo dire che "Giornata nera per l'ariete", alias "The Fifth Cord", è un thriller italiano piuttosto noioso... il giornalista Andrea Bild, interpretato da Franco Nero, è un personaggio sgradevole... la cinematografia, il lavoro con la telecamera e le ombre sono magnifiche. ..tuttavia, la sceneggiatura non è coinvolgente (diverse situazioni quantomeno dubbie), il killer non ha carisma (usa sempre armi diverse, strangola la prima vittima, provoca un infarto alla seconda, affoga la terza, sgozza la quarta) la conclusione è debole e il motivo degli omicidi è sciocco e assurdo (si affida all'astrologia e alla superstizione e questo non depone certo a suo favore)...insomma Andrea alla fine dice al commissario che si tratta di un "paranoico, sadico e superstizioso", ma non ce ne accorgiamo mai, nemmeno col senno di poi. Il titolo è una mezza rivelazione, poco suggestivo e anche quello che dovrebbe essere il punto forte cioè le musiche di Morricone qui sono sbiadite e incastrate male. I delitti si sarebbero dovuti studiare meglio...anche l'omicidio di Giulia, dopo quella buona ripresa col grandangolo fai vedere una timida rasoiata alla gola e finisce li. Si capisce che l'assassino non è motivato realmente a tutti gli altri delitti, e proprio quello che ha progettato di compiere sin dall'inizio (Isabel) non viene mostrato! (quando Andrea arriverà nella sua camera d'albergo, si vedrà semplicemente Isabel dentro la vasca da bagno ormai morta). Gli omicidi vanno sempre accompagnati da musiche adeguate...su questo non si può soprassedere...Non ci siamo qui. Non c'è trasporto, non c'è tensione. Questo film deficita gravemente di titolo, musiche e movente ad hoc (che considero fondamentali per un buon giallo). A fronte di una ottima fotografia, movimenti di cinepresa e di location abbastanza interessanti. Recitazioni appena passabili (ritroviamo qui Renato Romano, che solo pochi mesi prima aveva interpretato l'amico ornitologo di Sam Dalmas ne "L'uccello dalle piume di cristallo", qui relegato invece a un ruolo più marginale, coinvolto in squallidi e morbosi appuntamenti a base di sesso e drink). Insomma troppo poco per classificarlo un 'must' del genere giallo. Di Bazzoni ho apprezzato di più "Le orme" (1975), anche se si tratta di un giallo psicologico, ma mi ha trasmesso più emozioni. Per chi volesse approfondire le ambientazioni, le può trovare qui: https://www.davinotti.com/articoli/le-location-esatte-di-giornata-nera-per-l-ariete/320
giallo ben diretto, che sa intrigare, potendo contare su un cast di tutto rispetto, tra cui spicca l' "outsider" Franco Nero... la s*****ttata finale lo fa somigliare più a quei 'giani all'italiana' a cavallo tra il genere poliziesco e quello trash... abbiamo anche una fuorviante parentesi voyeristica... non so quanto il film rimanga fedele al romanzo di D. M. Devine, 'The Fifth Cord '... ho intuito subito chi fosse l'assassino, ovviamente non il movente... il monologo iniziale evidenzia quanto possa essere labile il confine che separa l'intenzione dall'azione...