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Thriller abbastanza convenzionale in cui l'ossessione amorosa -per una volta da parte di una donna nei confronti del sesso opposto- si tramuta in follia ossessiva aggravata da inquietanti allucinazioni sonore ed uditive. Messa in scena elegante ai limiti del patinato, colonna sonora accattivante da noir metropolitano e soprattutto Alexis Kendra, attrice di ottimo livello dal futuro (si presume) roseo. Bellezza mozzafiato, sguardo di ghiaccio, movenze sexy con lingerie e tacco a spillo d'ordinanza e un passato oscuro: un attimo fanciulla ingenua, quello dopo predatrice spietata. E' grazie alle sue camaleontiche doti che "Goddess of love" si lascia seguire senza patemi, nonostante un personaggio femminile nel complesso non certo innovativo. La trama offre qualche colpo di scena soprattutto verso il finale, andando a creare qualcosa in grado di oltrepassare la palese linearità narrativa, mentre la dea dell'amore e stripper per caso Venus (nome omen) viene fagocitata dalla paranoia possessiva nei confronti dell'amato. La mossa apprezzabile dello script sta nell' ammantare di mistero i vari snodi cruciali, John Knaut (fin qui noto per "The Shrine" e il demenziale "Jack Brooks: monster slayer") mescola le carte in tavola offrendo allo spettatore miseri punti di riferimento. L'assenza di introspezione purtroppo rende ostica l'empatia con la protagonista, diventa infatti difficile entrare in sintonia col disagio e con le malate elucubrazioni di cui è vittima. Restano da segnalare svariate sfumature horror e un paio di scene particolarmente violente: in definitiva l'impressione generale è discreta, con il valore aggiunto della Kendra a rendere il tutto molto più interessante.