hereafter regia di Clint Eastwood USA 2010
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hereafter (2010)

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locandina del film HEREAFTER

Titolo Originale: HEREAFTER

RegiaClint Eastwood

InterpretiMatt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Thierry Neuvic

Durata: h 2.09
NazionalitàUSA 2010
Generethriller
Al cinema nel Gennaio 2011

•  Altri film di Clint Eastwood

Trama del film Hereafter

Il film racconta le storie parallele di tre persone, che in modi differenti hanno avuto a che fare con la morte. George Lonegan (Matt Damon) è un operaio ha una connessione speciale con la vita ultraterrena. Dall'altra parte del mondo, Marie (Cecile de France) è una giornalista francese sopravvissuta ad un'esperienza di vita e morte che ha sconvolto la sua realtà. Quando Marcus (Frankie/George McLaren),uno scolaro di Londra, perde la persona più vicina a lui, ha il disperato bisogno di risposte. Ognuno attraversa una strada per scoprire la verità, le loro vite si intrecceranno, e cambierà per sempre quello che pensano che esista – o deve esistere- nell'aldilà.

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Voto Visitatori:   6,73 / 10 (243 voti)6,73Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
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Voti e commenti su Hereafter, 243 opinioni inserite

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Samy31  @  14/03/2011 23:47:51
   8 / 10
Da non perdere.

davmus  @  14/03/2011 10:33:13
   7 / 10
L'argomento mi ispirava tanto, cosi come tanta era l'aspettativa per il film....naturalmente 7 non vuol dire che son rimasto deluso, ma dall'accoppiata argomento-Eastwood mi aspettavo più emozioni.
Cmq da vedere.

werther  @  10/03/2011 12:11:47
   6½ / 10
Molto lento e accurato nella sceneggiatura,si sente che è un film impegnativo e riesce fin da subito a catturare l'attenzione dello spettatore,mantiene l'interesse fino alla fine anche se quando deve spiccare il volo non lo fa.Il finale è tutto troppo semplice e scontato.

Febrisio  @  09/03/2011 10:20:07
   7½ / 10
Scena iniziale molto ben costruita, sebbene assai negativa. Putroppo il pensiero di quel che potrebbero aver vissuto in quei pochi istanti, si volge alla realtà indonesiana di qualche anno fa. Pace all'anima loro. Sin da subito capiremo le emozioni che proveremo; molto dure. In realtâ non visivamente dure, ma da accettare. Troveremo disseminate diverse scene carine emozionanti, sebbene molto diverse tra loro, con in comune la sensibilità di Clint Eastwood. Ad esempio la protezione dei figli verso la madre, il distacco della madre, e il suo ritorno, i due innamorati in cucina, la morte del figlio, il figlio con il sensitivo.
Il punto forte del film è sicuramente il riuscire a trattare quest'intimo, senza mai essere "frignoso". Mentre dal lato negativo avremo certe forzature degne di ScaryMovie, o Billy il coyote. (il bambino fuori dall'hotel è una risata unica, con un po tutta la frettolosità delle scene finali) Inoltre il fatto che le storie siano così lontane tra loro, fa si che lo spettatore aspetti con ansia un loro incontro. (e l'attesa è lunga)
Clint affronta un tema non indifferente, volendo indicare quasi allo spettatore che molte risposte già le abbiamo, se mai volessimo ascoltare. In conclusione Hereafter è un ottimo film, malgrado riesca a trasmettere buone emozioni, si ferma lì, non cogliendo possibilità di costruire un messaggio completo da ricordare per lo spettatore. È un film maturo per 3/4, come un pochino lo è anche Invictus. Da vedere in ogni caso.

blackmamba05  @  08/03/2011 23:40:36
   6½ / 10
Non il miglio clint, vero..ma il film a tratti è toccante...personalmente non credo nei sensitivi e mai ci crederò, ho perso mia madre da poco..e non ho certo bisogno di loro per parlarci...cmq il film seppur lentissimo a tratti è toccante..mi ha spezzato il cuore la storia dei gemellini, meraviglioso quando marcus aspetta damon fuori dall'albergo tutto infreddolito....il tema non era facile, perlomeno ci ha provato, molto meglio del piattume che regna in sala adesso, i film da oscar li ho visti tutti, indubbiamente tutti bei film, ma nessun "capolavoro"...questo dimostra un certo allineamento nel mondo hollywoodiano....
Unico appunto che non mi ha dato pace per tutta la sera:
possibile dico io candidare questo film per i migliori effetti visivi (1 scena da 5 minuti) e ancora più scandaloso premiare inception (con gli effetti visivi copiati da matrix) e lasciare fuori TRON LEGACY che ha 1 ora e mezzo di CGI ?? l'academy si è accanita contro il 3D? mah.....

randalflagg  @  02/03/2011 18:34:50
   7 / 10
Ho sempre ammirato i film del Clint regista,restandone quasi sempre ammirato: questa volta sono rimasto leggermente deluso ma va concessa l'attenuante del tema trattato col quale era facile scottarsi,rischiando di trascendere nel banale o nel già visto. Eastwood scansa questo pericolo ma il film non decolla mai veramente dopo un inizio esaltante (la scena iniziale vale la visione dell'intero film)risultando per certi versi un po' lento e tendente stancamente ad un finale scontato. Siamo quindi lontani dal capolavoro ma rimane comunque un film che vale la pena vedere. Ottima la prova di Damon.

kossarr  @  01/03/2011 05:03:23
   8 / 10
Bello!
Ho guardato questo film senza sapere né la trama né altro e al buio mi è piaciuto molto.
Molto bravi gli attori, bella l'idea di raccontare diverse storie separate.
Clint Eastwood non si smentisce mai, meglio da regista che da attore.
Consigliato a tutti.

Delfina  @  25/02/2011 22:38:53
   8 / 10
Film al quale mi ero accostata con un po' di incertezza, visto il tema, ma assolutamente azzeccato e affascinante. Molte le suggestioni psicologiche (e anche scientifiche o filosofiche) che aleggiano nella storia.

Certo, l'argomento stesso lo renderà ostico a chi non abbia voglia di fermarsi a riflettere. Un bel film, molto superiore per es. a una pellicola ben più commerciale come "Million Dollar Baby".

Lestat89  @  23/02/2011 17:15:53
   9 / 10
davvero un film meraviglioso, non riesco a capire questa media che non supera neanche il 6 , e neanche perchè non sia stato candidato agli oscar , un film che ci fa riflettere sulla morte e sulla vita, ho apprezzato anche matt damon , grande clint non mi deludi mai ;)

6 risposte al commento
Ultima risposta 02/03/2011 08.56.20
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SoMagic91  @  20/02/2011 16:37:51
   7 / 10
Il tema fa riflettere. Consigliato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/07/2012 02.26.01
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  18/02/2011 20:41:23
   7½ / 10
La morte è 'ancora' tabù.
Come fa a spaventare l'unica cosa che accomuna ogni essere umano e che, è certo, arriverà prima o poi?
"Hereafter", molto sensibilmente, si chiede questo e molto altro; sta a noi farne poi un bilancio. C'è qualcosa di straordinario in questo film, non so se l'incredibile pacatezza di toni o la grande umanità con cui vengono descritti i personaggi. Senza andare troppo per il sottile, però, Eastwood sembra suggerire l'idea che possiamo parlare con i morti, basta trovare il veggente giusto, e questo non mi è piaciuto perché oltrepassa la linea del distacco, così come la possibilità di scrivere un libro basandosi non solo sulla propria esperienza 'sovrumana' ma anche sulle testimonianze top secret sgraffignate in un ospedale.
Ci sono pagine di struggente bellezza (mai visto un cataclisma naturale rappresentato con tanta realistica virulenza; stupenda la caratterizzazione del personaggio della Howard; felice l'omologazione spiritista alla "Ghost" anche perché, sullo schermo, come si può mai rappresentare l'aldilà?il tran tran quotidiano di due bambini più maturi della loro età e la commovente odissea di uno di loro) che si alternano ad altre francamente irritanti (la passione per Dickens; la plastificata illusorietà di un ospedale tra le montagne; il cinismo dei media; la retorica seduta finale tra il veggente e il bambino).
Eppure è un film che lascia un profondo senso di accettazione, un dolore catartico che passa attraverso il vivere dei protagonisti. Sta proprio qui il maggior interesse di un film per certi versi irrisolto, nella descrizione di come sia possibile venire a contatto con una perdita e di come riuscire a farsene una ragione. Ogniuno ha il suo modo, ma il "Hereafter" dà la possibilità di rifletterci su.
Mi ha colpito molto, mi ha urtato, mi ha emozionato, mi ha infastidito, mi ha impaurito, mi ha dato speranza.
Bravi tutti gli interpreti. Nonostante qualche falla, lunga vita a Clint!

5 risposte al commento
Ultima risposta 20/02/2011 13.15.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  18/02/2011 16:29:57
   6½ / 10
Produce Steven Spielberg, dirige l'inossidabile e sempre più sorprendente Clint Eastwood: è "Hereafter", ultimo lavoro su un tema, di certo non innovativo come le esperienze ultraterrene nella cd. "quasi-morte", ma trattato con una sceneggiatura a cerchio dove le vicende dei tre protagonisti finiscono per convergere (un pò alla Inarritu) e uno splendida soundtrack. Il demerito del regista sta nel non cercare risposte a tutti i costi e mostrarci, così come sono, le vite dei tre senza propendere per nessuna delle tesi in campo; la ricostruzione è sì toccante (e anche ricca di riferimenti alla storia (tragedie) contemporanea: dallo Tsunami in Asia all’attentato alla metro di Londra del 7 luglio 2005), ma
a raffreddare i toni e allungare i tempi un divenire logoro ci pensa una sceneggiatura incapace di giungere ad una conclusione compiuta e matura.

TheSorrow  @  16/02/2011 18:05:47
   8½ / 10
Una perla di rara bellezza, l'ultimo lavoro di Clint Eastwood.l'uomo "che ha solo 2 espressioni" sembra,con l'avanzare della vecchiaia, arrivare a porsi sempre più domande interiori.La sua immensa delicatezza sta però nel non voler assolutamente elargire facili o banali risposte,in modo da poter facilmente quietare gli animi altrui, nè nel far propri il buonismo o la mielosa astuta lacrimuccia, ma semplicemente nel voler stimolare lo spettatore, con contenuti e immagini caratterizzate da una forza quasi "umana", incontrollabile, che perfora la corazza esterna e arriva direttamente al cuore, nonostante Clint sia narratore distaccato, freddo e lucido osservatore dei fatti.Dopo Gran Torino, un altro Clint con gli occhi di chi si interroga sulla società che lo circonda, sul domani, sul proprio io:in oche parole con gli occhi di uno qualsiasi.figuriamoci se uno come lui va a farlo con superficialità!!

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Ultima risposta 08/01/2015 18.52.17
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Kitiara31  @  15/02/2011 21:39:35
   6 / 10
Stavolta il buon Eastwood non ha avuto la stessa forza espressiva di film come Million Dollar Baby o Gran Torino. La trama in alcuni punti è un forzata, alcuni personaggi sono "monodimensionali" (i gemellini sono solo buoni, matt damon è solo un'anima tormentata) ma il film scorre un po' lento. La scena iniziale è d'impatto ma non me lo vedo Clint che lavora agli effetti speciali, secondo me l'ha aiutato Spielberg.

piripippi  @  11/02/2011 16:28:41
   8 / 10
un film bellissimo davvero.una storia particolare ed un argomento impegnativo affrontato in maniera impeccabbile.parlare di persone che vogliono avere il contatto con i morti, le speranze e difficile davvero; come e difficile parlaredi chi può e non vuole parlare con la morte. io non so se credere a queste cose ma il film fariflettere e non poco.gli attori sono tutti bravi

lukef  @  10/02/2011 21:48:59
   6½ / 10
Mi aspettavo molto di più. Le tematiche sono affrontate in maniera un po' superficiale. Le tre storie forse avrebbero potuto offrire degli spunti su cui riflettere ma evidentemente questa volta Clint Eastwood non è riuscito del tutto nell'impresa. Il film in definitiva risulta piatto e inconcludente.

Rockem  @  09/02/2011 14:56:20
   6½ / 10
Può scatenare una riflessione o una discussione con gli amici, ma non è all'altezza dei precedenti lavori firmati dal miglior Clint. Da ripensare.

Estonia  @  05/02/2011 19:09:18
   6 / 10
Una regia asciutta e lineare per illustrare la solitudine di un uomo il cui ‘dono' di poter gettare uno sguardo sull'aldilà e di comunicare coi morti è diventato un peso insostenibile. Il percorso narrativo sui binari del paranormale conduce all'incrocio di tre storie distinte ma accomunate da una personale e reciproca ricerca di cambiamento. Da ogni fotogramma traspaiono dolore e inquietudine per l'ineluttabilità del destino, ma anche una tesi un po' forzata e poggiata sull'ovvio. L'oltreconfine della vita nella luce abbagliante e senza gravità in cui galleggiano finalmente placate le anime dei morti è una visione sicuramente poetica e colma di speranza, ma non può avere quella valenza di certezza assoluta che pare di scorgere tra le righe, e che si sublima nel finale semplicistico e abbastanza artificioso. Ne risulta una riflessione sul significato della vita che pur facendo risaltare le coordinate di un malinconico viaggio nell'inconoscibile finisce per arrivare a una conclusione estremamente squilibrata verso risposte poco convincenti. Splendida comunque la ricostruzione dello tsunami all'inizio del film.

seifier  @  04/02/2011 20:27:06
   6½ / 10
Premetto che il mio voto è molto condizionato dalle mie aspettative dopo avere visto l'ultimo film di Clint Eastwood Gran Torino... che mi è piaciuto moltissimo... Credo , cmq , che il film sia molto valido però il mio voto arriva solo a 6,5 perchè mi attendevo qualche colpo di scena in più... Appena uscito dal cinema ho pensato che fosse stato troppo piatto, e , visto il tema cui tratta, mi aspettavo qualcosa di più scenografico... ma forse attenersi alla realtà è il punto di forza di questo film...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  01/02/2011 15:14:27
   8 / 10
Magnifico film firmato ancora una volta Eastwood, ma stavolta non si tratta di un spaghetti western oppure un episodio dell'ispettore Callaghan, ma di un argomento molto scottante e assai delicato: la morte.
Il regista attraverso tre storie, racconta la storia di 3 persone che hanno avuto a che fare con la morte in maniera diretta e indiretta, i tre racconti parlano di un sensitivo, di una donna che tocca l'aldilà, e infine di un bambino alle prese con la morte del suo fratello maggiore.
Il primo racconto e molto affascante, ma trattato con troppa superficalità dal regista, dei tre era quello che doveva essere trattato un pochino meglio, e poi Matt Damon in quel ruolo non ci sta, lo vedo più per un ruolo dinamico e attivo. Il secondo argomento tratta l'esperienze di NDE, un esperienza vissuta dalla giornalista francese dopo lo tsunami, come argomento e stato trattato bene, con delle chiare risposte da parte della dottoressa riguardo al fenomeno di pre morte. Il terzo invece racconta il dolore della scomparsa di una persona cara, con il piccolo Marcus che non accetta la scomparsa del fratello, questo racconto e molto toccante, un "non accettare" l'addio oppure il saluto di qualcuno vicino a noi.
Peccato per il finale troppo veloce, poteva essere trattato un pò meglio, il resto del film invece gode di grandissimi effetti speciali, soprattutto la scena dello tsunami, spettacolare come pochi, infine la scena dove si vede la pre morte e molto misteriosa e tetra.
Bellissimo e intensissimo film di Eastwood, e seppur duri due ore, scorre che è una meraviglia, da vedere.

Edredone  @  01/02/2011 13:50:11
   7 / 10
Bel film per gli amanti di 'la vita oltre la vita' ....

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/02/2011 19.20.00
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/02/2011 12:09:11
   7½ / 10
Bravo Clintone! Ha avuto la grinta di trattare un tema delicatissimo come la morte e la vita nell'aldilà, utilizzando dei toni drammatici, toccanti e poetici per tutta la pellicola. Anche se devo dire che qualcosa si poteva approfondire di più, ad esempio le visioni durante le esperienze di pre-morte meritavano più spazio. D'altro canto ho notato con piacere che Clint ha voluto aggiungere una parentesi sui falsi sensitivi, i quali truffano la gente e rovinano l'immagine misteriosa e affascinante dei viaggi astrali. Ben argomentate anche le esperienze NDE della dottoressa. Ottime le vicende di Marie Lelay e del ragazzino, mentre ho trovato quella del sensitivo un po' forzata e troppo cinematografica. Grandissima Cécile de France, che ha sfornato una grandiosa prova della sofferta Marie… anche i piccoli Marcus e Jason sono eccezionali… Matt Damon non male nella parte del timido e introverso sensitivo. Menzione speciale anche per la piccola parte di Bryce Dallas Howard, che ha un sorriso incantevole. Due ore che scorrono immediate.

Franciui  @  01/02/2011 10:14:34
   7 / 10
a me è piaciuto molto, forse perchè credo alla tematica dell'aldilà e del sensitivo, bel film, anche se a volte scorre un pò lento..

annab  @  31/01/2011 22:49:19
   6 / 10
Mi ha dato l'idea che ci fosse troppa carne al fuoco e che sarebbe stato meglio concentrarsi su un unico aspetto. Non posso dire non sia un buon film ma è come se mancasse perennemente qualcosa... E poi è strano veder sbeffeggiare da un lato il paranormale (tutti i cialtroni cui il ragazzino si rivolge) e dall'altro "esaltarlo" (il sensitivo in crisi interpretato da Matt Damon). Mi sembra quasi che manchi una presa di posizione, un'opinione fatta e finita e che quindi venga espressa con convinzione. Ottime pennellate d'autore qua e là ma nel complesso un quadro non finito.

Uninvited79  @  31/01/2011 21:35:19
   8 / 10
Un film che mostra il tema della morte in modo originale. Ingiusto candidarlo agli oscar solo per gli effetti speciali (stupefacente lo tsunami )

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  28/01/2011 21:19:15
   6 / 10
Dopo aver visto l'ultima fatica di Eastwood mi vien da pensare che a Hollywood, passato Inarritu e l'oscar a Crash, se non fai un film con tre storie che si intrecciano non sei nessuno. Ma forse certi scheletri narrativi basati sull'opera corale vanno lasciati a chi li sa manovrare. Oppure vanno affrontati con sceneggiature ben più solide visto che qui c'è tanta forma ma poca sostanza.

Pessima veramente la storia della francese per un ruolo che non sta in piedi, stracolma di clichè quella del bambino - anche se poi, con un bambino l'applauso bene o male lo strappi sempre - salvabile e quantomeno coinvolgente quella di Matt Damon - il conflitto interiore, il dramma di esser visto solo e unicamente come un semplice tramite, il lucro rappresentato da un familiare avido e incapace di guardare a un palmo dal propio naso - ma è davvero troppo poco, credevo si mirasse molto più in alto, mentre il profilo dei caratteri tirati in ballo il più delle volte risulta quasi ingenuo. Ok l'idea di racconatre la sofferenza di chi resta e di farlo con un film intimista, però manca qualcosa, nonostante sia un'opera molto delicata tutto mi è sembrato abbastanza superficiale.

Lo stile classico unito alla naturalezza immancabile nel cinema del vecchio Clint salvano in parte il mio giudizio, tragedie come lo tsunami o le bombe nella metro di Londra vengono inglobate alla perfezione e la figlia di Ron Howard insieme a Damon regalano 20 minuti di grandissimo cinema nell'unica sequenza che vale davvero la pena ricordare, o che perlomeno rimane impressa nella memoria. Peccato che il suo sia un personaggio minore destinato a scomparire subito dalle scene.

Sicuramente è un film che rivedrò, spesso con Eastwood ho bisogno di un paio di visioni per apprezzare fino in fondo, mi è successo anche con Gran Torino ma li eravamo su ben altri livelli. Questo dubito che avrò modo di rivalutarlo.

4 risposte al commento
Ultima risposta 29/01/2011 00.53.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/01/2011 16:22:30
   7 / 10
Ecco un film che non mi sarei mai aspettato da Clint Eastwod...anzi temevo che volesse proprio portare sullo schermo le sue divergenze religiose o il suo essere un agnostico dichiarato!
Clint pero' è uno di quei registi bravi a realizzare film anche per gli "altri" che riescono ad accumunare i pensieri e in questo caso le credenze della gente comune!
In "Hereafter" troviamo chi ha a che fare con un dono non voluto,chi si pone domande sull'aldila' e chi riesce a vedere oltre e cerca di cambiare il pensiero del Mondo su questo tema!
Come ormai da anni capita il livello tecnico del film è superlativo grazie ad un'accurata regia...
Delude in alcuni punti la sceneggiatura che non riesce ad "osare" di piu'...in particolare appaiono banali i dialoghi che ha Damon con i parenti deceduti...tanto atteso il diaologo finale con il fratellino morto quanto deludento sotto il profilo dei contenuti!
"Hereafter" rimane sicuramente un film interesante che tratta il tema della morte in modo originale e che non permette allo spettatore di individuare il pensiero del regista lasciandoci molte domande e poche risposte...com'è giusto che sia!

Leonhearth87  @  27/01/2011 02:19:09
   6½ / 10
Hereafter è un film strano. Strano non tanto per il genere a cui appartiene, ma quanto per il fatto di doverne dare un giudizio.
Facendo una rapida analisi, la prima cosa che mi viene da dire è che l'idea c'è.
C'è, ed anzi, sarebbe potuta essere ancora meglio, semplicemente è, a mio modo di vedere, sviluppata, o meglio, "incentrata" male. Per il semplice motivo che sì, alla fine è una commedia drammatica e quindi deve seguire l'intreccio dei tre personaggi, ma se avesse perso meno tempo (è il caso di dirlo) nel seguire le vicende dei due sotto-protagonisti, ed avesse invece sviluppato meglio la storia di un sempre bravo Matt Damon, e soprattutto l' "argomento" in sè , ovvero "cosa c'è dopo la morte" (che di fatto da il titolo al film), ne sarebbe potuto uscire un film molto migliore. Ed invece si dilunga tanto, pure troppo, sulla storia del piccolo bambino e della giornalista, storia che, quest'ultima, vien resa ancora meno seguibile dai fastidiosi sottotitoli che ne permeano quasi tutte le conversazioni. Ed il finale, a mio avviso, è stato lasciato un pò così, come a voler chiudere subito ed infretta.
Quindi, cosa dire come commento finale: sicuramente non un brutto film, ma da un regista come Clint Eastwood mi aspettavo molto di più. Sicuramente, ad alcuni piacerà, soprattutto ad un pubblico molto adulto. A me, sinceramente, ha lasciato un pò l'amaro in bocca, come un capolavoro che sarebbe potuto essere ed invece non è.

Noodles_  @  25/01/2011 11:43:36
   10 / 10
Dieci tutta la vita (e anche oltre…)!
Un'emozione continua, dal primo all'ultimo fotogramma, dalla prima all'ultima parola. Sono uscito dal cinema sconvolto, come non ricordo mi fosse MAI capitato prima. Vedo in media quasi un film al giorno, e questo in un colpo solo li ha spazzati via tutti. Lento? Noioso? Soporifero? Questa non è lentezza, questa è intensità. Non è la lentezza vuota, spocchiosa e autocompiaciuta di che so, un Bertolucci (chiedo scusa ai suoi fan, sarà un mio limite, ma non sono mai riuscito a vedere un suo film fino alla fine), questa è una lentezza vibrante, profonda, piena di tensione e umiltà, di chi ha tantissimo da dire, e lo dice come meglio non si potrebbe. Non un film sull'aldilà, ma sui sentimenti di chi sopravvive. Incontri che devono avvenire, ed avvengono, frasi che devono essere dette, e vengono dette (lettere che non ci devono essere lette, e così è…). Tutto con una delicatezza incredibile, con una sapienza nella scelta dei tempi e delle parole, delle situazioni e dei personaggi che mi hanno toccato veramente il cuore. Due ore VOLATE, al termine delle quali mi sono ritrovato esausto, frastornato, profondamente commosso.
E' il secondo dieci che do, e anche se lo sto votando a caldo, non ho il minimo dubbio a riguardo.
Mentre provo una grande tristezza, mista a delusione, nel vedere la media su questo amato sito.


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17 risposte al commento
Ultima risposta 29/01/2011 20.21.30
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dominus ngl360  @  25/01/2011 08:57:09
   6 / 10
action movie nn è il genere di clint e si vede pero un po di brio in qualke film ci vuole si rischia la narcolessia troppo spesso

Lucione  @  24/01/2011 12:57:31
   7½ / 10
Credo proprio che non sia il miglior film di Clint ma di certo è un film che vale la pena di vedere e che comunque ti lascia qualcosa dentro. Matt Damon convincente anche se non è un film d'azione e brava e bella Cecil de France.

NandoMericoni  @  24/01/2011 11:50:02
   7 / 10
di certo non è il miglior film di Clint ma è comunque un buon lavoro.

Tom24  @  23/01/2011 21:30:16
   6 / 10
Sembra quasi un film di Muccino.

3 risposte al commento
Ultima risposta 27/01/2011 23.30.40
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David94  @  23/01/2011 13:34:48
   7 / 10
Il film parla di un argomento molto delicato che spesso viene messo in secondo piano:La morte e l'aldilà.E' questo il motivo principale che mi spinge a consigliarlo anche se , sinceramente, mi aspettavo molto di più in particolare dal finale abbastanza scontato.

maccuse  @  23/01/2011 12:31:51
   6½ / 10
Forse mi aspettavo molto di piu...per questo son rimasto un po' deluso.
Il film scorre bene e l'attenzione si mantiene alta direi per tutto il film, forse perchè ci si aspetta sempre che accada qualcosa o qualche colpo di scena che pero' poi non avverrà...
Me l'aspettavo molto piu coinvolgente, ma forse dipende dal tipo sensibilita che uno ha rispetto all'aldila'...io personalmente non ci credo per niente e forse questo mi avra' condizionato..mah...
Credo che il voto che uno spettatore da per questo film sia molto piu soggettivo rispetto ad altri film piu "standard".
Pero in sintesi diciamo che non lo consiglierei ai miei amici, fermo restando che (come se ci fosse bisogno di dirlo) resta un film girato ed interpretato in maniera superlativa.

Sestri Potente  @  23/01/2011 10:13:41
   7 / 10
Quando esce un film di Clint Eastwood è sempre un evento, anche se questa volta il nostro "Biondo" si è cimentato in qualcosa di molto diverso dal solito.
La struttura a episodi che si intrecciano ricorda un po' i film di Inarritu e il bellissimo "Crash" di Haggis, anche se qui è stato inserito un tema non facile come quello dell'"aldilà". Hereafter merita senz'altro un voto positivo, ma risente di un'esagerata pesantezza soprattutto nella prima parte.
Forse si tratta del film di Clint Eastwood meno da... Clint Eastwood mai realizzato prima!

suspirio  @  23/01/2011 02:35:17
   9 / 10
A prescindere dal credere o del non credere nell'aldià trovo il film molto ben sviluppato. Quasi perfetto tecnicamente, con attori molto bravi non l'ho trovato lento (come qualcuno ha commentato). Per quanto riguarda la mancanza dell'approfondimento del tema dell'aldilà (che sempre qualcuno ha commentato) vorrei dire che non credo che l'intento di Clint fosse stato quello di sviluppare un film basato sulla religione, ma quello di sottolineare che ad eccezione dei veri credenti, degli atei e gli agnostici, nel mezzo ci sta la grande maggioranza delle persone che vive nel dubbio dell'esistenza del "d'ora in poi", del destiino e della verdicità di presunti sensitivi.

Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  22/01/2011 10:46:03
   7½ / 10
Intenso.
Un film che bisogna metabolizzare e poi riflettere. Che ci crediate o meno alla storia dell'aldilà comunque un minimo di curiosità scatta in noi.
Già mi sembra di sentire il pensiero di Clint: "ecco a voi questo film, amatelo o odiatelo, giudicatelo o interpretatelo ma ne parlerete...."

peppepetru  @  22/01/2011 09:07:36
   6½ / 10
E' complicato commentre questo film.
Devo dire che il concetto dell'aldilà espresso durante la pellicola mi è sembrato alquanto banale e mi aspettavo qualcosa in più.
E' vero, però, che con queste tematiche è sempre complicato fare un buon lavoro e Clint ci riesce.

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Gruppo COLLABORATORI julian  @  22/01/2011 01:57:06
   6 / 10
Devo ammetterlo, anche io ho pensato che lo zio Clint fosse invecchiato, che anche a lui fosse venuto il terrore della morte con l'avanzare degli anni, ed effettivamente, un film che ha alle spalle un quarantennio di onorata carriera spesa a fare cose completamente diverse, non può far pensare ad altro.
E invece stavolta Clint è stato solo arruolato, coinvolto quindi in un progetto nato da altri, a cui ha partecipato, probabilmente, per mettersi in gioco col paranormale.
Hereafter è cmq un film allettante ma contenuto, delicato ma soporifero, ambizioso ma inconcludente. Dopo un'ora sembra che ne siano passate 3 e questo non fa del film un vero prodotto di Clint, con i quali succede invece il contrario. Rimane per tutto il tempo in bilico, tra il patetico e il genuino, senza scivolare mai nell'uno o nell'altro, senza prender parti, creando solo impressioni e mai convinzioni.
Un film ovattato, il 6 è stato creato per lui.

themoover  @  21/01/2011 11:58:50
   7 / 10
Come tutti gli ultimi film di Clint, molto pulito, elegante, tecnicamente perfetto e con la perfetta capacità di suscitare le emozioni giuste al momento giusto.

Molto interessante la parte della "cucina", e l'approccio con la nuova conoscenza giocata con la scoperta dei sapori.

Nonostante ciò, forse il ritmo poteva essere più incalzante... tutta la parte che segue la vita della scrittrice francese in alcuni tratti rallenta un pò.. che Client abbia voluto addentrarsi nei ritmi francesi contestualmente alle relative sequenze?

Effettivamente si avverte un leggero sbalzo di ritmo, quando si passa alla storia del bambino... che scorre fugace e intrigante, a quella di Matt Damon, che ha un ritmo neutro e adeguato, a quella francese, in qui si avvertono i forti rallentamenti contemplativi.

Sicuramente un bel film..."giusto" direi, tecnicamente, cinematograficamente e registicamente.

Sul modo in cui viene trattato il tema dell'aldilà, preferisco astenermi, perchè è basato comunque su credenze e congetture individuali.

codino18  @  21/01/2011 11:36:24
   6 / 10
Da amante di Clint almeno come regista, mi aspettavo di piu' devo essere onesto forse la lentezza (ma non è che Gran Torino che un capolavoro fosse tanto piu' veloce), forse il tema trattato troppo complicato, insomma non mi ha convinto.
Non che non lo consiglio, ma non lo rivedro' in tv quando passera'

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  20/01/2011 22:40:31
   8½ / 10
"Here-After", letteralmente: "Qui e Dopo". La vera sorpresa di questo film è che si parla molto poco di aldilà mentre ci si sofferma sul "dopo" di chi rimane "aldiqua", sia esso uno scampato da una immane catastrofe (la giornalista di France 2), sia esso un bambino che ha perso il suo fratellino, sia essa una mamma che non si rassegna alla perdita della figlia piuttosto che il marito roso dai sensi di colpa dopo la perdita della moglie.
Dopo un grandioso inizio di stampo spielberghiano (forse l'unico vero momento del film in cui il produttore di Eastwood ha messo veramente bocca insieme al socio di sempre Frank Marshall), il film prende una piega del tutto inaspettata, muta decisamente ritmo e si preoccupa di mostrarci tutta la sospensione psicotemporale che l'elaborazione del lutto provoca in chiunque sia passato per un'esperienza di profonda perdita. E proprio nell'alternanza tra i ritmi concitati che coincidono con i momenti del trapasso e la esasperante lentezza della quotidianità più banale, spesso da riempire come si può (anche con un improbabile corso di cucina italiana) che si gioca la profondità del film di Eastwood. Qualcuno ha criticato il finale: attenzione, l'happy end dell'iperbole scelta dagli sceneggiatori è solo apparente; il protagonista forse per la prima volta cessa di avere visioni certe riferite ad altri per entrare in quella dimensione onirica nella quale immaginiamo quel che ci piacerebbe ma che non è affatto detto che si concretizzi realmente. Non sapremo mai come andrà il loro incontro perché la realtà -come la morte- è conoscibile solo da chi la vive al momento e sfugge tanto ai "guardoni dell'aldilà" come ai sognatori dell'aldiqua. Ma guai a non porsi domande su cosa ci aspetta dopo, così come guai a rinunciare ai nostri sogni!
Un film dunque non sulla morte -che qui viene trattata serenamente come dato oggettivo da accettare e basta, anche nella sua brutalità- né sui riti che accompagnano chi se ne va crecando di consolare e di far continuare a vivere chi resta -tutti trattati con estrema delicatezza, bellissima la scena del funerale cattolico del bambino cui si alterna un rito presumibilmente indiano- ma su ciò che la morte provoca intorno a sé. Eastwood, che sta usando la sua vecchiaia come una seconda opportunità di giovinezza creativa, non ha alcuna paura di mettere in scena il dolore quotidiano che insidia e rode svuotando di senso le giornate in attesa di darne un altro non appena la ferita è sufficientemente rimarginata da permettere a chi ne è colpito di rialzare la testa e di riaprire il cuore: per questo il film può risultare insopportabile. Perché è tremendamente vero e sincero.
Una pellicola che si ama o si odia, che non ammette vie di mezzo esattamente come la vita e la morte.
Ottima la regia (come sempre), ferma la direzione degli attori, tutti ben in forma. Una nota di merito a Cécile de France la cui bellezza e bravura "bucano lo schermo", esaltate dalla provvidenziale assenza di doppiaggio che ci permette di apprezzarla in pieno. Ma toccante è anche Matt Damon e soprattutto sono i fratellini con la loro mamma davvero alla deriva. Così come terribile è l'arrivista e materialone personaggio del fratello di George, perfetto esempio di mercificazione della nostra società che ha completamente bandìto la morte dalla vita rendendoci tutti sempre più impreparati a elaborare i lutti che ci colpiscono. Grande lezione umana, prima che di cinema, Clint! Alla salute dei tuoi quasi 81 anni!

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Ultima risposta 23/01/2011 02.36.27
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TheLegend  @  20/01/2011 16:15:26
   6½ / 10
Parte bene ma poi nella parte finale delude e in molte situazioni non sa dove andare a parare.
Attori e regia all'altezza comunque per un film che non lascia molto allo spettatore,almeno non quanto avrebbe voluto e ci si sarebbe aspettato.

patt  @  19/01/2011 23:47:27
   8½ / 10
Probabilmente sto rinco.glionendo anche io appresso a Clint e a Kater, perchè è raro che un film mi commuova senza sentirmi derubata da facili sentimentalismi.
Dopo aver letto i vari commenti mi ero quasi rassegnata alla possibile delusione.. e poi la morte, ma come la racconti? E invece proprio così, semplicemente la sfiori con la vita. Con questo coraggioso tema Eastwood conferma la sua grande capacità di "filmare" il senso profondo delle cose senza clamore e quasi sottovoce arriva sempre a toccare le corde giuste. Anche il finale a me è piaciuto, non l'ho trovato affatto affrettato.

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Ultima risposta 24/01/2011 12.26.31
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alfonsohuby  @  19/01/2011 20:05:34
   6 / 10
Dopo aver visto gli altri film di Clint Eastwood (come regista) mi aspettavo decisamente di meglio, ma non sempre le ciambelle escono col buco e in ogni caso il tema trattato era tutto fuorchè semplice... un film piacevole che si fa guardare...

Norgoth  @  19/01/2011 13:44:26
   7½ / 10
Diciamo che non è il migliore di Clint, benché sia fatto bene e sicuramente superiore ad Invictus.
Clint sa toccare i tasti giusti dell'anima, però questa volta non è stato incisivo e spiazzante come in altre occasioni (vedi Mystic River, o anche Changeling).
La prima mezz'ora è davvero buona, poi si perde un po' in chiacchiere e situazioni non sempre necessarie alla trama che fanno perdere il ritmo.
Sicuramente un ottimo film, ma che probabilmente non rivedrei.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  19/01/2011 10:35:56
   7 / 10
Si vede che c'è la sua mano nella regia, ma non è un film che mi ha particolarmente impressionato, nonostante mi abbia lasciato un confortante e piacevole senso di speranza per ciò che ci aspetta dopo la morte. Tutto qui...non ci ho visto molto altro.

Larry Filmaiolo  @  18/01/2011 18:54:41
   6 / 10
non posso non dare la sufficienza perchè il primo quarto d'ora di film è veramente ben fatto e molto realistico. Per il resto mi è sembrato che la tematica venisse affrontata non banalmente, ma con una certa nonchalance di fondo, quasi a voler dire "ok, è un film sulla morte, ma chi può dire in realtà cos'è la morte?" Secondo me Clint avrebbe dovuto prendere posizione. Invece qui c'è una critica velata di tutto e un elogio velato di tutto, e non mi è stato trasmesso un vero e proprio messaggio. Il film non mi è sembrato nemmeno noioso come molti hanno scritto. Anzi le immagini mi sono passate davanti agli occhi senza lasciarmi dentro nè noia nè piacere: poco spessore. Strano.
Ribadisco che Damon dovrebbe limitarsi a film d'azione e che come sensitivo non è neanche lontanamente credibile.
Il finalino stucchevole rischia l'insufficienza ma do un 6 di stima...Clint ci avevi abituati troppo bene

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Ultima risposta 07/03/2011 09.59.37
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  18/01/2011 16:08:02
   9 / 10
Cosa accade dopo la morte? Ci sarà un blackout totale, una via intermedia, un paradiso, un inferno… Si potranno incontrare gli altri, scambiare quattro chiacchere al bar o sarà tutto un rimestare e tormentare di coscienze giusto per farci un po' di male, per espiare colpe, per sentirci solidali. Ma soprattutto, perché ci poniamo la questione? Spesso ha più spazio il pensiero della morte, e il tempo che dedichiamo a prevenirla, stigmatizzarla, fuggirla, della vita stessa.

A San Francisco abita il sensitivo Matt Damon che ha più contatti con l'aldilà dello Zuckerberg facebookiano. Per fortuna, qui non c'è l'anonimo lavoro registico di Fincher nel "social network" di cui sopra, bensì uno spirito collaborativo che somiglia molto a quello che c'è di solito tra padre e figlio (Eastwood e Damon). Ciò traspare nelle grigie giornate della vita da operaio medio di George Lonegan, che indossa l'elmetto come volesse tenere a riparo i propri pensieri da una collettività che lo ha aggredito troppe volte per un dono che non avrebbe mai voluto ricevere.

Costruito su un'asse geografica che unisce la città californiana a Parigi e a Londra, "Hereafter" ha probabilmente la sua parte più debole nei risvolti giornalistici ed editoriali percorsi dalla sezione francese; poco convincenti i tira e molla tra un lavoro in tv e uno da scrittrice per l'eterea e un po' inconsistente attrice belga Cécile De France, prima disinvolta e indifferente occidentale e poi buggerata da uno spietato partner opportunista che non vede "nell'aldilà" del proprio profitto.
Marcus (l'espressivo e spontaneo Frankie McLaren), il ragazzino londinese che conserva l'approccio più puro verso l'elaborazione del lutto e la sua spiritualità, viene diretto con la serena e consueta magniloquenza propria di Clint, mentre ricerca la sua anima… gemella. Alla faccia di una società che va di corsa e che cerca di riorganizzare con troppa urgenza ciò che andrebbe lasciato assimilare dal tempo.

La drammatica attualità e la cronaca irrompono nella narrazione con un tono e un contenuto che prendono le distanze dal reportage, e che spingono oltre l'orizzonte introspettivo, verso un lido di quiete e di sopravvivenza non proprio casuale (la trascuratezza di un regalo negato alla prole da una parte, e un cappellino volato provvidenzialmente via dall'altra).
E così scopriamo che la Morte non è poi così distante dall'Amore, quando la prima può essere spiegata attraverso le tracce e i gesti lasciati dal secondo, in un imprinting quasi invisibile e tuttavia conscio, che fa rivivere chi non c'è più attraverso le persone che gli sono state più prossime. Commovente e solidale storia che ci corteggia a più riprese fino a che con cadiamo in ginocchio ai suoi piedi, innamorati da cotanta bellezza dello sguardo, "Hereafter" ha il pregio della lucida fondatezza e, percorso da solitarie e predestinate analogie, ci conduce a un'abbagliante genuinità.

GiorgioChiellin  @  18/01/2011 12:04:48
   7 / 10
Sicuramente è un buon film, ma a mio parere penalizzato dall'eccessiva lentezza dello stesso e

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Apparte questo ci sono alcune scene fantastiche


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e momenti molto commoventi.
Consigliato

Sparda  @  18/01/2011 10:57:05
   8 / 10
La Morte . . . cosa c'è subito dopo il nostro ultimo respiro ? Risposte non facili, anzi, quasi impossibili, il regista ci presenta tre storie differenti, tre persone che in un modo o nell'altro hanno provato sulla loro pelle ciò che la morte potrebbe essere, uno scorcio di un qualcosa presente dopo la nostra vita terrena. E' una strada molto difficile quella presa dal regista ma di sicuro lascia il segno, perchè? Perchè ha saputo fare un film a mio avviso riuscito, perchè le domande sono tante in questo argomento, e lui, come noi ne avrà moltissime, qui il sensitivo gioca una parte credibile, pur avente un dono fuori dal comune, coerente coi fatti intorno a lui, vivendo effettivamente una vita segnata da questo dono, Matt Damon bravissimo veramente, come bravissimi i gemelli; Clint Eastwood ci regala veramente un film profondo, da vivere, toccante. Il mio parere è questo, un film da vivere, il finale è giusto per quanto mi riguarda ( Leggi SPOILER ). L'unica cosa che non ho gradito è stata la parte girata coi sottotitoli quando si poteva benissimo doppiare come nel trailer. Bravo Clint.

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Danton  @  17/01/2011 05:59:11
   6½ / 10
Sinceramente da Clint mi aspettavo un film di maggior spessore, una trama che ti coinvolge per i primi venti minuti (veramente realistica la scena iniziale), ma che poi comincia ad essere un pò piatta e a volte un pò noiosa. Sicuramente strappa qualche lacrima, ma "I ponti di Madison County", "Million Dollar Baby", "Changeling", "Gran Torino", solo per citarne alcuni, sono ben altra cosa.

paride_86  @  17/01/2011 01:00:21
   7 / 10
"Hereafter", come dice il titolo, è un film sull'aldilà. Si dipana in tre filoni con altrettanti protagonisti, uno francese, uno americano e un ultimo inglese, le cui storie sono destinate ad incrociarsi.
Clint Eastwood realizza un film molto sincero e genuino sul tema della morte e del paranormale, senza cadere in facili cliché

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Ciò significa che evidentemente - anche considerando l'età - si tratta di un argomento che gli interessa e che gli sta a cuore. Tuttavia, secondo me, si tratta di un film riuscito solo in parte: l'andamento è un po' lento e si sente l'assenza di una colonna sonora che sottolinei alcuni momenti cardine della storia.
E' comunque un film commovente e ben girato, seppur con pigrizia: Eastwood si affida agli effetti speciali e non ci regala nemmeno un pianosequenza, ma solo continui stacchi di brevi inquadrature.
Molto bravi gli attori.

bstefi79  @  16/01/2011 22:15:56
   7 / 10
Clint non ai vertici, ma bisogna considerare che il film tratta un argomento "tabù" da un'angolazione mai vista con tale semplicità narrativa.
Tre storie, tre protagonisti che si intrecciano. Tre antieroi, legati del concetto escatologico senza un apparente legame, in tre Nazioni, con tre vite apparentemente scisse e differenti.
Dalle tre vite però Eastwood estrapola la componente più vera, quello che batte nel cuore di ognuno di loro. Tutti e tre "vincono" il proprio confronto con la Vecchia Signora, fanno del loro "dono" (sia positivo che negativo: il contatto con l'aldilà tripartito in angoli visulai differenti) un mezzo, uno strumento per arricchire la loro vita.
Grande interpretazione di Damon, a mio parere il personaggio cardine della storia, che non travalica argini facilmente esondabili dato l'argomento che spesso potrebbe sconfinare nel grottesco.
Non è credibile, è un po' lento, non lascia il segno di Gran Torino.
ma è onesto, non è un "voglio-ma-non-posso", è originale ed è ben interpretato.
Lo consiglio...
... aspettando un altro Gran Torino.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/01/2011 19:42:47
   8 / 10
Più che un film sul quesito dell'esistenza e della natura dell'aldilà (quesito assolutamente irrisolvibile), è un film sull'impatto che ha questo concetto sulla vita delle singole persone.
Non si tratta quindi di trattare razionalmente di un tema vecchio quanto l'uomo (e il film non ha nemmeno questa pretesa), quanto piuttosto di rendere nella maniera più fedele e intensa possibile l'animo, la sensibilità, le emozioni di cui ha avuto contatti con la morte.
Le varianti che Eastwood ci illustra sono tre: chi ha avuto esperienza diretta ed è arrivato proprio sull'orlo estremo di queste evento supremo e senza ritorno, chi ha subito una perdita irreparabile e non riesce a farsene una ragione, chi riesce a sentire e a portare a galla negli altri le tracce profondissime di perdite fondamentali nella propria vita.
L'impianto stilistico è di natura classica. Le storie oltre a essere individuali e normali, servono soprattutto a rappresentare le idee del regista. L'accento non è quindi sulla fedeltà al reale delle storie ma sulla semplicità e immediatezza nella trasmissione del messaggio e nella reazione da provocare in chi guarda. Il finale deve o trasmette un'idea, un concetto che permanga forte nell'animo dello spettatore (vedi "Gran Torino") o dare una conclusione che sia una speranza, uno sprone a non perdere la speranza di migliorare la propria vita (il lieto fine di questo film). E' uno stile che può piacere o non piacere, ma bisogna riconoscere che Eastwood oggi come oggi è uno dei pochi che riesca a creare opere convincenti e coinvolgenti usando questo stile.
Il segreto è nel coinvolgimento diretto dello spettatore nelle storie dei personaggi che si vuole raccontare. Fra tutte, secondo me, la più riuscita è quella di George, quella meno convenzionale e più intimista. Il paradosso del personaggio sta nelle conseguenze del suo "dono" speciale, le quali non sono come si può pensare positive (fare soldi, avere successo, essere utili all'umanità) ma assolutamente negative (non avere una vita "normale", tranquilla e serena e rapporti ordinari con gli altri). La conseguenza è una terribile solitudine, il rinchiudersi in un guscio, lo scappare via. Il cinefilo conosce già molto bene questa situazione, in quanto ritratta magistralmente da Cronenberg in "La zona morta". Probabilmente George riesce in qualche maniera a portare a galla quello che le persone sanno già dentro nel proprio animo, ma che non hanno il coraggio di realizzare da sole. Non sempre questo "aiuto" è il benvenuto. Nella nostra vita è più quello che rimoviamo che quello che affrontiamo a viso aperto.
Anche la storia della francese famosa e nota, ci rivela l'illusorietà degli aspetti materiali della propria vita e la profonda solitudine di chi decide di vivere sinceramente e "contro corrente". Anche la storia del bimbo rivela l'abisso di solitudine e vuoto che causa la realtà avversa, il destino crudele. Sono storie molto più comuni di quanto si pensi.
Per tutti Eastwood ha voluto riservare alla fine una consolazione, una speranza, una spinta a combattere e a continuare nonostante tutto. Questa scelta ha le vesti di un finale affrettato, decisamente forzato e quasi incomprensibile. Peccato, è l'unico punto veramente debole del film. Del resto Eastwood se n'è fatta una questione di principio. La sua opera finale deve servire a contrapporre alla marea di pessimismo e nichilismo la "vecchia" fiducia nei sentimenti e negli atti umani; chi se frega se la propria opera è semplicistica, poco approfondita, consolatoria, il messaggio di fiducia nell'Uomo (con la U maiuscola) deve passare davanti a tutto.

13 risposte al commento
Ultima risposta 31/01/2011 10.46.30
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MartyGlamster  @  16/01/2011 19:04:11
   7½ / 10
Direi che è un buon film, sicuramente meglio di tanti altri che son fuori ora nelle grandi sale. Ma mi aspettavo qualcosa in più, dato che tratta argomenti importanti. La storia comunque è ben tenuta, non è noiosa, ma ci voleva quel tocco in più di adrenalina.

fireM  @  16/01/2011 16:06:33
   7 / 10
7, bello ma mi aspettavo qualcosa in più, forse perchè mi erano piaciuti un sacco i precedenti lavori...
comunque se devo essere sincero a volte l'ho trovato anche abbastanza scontato, affronta tematiche importanti e la storia è ben tenuta in piedi...tuttavia senza girarci troppo intorno ci manca qualcosa, forse ci volevano un po più di dialoghi e meno sguardi
imho

Invia una mail all'autore del commento SPIZZDAVIDE  @  16/01/2011 13:13:35
   8½ / 10
Causa la media di filmscoop ero andato a vedere questo film senza troppe aspettative ed invece sono rimasto piacevolmente colpito da questa pellicola.
E' vero, il film viaggia su ritmi molto lenti....forse volutamente per lasciare i tempi di riflessione nelle menti degli spettatori.
Infatti , il buon Clint, ha realizzato un prodotto cinematografico raffinato e carico di messaggi trattando non solo temi delicati quali il dopo la vita terrena, ma anche il degrado familiare, la perdita dei veri valori ma soprattutto la fragilità delle nostre menti di fronte ad una società che pensa solo alla fama , ai soldi e al successo.
Una bella dose di morale , insomma , che arriva da un uomo di 80 anni che prima di andarsene, almeno professionalmente, ha voluto aprirci gli occhi su cosa siamo diventati , ricordandoci però cosa saremo , ovvero un tutt'uno in un tempo senza tempo ed in un luogo senza spazio nè gravità.
Grande Clint, film da vedere solo per menti aperte e riflessive.
Voto 8,5

minut  @  16/01/2011 10:05:58
   9 / 10
Film assai coinvolgente e dalla regia a dir poco magistrale.
Argomento delicato che viene sviluppato in maniera concreta, ma non approfondita, e quasi a voler sostenere plausibilmente l'immaginario che nell'aldilà si possa per un attimo transitare.
Affrontare tali tematiche in profondità, avrebbe significato forse, correre il rischio di essere poco credibili, oltre tutto anche se si parla di morte c'è un inno alla vita e ancor di più all'amore.
Matt Damon, un'interpretazione dolce e intensa, nel ruolo di un uomo vittima di una sensitività potenziale da cui è condannevolmente coinvolto e che combatte e rinnega e che alla fine probabilmente estirpa per amore... ma forse questa è un'altra storia.
Grazie Clint.

Ch.Chaplin  @  16/01/2011 01:10:58
   7½ / 10
ottima messa in scena, montaggio funzionale e impeccabile..clint in realtà è leggermente sottotono: il film non risulta mai essere avvincente come lascia presagire. c'è troppa carne sul fuoco e troppo poco tempo per sbrogliare la situazione, tanto che il finale - seppur ben congeniale - pare troppo sbrigativo (e intuibile).
semanticamente univoco e unidirezionale, forse troppo, ma il tema è troppo complesso e difficile per non riconoscere il coraggio di clint nell'affrontarlo. in ogni caso, assolutamente da vedere.
in definitiva: un film sulla morte, un inno alla vita.

DaniTNT  @  15/01/2011 19:59:30
   8½ / 10
Leggendo i commenti mi aspettavo molto peggio..

Veramente un gran bel film invece, molto toccante a tratti..

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/01/2011 21.36.01
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Izivs  @  15/01/2011 17:28:09
   6½ / 10
Un film delicato che tratta l'argomento della vita oltre la morte....c'ho visto molto le riflessioni di un uomo (il buon Clint) che giunto alla veneranda età di 80 anni riflette sulla vita e su ciò che ci aspetta dopo la morte......non sicuramente uno dei suoi migliori film.

dagon  @  15/01/2011 15:28:26
   7 / 10
Ci sono dei registi che sono talmente (e, spesso, giustamente) venerati che, per ogni film che sfornano, si parla -a prescindere- di capolavoro, soprattutto da parte della critica. In realtà, a mio avviso, mettere sullo stesso livello film palesemente di diverso valore, finisce con sminuire il valore stesso di quelli più riusciti ed importanti. Parlare di "capolavoro" per film come Invictus ed Hereafter che, nella filmografia recente Eastwoodiana, sono senz'altro tra i meno riusciti, significa, appunto svalutare automaticamente opere come "Lettere da Iwo Jima" o "Mystic River" o "Gli spietati".
"Hereafter" non è male, anche se non mi ha completamente soddisfatto: non certo per l'approccio low-key o per il ritmo "placido", ambedue caratteristiche frequenti del cinema di Eastwood (che per me, nel suo caso, sono grossi pregi) bensì perchè, alla fine, mi è parso un film irrisolto.
Il tema della morte e della possibile vita dopo la morte è probabilmente molto sentito dal regista e, in questo senso, sotto la coltre dell'apparente "neutralità" dell'osservazione, dispensa invece molte (troppe?) certezze su un argomento che di certo, in realtà, ha poco.
In ogni caso, essendo Eastwood, appunto, un regista che semina nei suoi film comunque elementi interessanti, il film comunque mi ha intrigato anche se, ripeto, mi è sembrato non "risolversi" completamente nel finale, oltre a lasciarmi l'idea che altri aspetti si sarebbero potuti approfondire di più.

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Ultima risposta 15/01/2011 16.37.51
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Invia una mail all'autore del commento Freiheit  @  15/01/2011 11:34:39
   8 / 10
Parlare di "morte" in profondità senza andare a toccare l'argomento "religione" è una cosa che ho apprezzato moltissimo.. Che Eastwood sia stato un grande attore è scontato, ma come regista è addirittura davvero migliore.. Non ha sbagliato un film e a questo punto ho fiducia non ne sbaglierà

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  15/01/2011 11:10:07
   7½ / 10
Ci voleva un grande maestro per portare in sala un film finalmente decente , un'opera interessante un racconto che mantiene per ben due ore pur se con ritmi blandi la tensione e la curiosità (ma in genere il suo cinema è cosi quindi criticare la sua lentezza è fuori luogo).

Certamente quando si superano la soglia degli 80 anni non si può più fingere di essere giovani e bisogna rassegnarsi all'idea che non c'è più un futuro da immaginare ma forse direttamente un'altra vita.
Eastwood non è Monicelli e anche lui vuole indagare sulla speranza di una vita dopo la morte ma la sua non è una speranza bensì quasi una certezza.
Hereafter affronta il tema della morte proponendo una tesi ben precisa e una volontà di voler credere aldilà.
Non posso negare che francamente da Eastwood mi sarei aspettato un'indagine maggiormente approfondita sulla non accettazione della morte che è un filo rosso che accomuna tutte le popolazioni del mondo, il bisogno di proiettarsi in mondi immaginari. Vero o non vero? C'è o non c'è qualcosa dopo la morte? Hereafter non si pone domande, da risposte, fotografa la solitudine dell'uomo proiettandola in un'altra vita dove rincontrare le persone care.
Insomma è un film a tesi e considerando che qualsiasi argomento Eastwood abbia trattato lo ha sempre fatto ponendosi in modo equidistante, obiettivo anche se deciso come il tema dell'amicizia in Mystic River o l'eutanasia e l'amore in senso lato di Million Dollar Baby mi chiedo come mai su questo tema proponga tante certezze e non insinui mai il dubbio.

Forse perchè anche lui ha bisogno di credere.

Appunto produttivo, il film è costato 55 milioni di euro che a parte la scena iniziale non sono stati resi sullo schermo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/01/2011 23:07:21
   8 / 10
Poco da dire, mi è piaciuto. Con la semplicità che lo contraddistingue, Eastwood ci mette di fronte quello che è ancora l'argomento tabù per eccellenza. Affrontare la morte o almeno parlarne con serenità è ancora difficile. Il rischio? La progressiva emerginazione, persino sociale, determinata dall'ossessione della perdita o dal desiderio di capire cosa c'è oltre. Tutti i personaggi scivolano lentamente in un contesto fatto di solitudine: ognuno di loro ne rappresenta i vari livelli fino ad arrivare a quello massimo, il George di Matt Damon.
Dov'è la religione? Una scena e poche battute, leggermente didascaliche ma efficaci, per liquidarla e chiudere i conti aperti da Million Dollar Baby. Non c'è spazio per la religione per questa visione laica dell'aldilà del regista americano.
Pur non essendo un regista da strutture ad incastro, l'intelaiatura di base consente al film di avere la necessaria linearità, senza annoiare minimamente, almeno a livello personale.
Quello che non mi ha convinto pienamente è la sequenza della metropolitana: con i personaggi proiettati nell'aldilà, vedere questo "percorso" al contrario mi è sembrato fuori contesto, un'interferenza che dà la sensazione nitida della nota stonata in una buona partitura.

Gruppo COLLABORATORI _Orion  @  14/01/2011 14:37:25
   8 / 10
Film bellissimo, ottima interpretazione degli attori bellissima la fotografia e trama originale.

jolly  @  14/01/2011 13:40:23
   8 / 10
veramente bello e sorprendente.Film piatto ed intenso allo stesso tempo...una vera chicca!
da vedere subito!

kheen  @  14/01/2011 03:46:12
   8 / 10
Film asciutto, intenso, che affronta il tema della morte e del dolore per la perdita portandoci nel mondo delle esperienze di pre morte, attraverso tre storie che si intrecciano.Bella la regia e bravi gli interpreti, Matt Damon sufficiente.
Da non perdere, per riflettere.

mesmerino  @  14/01/2011 01:29:50
   6 / 10
h2.09...dalle due ore si arriva lentamente agli utlimi 9 minuti davvero sminuenti...
è una specie di babel piu' digeribile...il finale ti lascia davvero con l'amaro in bocca che non so dare giudizi a tutto il resto...

credo che raccontare tutto quello che è la vita quotidiana sia talmente difficile, che nei film si predilige spiegare quello che potrebbe essere...generando quella sorta di apatia che ha contraddistinto l'inizio di questo terzo millennio...

folco44  @  14/01/2011 00:20:43
   10 / 10
Questo è il film della saggezza di Clint. E se la saggezza da questi prodotti, ben venga per tutti i registi !!
L'aldilà anaizzato da un punto di vista rigorosamente laico, con i personaggi che non sono solo dotati di sensi paranormali, ma soprattutto sono capaci di vedere il bene che sta dentro le persone.
Tecnica raffinata cura maniacale dei particolari, musica appropriata, oltretutto, scritta da lui.
10 è più del voto che avrei effettivamente dato, lo do ovviamente per alzare la media abbassata da gente a cui piace solo film d'azione.

4 risposte al commento
Ultima risposta 14/01/2011 12.20.38
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gatto cippa  @  13/01/2011 15:44:40
   8½ / 10
clint eastwood supera ogni volta se stesso e nell'ultimo periodo (peraltro assai prolifico nonostante l'età avanzata) ci sta regalando delle pellicole memorabili.
film di una sensibilità e profondità davvero rare.
assolutamente consigliato a tutti gli amanti del cinema di qualità.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  13/01/2011 10:03:07
   8½ / 10
Bello ma poco elaborato, un ottimo file fotografico grezzo della serie Raw anziché jpg, con un altro giro elaborativo sarebbe stato un capolavoro, sopratutto nello scorrimento...

Vedi recensione

28 risposte al commento
Ultima risposta 25/01/2011 10.24.07
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xtrinix  @  13/01/2011 09:16:27
   7½ / 10
Non mi è dispiaciuta la tematica trattata nel film nè la maniera di raccontarla, il tutto condito da una manciata abbondante di sensibilità e delicatezza. Non all'altezza di altri film di Clint Eastwood come per esempio Gran Torino ma vale sicuramente la pena andare a vederlo al cinema!

shogun  @  12/01/2011 23:36:47
   8½ / 10
Siamo di fronte ad un eccellente lavoro del cinema che ci delizia di almeno tre momenti da togliere il fiato e stringere un nodo sul petto. Non raggiunge il massimo voto a causa di una inerzia a decollare nella prima fase, quando ancora lo spettatore deve estrarre la carta dal mazzo.

Il regista tratta il tema del dopo-morte in modo laico, distaccato, freddo. Non ha la tentazione di sollevare interrogativi, tantomeno la pretesa di sciogliere dubbi.
La certezza che un'aldilà esista è però indiscutibile, così come la possibilità che alcuni siano in grado di stabilire un contatto con le anime.
E la felicità che traspare dai protagonisti non deriva dal posserede questa singolare abilità, ma dal credere di avere la vicinanza spirituale dei cari persi e la possibilità di esprimere liberamente il proprio vissuto in tal senso, senza vincoli morali, nè religiosi.

Flavietta2  @  12/01/2011 22:53:56
   8½ / 10
Ed eccoci allìultima fatica del caro buon Clint. Sono stata una settimana a pensare cosa dovevo scrivere e che voto dare e forse non sono capace di spiegarmi a parole in modo giusto.
Hereafter segna un cambiamento per Clint. Non è più l'eroe, non c'è più il personaggio che solo sfida il mondo, ci sono solo tanti umani, rinchiusi nei loro mondi, nelle loro speranze,dolori, paure...soprattutto paura della morte. qualcosa d'inspiegabile che ci avvolgerà; può essere il nulla, la luce, la felicità,questo non possiamo saperlo, ma nella nostra vita sempre appare e noi dobbiamo affrontarla. Così un bambino perde il suo unico sostegno, lo cerca, ma la religione, la negazione di essa, come anche la magia, non sempre danno le risposte che si cercano. Sono pur sempre frutto dell'uomo, un uomo che non può comprendere pienamente la vita, figurarsi della morte. Poi c'è colei che "torna" dalla morte, come in una nuova vita, dove nessuno la capisce, nessuno l'ascolta. Forse nessuno vuole sapere la verità, la vuole apprezzare. Infine colui che vorrebbe vivere, ma viene perseguitato da una realtà ultraterrena che non vorrebbe che gli appartenesse.
Umani....solo piccoli umani spauriti e dubbiosi. Tre modi di reagire alla morte, tre modi di vivere. Così un bambino, una donna e un uomo, imparano a camminare da soli, si rialzano e continuano a vivere, anche se la paura, il dolore e tutto ciò che la morte provoca nell'animo umano, li scuote nel profondo.
Un film che non può che avere degli stereotipi, perchè ciò che non si conosce non può che averli, ma che, pur con elementi sovrannaturali, racconta la vita e la sofferenza umana. Ma non tralascia la speranza, non per quell oche ci sarà, ma per quello che ora c'è. Un fortuito caso, un autore immortale riporterà alla vita.
Un argomento così particolare non poteva essere trattato in maniera più delicata di questa: le musiche, la regia, il volto di Cecile de France sono alcuni degli elementi che segnano quello che è un lavoro della maturità Eastwoodiana. Il giovane eroe è sparito, rimane solo un uomo con le sue domande, il suo vago pessimismo, con poche risposte, forse nessuna...ma lo spiraglio di luce c'è e la vita continua.
anche se presenta punti abbastanza forzati e poco approfonditi (come l'eplosione per esempio) rimane un bel film che nella sua lentezza riesce a trasportare lo spettatore in un vortice di situazioni e emozioni.
Bello.

11 risposte al commento
Ultima risposta 03/02/2011 15.15.41
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Real.Chardy  @  12/01/2011 16:19:46
   7 / 10
Leggendo i commenti vedo degli 1, dei 2 e dei 3...
Ora io mi chiedo il perchè, il cinema è colmo di film che meriterebbero voti di questo tipo, ma tutti si accaniscono su Hereafter...per quale motivo? Non è il capolavoro che tutti si aspettavano? Io dico: e chi se ne frega!
E' un bel film, la trama risulta piacevolmente, originale, anche se un maggior approfondimento di alcuni aspetti non avrebbe guastato. E l'interpretazione degli attori? Molto buona, specialmente quella di Cécile de France, che in alcuni frangenti è in grado, con la semplice mimica facciale, di trasmettere molto piu' di quanto, spesso, le parole sanno fare. Anche la regia si attesta su livelli decisamente alti, almeno su questo Clint non tradisce mai. Allora continuo a chidermi il perchè... Se date un 1 o un 2 a questo film, cosa dovreste dare a pellicole del calibro di "Amore 14" o "Troppo Belli"? (Preciso il tono sarcastico delle mie parole) ... Hereafter è un film discreto, anche qualcosina in più, valutatelo per quello che vale effettivamente, non per le aspettative che ha tradito.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  12/01/2011 15:53:38
   8 / 10
"Hereafter" è un film magnifico.
Non parla davvero della morte e dell' "aldilà": parla piuttosto delle perdite e delle "cose rimaste in sospeso". Ma anche questi, in realtà, sono poco più che spunti narrativi per parlare delle solitudini dell' "aldiqua" - e del bisogno di amore.

Le vicende dei personaggi possono sembrare esili? poco interessanti? Ma sono molto più interessanti, invece, di quanto lo sarebbero intrecci "forti" o "originali" in superficie: tanto più belle e più vere mi appaiono le sfumature interiori dei personaggi, ciò che di essi ci viene svelato da momenti riusciti e intensi per scrittura, interpretazione e direzione degli attori veramente notevole. "Hereafter" è un film intimista.
(Ho apprezzato tanto più il tono "minore" e "minimale" di questo film, quanto più sono abitualmente scettico verso il massimalismo non troppo privo di retorica - secondo me, anche se di una retorica "asciutta" - dei film sin troppo osannati di Eastwood. Non sbagliava per nulla, qualche giorno fa, Lietta Tornabuoni - scomparsa l'altroieri - a menzionare Carver, in merito a questo film).

Tutti i personaggi, prima di perdite luttuose (che non tutti hanno), vivono una condizione di SOLITUDINE INTERIORE. Questo, su cui si concentra la splendida sceneggiatura di Peter Morgan, è un soggetto centralissimo dei nostri tempi. Forse, è - o dovrebbe essere - "IL" soggetto più importante, dei nostri tempi.
Sotto la superficie delle nostre relazioni affettive e delle nostre frenetiche attività quotidiane, professionali e personali, si spalancano vuoti in cui i nostri bisogni affettivi, di condivisione di noi stessi e delle nostre esistenze, non trovano interlocutori, o, peggio, scoprono nelle persone cui facevamo affidamento un'assenza di condivisione, una carenza di disponibilità a comprenderci e seguirci nella nostra più profonda intimità.
E' ciò rappresenta, al suo cuore, la vicenda della francese Marie.
Analoga l'esperienza di George, splendido personaggio tratteggiato con delicatezza da Matt Damon: cuore solitario, e con un fratello che rappresenta la punta di iceberg di un mondo che vede la sua "dote" come una possibile (ma illusoria) via per sedare il senso di solitudine e i rimorsi che circondano le perdite e i lutti. E lui frustrato dall'essere strumento, mero "ponte".
Il personaggio più bello è forse quello di Melanie, una Bryce Dallas Howard quasi struggente. Tale è l'intensità con cui trasmette il bisogno di superare la sua solitudine sentimentale, che tanto più fa male poi fare i conti con il suo dolore e la sua ferita nascosta, che si oppongono come un muro sulla strada della sua serenità.
La vicenda di Marcus, in cui echeggiano lontane reminescenze KenLoachiane, scaturisce da una condizione di disagio sociale ed esistenziale (vedere alle prese con essa, "dickensianamente", un ragazzino, non può non toccare emotivamente). Marcus è un ragazzino precocemente solo, privato dalla vita prima del padre, poi di un fratello gemello, e poi pure della madre che le viene sottratta da quei tremendi servizi sociali britannici che Loach ci ha insegnato a temere con tremore. (A lui Eastwood concede qualche tocco di precoce maturità morale che rimanda ad alcuni personaggi adulti positivi di altri suoi film).

Queste vicende lontane e irrelate, vengono rapidamente strette tra loro in un finale cui alcuni rimproverano dei difetti: una improbabilità casistica che ne farebbe un esempio di film costruito a tavolino, lontano dalla realtà, e pure anche un tono eccessivamente consolatorio che la butta in salsa melensa, vicina a un "La vita è meravigliosa" di Capra.
Ebbene, per me il finale non depotenzia affatto il film.
Il caso, dicevo; la "casistica".
Intanto, la connessione conclusiva delle tre storie è improbabile soltanto nell'ottica di chi considera l'improvvisa connessione drammaturgica di tre storie sommamente semplificativa, finalizzata solo a chiudere un film e una tesi.
Non la vedo così. Si dovrebbe ragionare "a converso": partire dalla fine, dove le 3 vicende si sono incrociate, e considerare poi che di esse si è voluto seguire linearmente lo sviluppo "ex ante". Niente allora di più normale.
Storie affini si incrociano - o, più spesso, si possono incrociare (ma non lo fanno, sfiorandosi solamente e mancando l'incontro) - sotto i nostri occhi, quotidianamente.
Le nostre solitudini hanno una matrice comune, e siamo assai prossimi, gli uni agli altri, più di quanto le nostre sofferenze (che ci dividono) ci portano a credere.
Ma per accorgersi di questa prossimità, occorre effettuare scelte: fermarsi a cogliere opportunità. E poi lavorarci sopra. E, se si tratta di incontri, occorre che la disponibilità sia di entrambi. Più comune lasciarsi sfuggire le opportunità, più comune avere paura o scarsa disponibilità.
Probabile che la disponibilità invece ci sia, e sia reciproca, quando a incontrarsi sono due come George e Marie, accomunati da esperienze analoghe (non le esperienze "paranormali": ma le esperienze di solitudine in cui si sono - a causa di quelle - ritrovati). E si badi che il loro è un finale aperto, in cui è lasciato allo spettatore immaginare un determinato "esito felice" - che in realtà sarebbe solo un illusorio inizio - e che vediamo soltanto nell'immaginazione di George.

Il finale di questo film ci vuol dire dell'importanza di ciò che quotidianamente trascuriamo.
Quello che consideriamo "caso" e che nasconde potenzialità immense. Nel film stesso, il rifiuto di queste potenzialità ci è stato mostrato esplicitamente dal personaggio di Melanie.
Molte scelte non le compiamo, molti incroci restano irrisolti, perché trascorriamo attraverso le nostre esistenze A OCCHI CHIUSI, senza essere esercitati a riconoscere i sapori... (Ecco che scopro il senso di una sequenza che diventa di colpo significativa, quella in cui occorre riconoscere i sapori a occhi chiusi alla scuola di cucina! non può essere un caso, è in affinità con le suggestioni più forti che comunica il film).
Molti più "casi" sapremmo riconoscere, insomma, e destini simili ai nostri incrociare, se riuscissimo a essere meno racchiusi in noi stessi, e scettici verso le opportunità che appunto il "caso" ci può offrire.
Viviamo con uno scetticismo quasi innato, proporzionale alle nostre disillusioni/delusioni e alla carenza di attenzione per la dimensione interiore.
Dimensione interiore e spirituale che è l'unica entro cui può alimentarsi la nostra felicità, senza assolutamente per questo aver bisogno di tradursi in forme religiose o credulità consolatorie nel trascendente.
Il razionalismo dominante dei nostri tempi ha inibito nella società occidentale la capacità di vivere in maniera soddisfacente la dimensione spirituale, ed ecco allora che essa cerca (e si illude di trovare) sfogo in forme di credulità che pretendono una dimostrazione immanente della dimensione metafisica: una richiesta contraddittoria che è solo lo specchio di un'insoddisfazione latente.

Di tutto questo "Hereafter" parla, forse mancando di districarsi appieno nelle trame del "paranormale" (ossia di quella che ho chiamato pretesa contraddittoria di una "dimostrazione immanenete della dimensione metafisica") insito nella dote posseduta da George.
Soprattutto tale dote, ma anche l' "esperienza" fatta da Marie, sono (quasi) meri pretesti: ma sono un po' troppo concreti per non "pesare" eccessivamente sulla delicatezza d'insieme.

"Hereafter" resta comunque per me assai felice, importante, e soprattutto mi appare un film da sviscerare, ricco di stratificazioni e suggestioni non immediate. La complessità con cui si confronta è tale che non tutti possono cogliere il senso di suggestioni che possono quindi essere male intese - e questo può essere da altri considerato un limite di una pellicola ostica e meno "piana" di quello che appare. Per me, invece, questo è un motivo di valore, di cui gli altri (anche i migliori) film di Eastwood erano privi: essi mi si presentavano sin troppo "squadernati" e espliciti nei loro "messaggi" sin dalla prima visione. Il che priva secondo me un'opera di quel "mistero" che fa venire desiderio di rimirare e contemplare un'opera d'arte mai sazi: è stato uno dei motivi per cui sinora non ho avuto modo di apprezzare davvero Eastwood come "autore" di cinema. Troppo didascalico: carico di suggestioni immediate, povero della capacità di lasciarmi risonanze interne anche dopo la visione.
"Hereafter" è a mio avviso il suo film migliore.

21 risposte al commento
Ultima risposta 14/03/2011 17.58.19
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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  12/01/2011 10:04:59
   8 / 10
Non è il migliore film di Clint, come tutti i capolavori annunciati sulla carta, non è
un capolavoro, ma è uno dei film più coraggiosi che abbia mai visto e mi sento di premiarlo per questo.
Sarebbe stato così facile far uscire la gente dal cinema coi fazzoletti in mano, usare la lacrima ricattatoria, con un tema così delicato, quasi sempre affrontato malamente e con la delicatezza di un panzer, quando non è stato buttato in farsa.
E invece Clint, il sommo, confeziona un film misurato e meditativo (le accuse di accessiva lentezza e noia potete anche ficcarvele dove non batte il sole), che riesce a emozionare senza commuovere per forza e si affida, in questo, non a una trama precisa, a una "storia" ben definita (e anche qui, non è vero che non succede niente, "succedono" i personaggi), ma al racconto di tre individualità distinte e al loro modo di affrontare i loro diversi drammi.
L' unico difetto è forse un finale un po' troppo affrettato e, questo sì, eccessivamente consolatorio.
Ma figurati se a Clint non si perdona qualche piccolo scivolone.

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