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Un'arguta critica alla società xenofoba, questo il secondo film di Fassbinder, forse troppo godardiano e ridondante in certi punti, ma riuscitissimo. Ritratti curati e particolareggiati di trentenni nullafacenti tedeschi alla fine degli anni '60. La mancanza di ogni valore, interesse, aspirazione concreta, sensibilità, trova sfogo attraverso lo stigma per un immigrato greco (Fassbinder, eccezionale nel ruolo), in un crescendo di pettegolezzi e luoghi comuni beceri e insensati, uniti tra loro da sequenze a volte davvero geniali, perchè combinate in modo da dare un'idea di moltiplicazione e aumento dell'intensità, fino alla parte finale che ovviamente non svelo. Scenografie volutamente asettiche, scevre di qualunque elemento di calore e conforto. Grottesco e amaro, vale davvero la visione anche se ammetto che lo stile quasi documentaristico può risultare un pò indigesto soprattutto nella prima parte.