Ispirato al romanzo di Gaston Leroux, in questa versione di Dario Argento, il "fantasma" non è sfigurato, ma è un orfano abbandonato nei sotterranei dell'Opera di Parigi e varrà salvato e allevato dai ratti. Una volta cresciuto, ucciderà tutti coloro che cercano di fare del male ai suoi amati ratti.
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A dire il vero, quando l'ho visto al cinema non mi era parso poi così brutto...e rivedendolo in TV non ho cambiato molto la mia opinione. Akcune sequenze sono davvero sciocche e inutili: ad esempio, i sogni erotici del fantasma o l'ancora più insulso battibecco tra Rimbaud e Verlaine. Non dimentichiamoci però che il film è tratto da un feuilleton di Leroux, fastidiosamente moralistico, e che Argento almeno ha il merito di rivalutare il personaggio del (mostruoso?) fantasma, attribuendogli volto e portamento belli e nobili. Purtroppo Julian Sands non è monoespressivo, bensì totalmente privo di espressione, e basta qualche ruga per togliergli anche quel po' di carisma che gli derivava dalla bellezza (vedi "Il sole anche di notte"). Asia non è al top, forse recitare nuda davanti al padre la imbarazza: in questo senso, il confronto con il notevole "New Rose Hotel" di Abel Ferrara dovrebbe dirla lunga. Comunque, nel complesso, la ricostruzione dei "Misteri di Parigi", con i loro risvolti crudeli e allucinanti, è suggestiva. La scena dei due popolani braccati dal fantasma è nel tipico stile di Dario Argento. Fuori dalla sue corde, probabilmente, sono gli sdilinquimenti tardo-romantici dei romanzi d'appendice francesi.