il grande caldo regia di Fritz Lang USA 1953
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il grande caldo (1953)

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locandina del film IL GRANDE CALDO

Titolo Originale: THE BIG HEAT

RegiaFritz Lang

InterpretiGlenn Ford, Lee Marvin, Gloria Grahame, Jocelyn Brando, Howard Wendell

Durata: h 1.30
NazionalitàUSA 1953
Generenoir
Tratto dal libro "Il grande caldo" di William P. McGivern
Al cinema nel Settembre 1953

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Trama del film Il grande caldo

Il sergente Dave Bannion indaga sul presunto suicidio di un ex collega di nome Duncan. Grazie all'aiuto di Lucy, una ragazza amica del morto, Bannion scopre che Duncan era sul libro paga del boss Lagana. Dopo il colloquio con Bannion, Lucy viene assassinata. Per questo motivo l'inchiesta gli viene sottratta, ma il detective decide di proseguire le indagini da solo. In un attentato progettato ai suoi danni, resta invece uccisa sua moglie.

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Voto Visitatori:   8,28 / 10 (37 voti)8,28Grafico
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Voti e commenti su Il grande caldo, 37 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

DarkRareMirko  @  02/05/2021 18:55:52
   9 / 10
Filmome senza tempo, un nero che più nero non si potrebbe, con interpreti immortali (Ford notevole, e c'è pure la sorella di Brando, che conoscevo da Lo spaventapasseri di De Felitta) e sequenze belle pesanti, violente e ciniche (esacerbate dall'elegante bianco/nero, forse).

Ingarbugliato nella storia ma comunque solido, stimolante e vedibilissimo e, pure, pare girato ieri, con temi attuali e dialoghi spigliati.

topsecret  @  24/01/2020 13:52:48
   7½ / 10
IL GRANDE CALDO non è perfetto ma è un poliziesco vivace, crudo per certi versi, interessante e dotato di un cast ottimamente caratterizzato.
Si notano piccole ingenuità in alcuni dialoghi e in alcune scene movimentate, ma decisamente non compromettono il più che discreto risultato finale.
Da riscoprire.

7219415  @  06/04/2017 00:50:00
   7½ / 10
Discreto questo Lang

fabio57  @  12/09/2016 11:53:34
   8 / 10
Noir di altissimo livello. Si respira sin dall'inizio un'aria di inquietudine, un forte senso d'angoscia, ed è questo il merito maggiore del maestro Lang. La cadenza del film è tipica dei polizieschi dell'epoca, un po' rallentata,ma lineare. La scena del caffè bollente scagliato sul viso della donna impertinente del boss, è un pugno nello stomaco, improvviso e scioccante, per lo spettatore. La storia non è particolarmente originale ma raccontata con grande stile.

_Hollow_  @  18/01/2015 04:37:50
   8½ / 10
Gran film; nulla di eccezionale o di rivoluzionario sotto certi aspetti ma nella sua linearità si fa apprezzare veramente bene. Bello il gioco dualistico messo in atto con il volto (e che volto) di Debby Marsh/Gloria Grahame nel finale.

Dick  @  27/07/2014 14:58:53
   9 / 10
Uno bellissimo poliziesco che racconta di come la malavita organizzata sembri avere purtroppo grande potere ed usi mezzi spietati, ma non tutti si fanno corrompere ne si arrendono,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER Tre scene come già scritto sono decisamente forti per l' epoca:

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Teso, cupo e toccante.

"Magnifico poi il personaggio della Grahame: da semplice pupa del gangster diventa lo specchio del dualismo del protagonista. Bene e Male in un volto sfigurato."

Quoto!

DogDayAfternoon  @  07/04/2014 21:32:39
   6 / 10
Abbastanza deludente vista la media voti, una storia poco originale (pure per il '53) seppur a tratti interessante ma raccontata in modo troppo distaccato e interpretata da personaggi poco affascinanti. Insomma non mi ha preso come pensavo, non annoia ma nemmeno tiene alto l'interesse. Sufficiente sì, ma nulla di più: invecchiato male, dimostra più degli anni che porta.

steven23  @  12/12/2013 20:49:28
   8½ / 10
Noir di ottima fattura che, tra quelli visti fin'ora, si piazza sotto solamente ai grandi capolavori del genere (La fiamma del peccato e Il grande sonno sono i primi che mi vengono in mente). Ha parecchi punti a suo favore, tra cui la direzione di Lang intensa e potente, un ritmo notevole considerando che, spesso, il noir vive di momenti di stallo e due ottimi interpreti: oltre a un Ford particolamente ispirato, infatti, il film vanta uno strepitoso Lee Marvin.
Oltre a tutto questo c'è anche un livello di violenza non indifferente per l'epoca, che regala alla pellicola un'atmosfera ancor più tetra e malsana, senza contare almeno due scene di rara intensità. Per citarne una

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Consiglio vivamente la visione, specie agli appassionati del genere!

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/12/2013 13.52.00
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Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  04/06/2013 00:23:20
   7 / 10
Fritz Lang ci delizia con la sua personalissima visione della corruzione agli occhi della legge incontrastabile rappresentata dal Detective Bannion.
Uomini apparentemente potenti emergono sopra di lui,convinti di tenere per le pal.le il nostro protagonista,con i suoi vari spostamenti e incontri decisivi per lo sviluppo della trama,con un incipit curioso.
Un suicidio piuttosto ambiguo che funge da pezzo del puzzle che compone un quadro più grande:il ritratto di uno sfacciato gruppo di bambini che giocano a fare i grandi,dei carcerati già segnati dalle loro espressioni che non riescono persino a tenere a bada i loro scagnozzi tanto da far scappare il morto lungo il corso del film.Degli incompetenti che non fanno che preparare il tappeto rosso al nostro detective per essere travolti dalla loro inevitabile sorte.

Lang non ci fa appesantire la visione,con la sua ora e mezza spedita,il suo eroe senza macchia e senza colpe in una missione crociata alla Intoccabile,nessun braccio destro che lo assiste ma una sceneggiatura che opta per un Uno contro Tutti efficace,che ci incita a sperare che ci sia un lieto fine per l'interprete di spicco.

La regia si districa in numerose carrellate in avanti verso gli attori per sottilineare il pericolo che incombe e per immortalare le espressioni a volte genuine a volte volutamente caricaturali che fioriscono da character in grado di reggere un noir non troppo impegnativo.Contano le battute che bucano lo schermo,conta il gioco di botta e risposta tra il massimo esponente della genuinità e chi interpreta ruoli secondari che non possono far nulla per stanarlo,perché soggetti senza codici morali e senza convincenti motivazioni per imporsi contro di lui.

Ho dovuto chiudere un occhio a diverse pecche da tenere assolutamente conto:
-come una Gloria Grahame che dava fastidio con la sua voce da finta ricca borghesuccia e spero proprio che non sia stato un metodo tutto suo per immedesimarsi di più nel suo personaggio.In più in un momento cruciale del film,che dovrebbe essere drammatico,viene a mancare proprio l'elemento drammatico che deve far presa sul pubblico per colpa delle battute pronunciate da lei che provocano risate involontarie.
-le cosiddette"scene d'azione",con conseguenti morti ammazzati,sono rese su pellicola veramente male.Le coreografie sono mal composte,e quello che viene proposto sembra una parata di manichini che fanno sgranare gli occhi e i loro surreali movimenti stridono a contatto con una storia verosimile e di efferato impatto che trasporta il pubblico dentro il film.

Un'ampia sufficienza meritata comunque.Un noir accettabile che ha il grandissimo pregio di essere conciso,ricco di avvenimenti sempre più interessanti e Lang concentra il tutto in una durata effettivamente misera.

Recensione dal vostro tnx di fiducia.

vieste84  @  06/05/2013 18:59:48
   7 / 10
Bel noir, io non sono molto amante del genere ma la sceneggiatura e la bravura del bravo Fritz Lang si sente. Film sicuramente all'avanguardia per il suo tempo, le scene pulp oggi sono indubbiamente vecchiotte ma all'epoca erano spropositate. Unico neo è la troppa bravura e superiorità del protagonista verso tutto e tutti, mena facilmente gli scagnozzi di temibili boss, non ha paura di niente e nessuno e si mette contro tutti senza la minima paura e senza il minimo rischio...... a parte queste piccole frivolezze il film è scorrevole, la resa dei conti finale è memorabile e indubbiamente è uno dei migliori noir (polizieschi?) americani

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  28/04/2013 12:55:36
   5 / 10
Non sono per nulla d'accordo con i commenti presenti, visto che ho trovato il film datato e senza verve.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  18/01/2013 17:06:42
   9½ / 10
Dave Bannion ricorda molti personaggi delle precedenti pellicole di Lang. Un individuo onesto che si trova a combattere il male con gli stessi mezzi del male stesso perchè la corruzione della società, il connubio stretto tra legalità e illegalità non permette al singolo individuo di ottenere giustizia. Il grande caldo è uno dei migliori film di Lang, un noir cupo dove traspare chiaramente il pessimismo del regista nei confronti delle troppe imperfezioni in un sistema che troppo facilmente diventa marcio. Magnifico poi il personaggio della Grahame: da semplice pupa del gangster diventa lo specchio del dualismo del protagonista. Bene e Male in un volto sfigurato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  11/01/2013 12:50:48
   8 / 10
Per molti i lavori di Lang "Americano" sono troppo commerciali e mancano sempre in qualcosa ma io non noto questa diversità, per lo meno non in questo Noir del '53, uno dei più bei film sul genere mai realizzati con la famosa scena del caffè scaraventato sul viso di Gloria Grahame e l'insuperabile poliziotto duro che ambisce alla vendetta. Un'atmosfera indimenticabile regna sovrana e, con la splendida prova degli attori ( Lee Marvin pazzesco ), il regista confeziona uno dei più sbalorditivi film Noir di sempre. Da vedere.

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  11/01/2013 10:55:51
   9 / 10
Un poliziotto in cerca di vendetta, un organizzazione criminale che coinvolge malavita e polizia, una pupa (del gangster) ingenua e fanciullesca che si trasforma in spietata giustiziera. Ancora una volta Lang torna sui temi principali della sua carriera: la linea sottile tra giustizia, vendetta, vigilantismo.

Con uno stile sempre magistrale, espressionista nelle soluzioni visive, altamente morale nelle domande, ambiguo e mai predicatorio nelle risposte. Un cinema che oggi si potrebbe paragonare al miglior Clint Eastwood; i cui sessant'anni possono smorzare il ritmo nella parte introduttiva, ma che non cancellano la maestria del vortice di violenza dal primo colpo di scena (violentissimo per l'epoca, seppur non mostrato), che cancella la pace della famiglia per il tunnel dell'istinto primario: vendetta, omicidio.

Indimenticabile Debby, una sensualissima Gloria Grahme, la cui comparsa fa salire di livello il film: da ottimo prodotto di genere anni 50 ad eccellente saggio sulla natura umana.

Capostipite di tutto un filone successivo, imperdibile.

JOKER1926  @  09/09/2012 19:24:00
   7 / 10
"Il grande caldo" è una vecchia produzione di un pilastro del Cinema, si parla di Fritz Lang, il film in questione è un Noir di grande propulsione e di esplicita potenza.

Il cinema anni '50 (Il Noir) trattando le vicende oscure e mettendo contro buoni e cattivi (criminali e polizia) ha vissuto sotto determinati standard, di scena e di copione, confezionando alle volte, fra le grandi produzioni dei cineasti, qualcosa, o forse più di qualcosa, di simile e di combaciante.
Con questa essenziale premessa possiamo finalmente dire che "Il grande caldo" ,nonostante alcune situazioni basi del genere, riesce ad emergere e sorvolare definitivamente la situazione iniziale presentando molto di più.
Anzitutto quello della regia di Lang è un film molto violento e all'epoca già questo potrebbe essere un clamoroso punto di forza in più.
Con "il Grande caldo" infatti vien fuori un clima di pathos e di arroganza, alcuni personaggi sono cinici e tremendi. La regia ricalca sempre il concetto e l'immagine della violenza, il fuori campo, riguardo le scene clou, non placano quel senso di drammaticità di brutalità che Lang vuole (e deve) mettere a servizio del critico.
Alla violenza viaggia di pari passo quella massiccia drammaticità senza ritorno che segna, definitivamente, l'animo dei protagonisti in scena.

"Il grande caldo" è un titolo di tutto rispetto, Lang all'altezza della situazione, come suo solito.
La storia presenta un giro di meschine dinamiche tutte correlate alla mala. La polizia cerca di soffocare le varie e disperate situazioni; in gergo il grande caldo non è altro che la "pressione" dello sbirro in caccia di imbrogli e omicidi almanaccati dal crimine. La sceneggiatura, nel complesso, non delude minimamente. Non mancano, inoltre, richiami all'espressionismo, peculiarità artistica del regista in questione.

MidnightMikko  @  05/12/2011 16:00:36
   10 / 10
Uno dei monumenti del Noir in assoluto, nonchè uno dei migliori di Lang, sempre che si possa parlare di "migliore".
Un film tormentato, cattivo, privo di buonismi, di banalità. La famiglia di Bannion è una famiglia normale e non la solita coppietta perfettina tipica americana.
La vicenda dell'investigatore è una tormentata odissea nel mondo della corruzione, della criminalità, dove non esistono buoni o cattivi ma solo interessi, spietati interessi che possono rovinare la vita di chiunque creda nei valori dell'onestà. Questo è un vero e proprio quadro pieno di personaggi spietati, di sciacalli, in cui anche il nostro eroe, pur di far giustizia, è costretto a sporcare la sua intoccabile purezza.
Non mi soffermo neanche a descrivere la regia di Lang, di un'accuratezza veramente maniacale, e sulla fotografia veramente da tramandare ai posteri.
Per non parlare degli attori poi, che ci regalano una prova veramente magistrale, un grandissimo coro dove nessuno prevarica sull'altro a livello di bravura.

Da vedere (e avere), che amiate il Noir o meno.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  01/10/2011 21:15:35
   8½ / 10
Guardando certi film viene proprio voglia di rivalutare il cinema classico. "Il grande caldo" è uno di questi.
E' vero che il cinema americano anni '50 soffre di storture, stereotipi e forme obbligate, ma c'è da dire che non manca in certi film il coraggio di affrontare tematiche scottanti, e soprattutto la capacità di descriverle in maniera chiara, netta e misurata. L'espressione nitida, semplice, quasi didattica, accompagnata da un'immagine pulita, chiara, essenziale e significativa, fa sì che si riesca a veicolare un messaggio, un pensiero in maniera molto efficace e netta.
"Il grande caldo" mette il dito nella piaga della corruzione diffusa pure nelle forze dell'ordine (anche se si osa arrivare solo a sfere medie). E' soprattutto la rappresentazione ideologica delle ragioni di questo accodarsi al malaffare in persone comuni e addirittura in chi dovrebbe combatterlo, che salta all'occhio. Ci sono tanti dialoghi, tante descrizioni di personaggi che sono esemplari a proposito e che fa effetto ascoltare/vedere pure oggi. Tutta quella gente comune che candidamente ammette di fregarsene dell'onestà, dei bei principi, che fa capire di essere collusa con la criminalità mafiosa, che confessa di agire sempre e solo per convenienza, grettezza, ignavia e tranquillità di vita, è qualcosa che colpisce e fa pensare. Quello che rattrista è vedere che dopo 60 anni le cose non sono per nulla cambiate. Quello che impressiona di più è però vedere le forze di polizia che cercano di frenare, di ridurre la propria funzione a mansione burocratica, a lavoro da sbrigare velocemente e con meno noie possibili, fino ad arrivare addirittura al doppio gioco criminale. E' un argomento scottante che pure adesso viene affrontato con molta circospezione; ciò non toglie che probabilmente questa è la realtà più diffusa nelle "forze dell'ordine".
La parte positiva che questo film ci descrive è tutto sommato credibile, soprattutto perché il personaggio di Bannion è rappresentato più che altro come essere umano con pregi e difetti, piuttosto che come eroe. Il cinema post-classico degli anni '70 era certamente più realista ed efficace nel descrivere la commistione tragica e pervasiva dell'ordine con il malaffare (senza fare sconti a nessuno). Spesso però indulgeva nel descrivere ed esaltare come soluzione positiva quella del personaggio forte, senza scrupoli, dalle maniere decise, al di sopra del bene e del male; in questo caso il cinema classico rimaneva più con i piedi per terra e cercava di mettere paletti all'individualismo del protagonista "positivo". Nel cinema classico il principio etico generale era più importante della vicenda individuale.
Ne "Il grande caldo" Bannion esce dall'ordine costituito, cerca di farsi giustizia da solo, fa uso della difesa privata, ma spesso esita, ha dei dubbi, si rende conto dei propri limiti, cerca di non trasformarsi in una bestia assetata di vendetta e in qualche maniera riesce a fermarsi in tempo e infine accetta di deporre la sua "missione" e di rientrare nei ranghi dell'ordine. C'è da dire che Glenn Ford è un grandissimo attore, conferisce al personaggio di Bannion un grande spessore umano, una sintesi perfetta di dolcezza, dolore, rabbia, sete di giustizia e in alcune scene lascia senza fiato da come riesce ad esprimere il sentimento fortissimo che lo lacera dentro.
Purtroppo anche "Il grande caldo" non è esente dai difetti congeniti dei film americani anni 50: la rappresentazione idealizzata ed edulcorata della famiglia, le allusioni ipocrite al sesso, il perbenismo di fondo, gli avvenimenti fin troppo calcolati nella loro successione, l'introduzione di personaggi cattivi ma buoni che si riscattano con la morte, gli amori impossibili.
Lang comunque se la cava bene lo stesso. Il grande regista di "Mabuse" e di "M" riesce a dare alla storia una tensione continua, senza una sbavatura. Le scenografie poi sono perfette nel descrivere gli ambienti. Tutto è curato fin nei minimi particolari. In questo film poi non dà fastidio il fatto di essere girato tutto in interni.
Insomma un grande film da vedere con soddisfazione pure oggi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  15/07/2011 14:42:37
   8 / 10
Splendido classico del genere Noir ancora una volta firmato da Lang,film che a distanza di anni mantiene tutta la sua brillantezza!
L'indagine di Glenn Ford è ostacolata dall'intero sistema politico ma la sete di giustizia e di vendetta sara' piu' forte di ogni contrasto!
Un film immortale!

Oskarsson88  @  11/06/2011 15:28:50
   7 / 10
Interessante pellicola noir, con il protagonista buono che non incarna più l'anima del lupo solitario, dall'ironia sferzante, ma che ha una splendida famiglia in cui tutto funziona. Ritmo coinvolgente, che ci porta man mano a scoprire la verità...

Goldust  @  16/04/2011 12:00:14
   8½ / 10
Giustamente annoverato tra i migliori noir di sempre, il grande caldo mantiene intatta, a distanza di anni, la sua potenza espressiva e la sua incredibile intensità. La storia è intrigante e di una violenza mai fine a se stessa, il ritmo serrato e in questo film il grande tema langhiano del doppio ( riferito alla personalità umana ) è forse trattato nel modo più esplicito: a tal proposito mi è sembrata felice la scelta di tratteggiare la figura del protagonista sia dal punto di vista umano ( nell'ambiente domestico, con moglie e figlia ) che da quello lavorativo ( spinto alle estreme conseguenze dall'evolversi dei fatti ). Cast di alto livello, da vedere!

Noodles_  @  16/03/2011 10:13:25
   8½ / 10
Lee Marvin e Glen Ford giovanotti e una splendida Gloria Grahame valgono da soli la visione del film. A questo aggiungerei un ritmo serrato, una storia avvincente e almeno un paio di sequenze che pur non mostrando nulla colpiscono anche adesso - immagino cosa devono aver provato gli spettatori di 60 anni fa. Consigliato agli amanti del genere poliziesco ruvido, pulito, e senza fronzoli.

edmond90  @  25/12/2010 01:21:01
   10 / 10
Uno dei vertici del cinema noir di sempre,oltre che del periodo americano di Lang.
Sadico e spietato,di notevole impatto all'epoca e molto in anticipo rispetto ai tempi,il Grande Caldo sembra essere stato realizzato l'altroieri,per godibilita'e freschezza di contenuti.
Grandissimi interpreti Gloria Grahame e Glenn Ford,da antologia lo spietatissimo personaggio di Lee Marvin.
Regia e fotografia naturalmente ai massimi livelli immaginabili.

Mothbat  @  21/11/2010 21:58:40
   9 / 10
Uno dei vertici più alti raggiunti da Lang. Uno dei noir più affascinanti dell'epoca. Sequenze pulp e bianco e nero da favola.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  07/06/2010 00:44:33
   8½ / 10
Nonostante gli anni, "Il grande caldo" resta inossidabile tra i più grandi noir della storia del cinema.
Sceneggiatura complessa e avvincente, un connubio mirabile tra sentimento e hard boiled, con momenti di violenza inaudita per l'epoca, per un efficace rappresentazione di città piegata dal crimine, che trova in Fritz Lang il miglior realizzatore possibile. Le sequenze da antologia si sprecano (dall'incipit espressionista tipicamente langhiano all'autobomba, fino allo sfiguramento col caffé bollente) e una magnifica fotografia in bianco e nero contribuisce a rendere ancor più sordida l'atmosfera di perversione del microcosmo mafioso americano.
In uno stuolo di magnifici interpreti spicca l'intensità di Gloria Grahame che, nel ruolo dell'amante di Marvin, si misura con un personaggio sofferto e sfaccettato, offrendo un interpretazione davvero indimenticabile.
Un cult movie da brividi.

pinhead88  @  06/06/2010 16:17:00
   9 / 10
Un noir veramente magnifico del periodo americano di Lang,situazioni pulp già dalla prima sequenza e un bianco e nero da favola.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  01/03/2010 10:35:53
   9 / 10
Film grandioso tratto dall'omonimo romanzo di William P. McGivern.
Un noir di grande livello, veramente bello. Trama complessa, articolata ma sempre chiara e appassionante.
Un incipit strepitoso da cui sfocia una serie di eventi che porteranno il sergente Bannion ad affrontare una serie di dolorosi eventi fino al liberatorio finale.
Di impronta chandleriana, Il Grande Caldo si impone come tra i più bei noir mai girati.

Dr.Orgasmatron  @  14/09/2009 01:17:03
   9 / 10
Noir coi fiocchi firmato Fritz Lang. La scena del suicidio iniziale è un pò la fotografia dell'intero film. Un cult da non perdere

heartbreaker  @  06/03/2009 21:43:34
   8 / 10
Il Grande Caldo è un ottimo noir che ha dispetto dei suoi cinquanta e passa anni, resta coinvolgente e carico di tensione. Almeno due/tre scene sono intensamente drammatiche e toccanti e ancora oggi danno i brividi. Momenti teneri e romantici si alternano a momenti di vera tensione e di follia. Due mondi diversi, uno scontro tra due entità opposte, con le donne al centro di questa lotta.

Un noir davvero coinvolgente, intenso e drammatico diretto da un maestro del cinema come Fritz Lang.

xxxgabryxxx0840  @  13/10/2008 21:03:18
   8½ / 10
Altra magnificente pellicola di Fritz Lang che, trent'anni dopo il leggendario "mostro di Dusseldorf", torna sul noir alla grande

The Monia 84  @  17/02/2008 18:36:03
   8½ / 10
Stringato, ben raccontato e dotato di un ritmo sostenuto,"Il grande caldo" è un cult godibilissimo a tutt'oggi. La donna perduta e il gangster psicopatico sono due personaggi memorabili e Fritz Lang mette in scena un'indagine molto cruda per lo schermo dell'epoca, con una sequenza molto drammatica e tesa tutt'ora.

6 risposte al commento
Ultima risposta 05/05/2008 01.02.48
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Guy Picciotto  @  13/12/2007 11:48:09
   9 / 10
Tra i capolavori anni 50, il noir diventa poliziottesco a tutti gli effetti, impregnandosi di pulp, Siegel ci studierà una vita intera su questo film

Invia una mail all'autore del commento wega  @  14/11/2007 12:40:48
   8 / 10
E' il primo noir di Lang che vedo, e noto che a distanza di quasi 30 anni da "M", il regista tedesco non abbia ancora lasciato completamente l'espressionismo. La scena del suicidio a inizio film ci fa capire subito con le immagini ciò di cui parlerà il film, o per lo meno che si tratta di un suicidio "anomalo", ne esistesse comunque uno di tipo normale. Noir archetipo e molto lontano dal noir dei giorni nostri.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  02/10/2007 22:24:51
   8 / 10
Dalla prima inquadratura (la camera si sofferma su una pistola poggiata su un comodino) intuiamo quello che ci aspetta da questo magnifico poliziesco, la violenza allo stato puro. Indubbiamente il film più audace e spietato di Fritz Lang che come tema principale ha la vendetta. Gli stereotipi ci sono tutti : poliziotto onesto, quadretto familiare modello americano (moglie carina e affettuosa e figlioletta al seguito), colleghi e superiori corrotti dalla criminalità, un suicidio sospetto, il poliziotto che cerca di scoprire la verità pestando i piedi alla cupola, la ritorsione. L'ottima sceneggiatura accompagna le azioni di Bannion (un grande Glenn Ford) in un crescendo entusiasmante con la macchina da presa quasi sempre in soggettiva per far immedesimare lo spettatore nel ruolo di protagonista. La violenza c'è ma non è sotto i riflettori, anche quando è nascosta si percepisce e questo dona ancora più interesse al film. Su questo aspetto c'è da fare una considerazione, a parlare oggi di "violenza" in un film degli anni '50 bisogna predisporsi mentalmente per accettare il termine per come lo viviamo adesso sugli schermi, ve l'immaginate in un film di Tarantino, oggi, se, durante ogni omicidio o azione violenta la macchina da presa dovesse inquadrare il soffitto facendo solo immaginare quello che succede? Ora si ha la tendenza a mostrare quello che prima si lasciava intuire, la morale lascia il posto all'effetto, l'esibizione prende il posto della suspence.
Il Grande Caldo non può non far venire in mente il più recente Serpico di Lumet, cosi' come Al Pacino anche Glenn Ford lotta contro il sistema corrotto che regna nella società e nello specifico in polizia, diventando una sorta di giustiziere della notte abbandonato da tutti, gli rimane vicina soltanto la bellissima e conturbante Gloria Grahame che dopo il famoso gesto della tazza di caffè bollente di Lee marvin, verrà elevata, dalle conseguenze fisiche e morali, a figura più importante del film, una sua coraggiosa decisione porta alla svolta dell'intrigo. Pur rientrando nel periodo Hollywoodiano il regista Viennese conserva le ipnotiche atmosfere dei migliori Noir anni '40 nonostante venisse da un momento della sua carriera non particolarmente brillante.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  16/09/2007 01:23:49
   9 / 10
Un'opera monumentale, in cui Lang mutua alcuni dei topos classici del noir per fonderli con quelli del poliziesco puro, dando vita ad un intreccio raffinatissimo, duro e struggente, carico in alcuni passaggi di una violenza drammatica insostenibile. Eccellenti i dialoghi e le caratterizzazioni dei personaggi, che culminano in un finale di rara intensità.
Cinema di altissima scuola, imperdibile.

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Ultima risposta 16/09/2007 04.56.26
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  19/04/2007 12:59:05
   8½ / 10
Film solido e compatto che rappresenta, insieme a “Giungla D’asfalto” e “Rapina a mano Armata”, uno dei capostipiti del poliziesco anni ’50.
A dirigere è Lang, regista che generalmente riesce sempre a personalizzare il genere in cui decide di cimentarsi.
“The Big Heat” ne è un’ulteriore dimostrazione; la regia è ancora una volta calma, specie nella parte iniziale, pur senza risultare noiosa neanche per un fotogramma; le atmosfere, nonostante il taglio realistico richiesto dal genere, sono affascinanti; la caratterizzazione dei personaggi, di tutti i personaggi, viene resa al massimo; Dave Bannion, in particolare, non viene delineato solo attraverso il suo carattere duro e carismatico, ma anche attraverso quello più naturale e sensibile. Ovviamente parte del merito va anche a Glenn Ford che non può non far pensare alla sua ormai storica interpretazione di Johnny Farrel, risvegliata anche dalla celebre “Put the blame on mame” suonata in sottofondo in una breve scena nel bar.

Giusto per avere un’idea dell’importanza di questa pellicola basti pensare ad “L.A. Confidential” (peraltro ottimo e anch'esso basato molto sulla caratterizzazione di tutti personaggi), quasi 50 anni dopo.
Fondamentale.

Gruppo COLLABORATORI antoniuccio  @  24/09/2006 18:46:03
   9 / 10
Forse tra i capostipiti del genere "noir", un film attualissimo e imitato o fonte di ispirazione negli anni successivi... ma forse basta guardare la realtà, per avere l'ispirazione :-(

Davvero gradevolissima la "sorella" di Marlon Brando.

Bello, bello, bello. Da notare come fossero artigianali gli "effetti speciali" in particolare sul viso deturpato dal caffè della povera fidanzata "sfortunata".

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Ultima risposta 24/09/2006 21.53.44
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/02/2006 14:41:22
   8½ / 10
"E' divertente essere la ragazza di Stone?" "Certo.
Film straordinario che oltrepassa gli stessi confini del cinema noir il rapporto con il mondo dei fumetti del genere, una certa letteratura ingiustamente tacciata per decenni "minore". Radicale nella sua ineffabile violenza, con un Lee Marvin che getta caffè bollente nel volto della sua ragazza, diventando uno dei piu' temuti bastardi della storia del cinema, al pari del Widmark de "il bacio della morte" quando butta giu' dalle scale un'anziana paralitica.
Il noir d'annata fa ancora tremare: al di là del sangue versato da un Tarantino nei suoi film, la violenza implosiva di certi film d'epoca farebbero impallidire il cinismo di (San) Quentin...
Straordinario il divario (odio disprezzo e forse inconscia ammirazione) tra l'uomo di legge (Dave- Glenn Ford) e il fuorilegge da spodestare.
Indimenticabile e coraggiosa la conturbante Gloria Grahame, che recita per metà film con il volto coperto da una benda, mettendo in discussione la sua prorompente bellezza. Paradossalmente, l'eros che incarna emerge ancora di piu', e dà a tutto il film una sensualità senza tempo

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