Nick, agente di cambio, abita vicino alla lussuosa villa di Jay Gatsby, arricchito in modo misterioso. Daisy, sua cugina, è stata un tempo amante di Gatsby, ma ora è sposata al ricco e cinico Tom. Gatsby riesce a incontrarla, proprio grazie a Nick, e le chiede di divorziare. Lei rifiuta ma Tom, convinto dell'infedeltà della moglie, minaccia il rivale. Infine, sarà proprio Daisy, investendo una donna con la macchina di Gatsby, a provocare l'intervento del marito, che lo ucciderà credendolo responsabile.
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Constatata l'impossibilità di emulare l'opera da cui è tratta senza snaturarla troppo, ad emergere è la cosidetta parte tecnica del film, le scenografie ricreate minuziosamente,i costumi altilocati dell'epoca e le musiche evocative, non si fa mancare proprio nulla. Clayton la sua bella carriera l'ha fatta principalmente toccando temi tabù, da buon mestierante badando sempre al sodo, in quest'opera manca diradata nella lunghezza della pellicola la poetica di un regista, perchè se a conti fatti è impossibile non trascurare sottigliezze sui caratteri dei protagonisti, piccoli episodi che arricchiscono il bagaglio caratteriale del personaggio, a nobilitarla doveva pensarci la regia che invece ha anteposto la forma alla sostanza. Emerge l'asetticità borghese nello spendere, nel non farsi mancare nulla, sopratutto in Redford con un'impostazione molto (troppo?) controllata, apparenza e la diffidenza della stessa borghesia nei confronti di chi ce l'ha fatta, ma nel confronto melodrammatico prevale quest'ultimo, tante tematiche sacrificate all'altare per il dramma che poi è quello che prende al cinema, basta vedere come è stata più volte ridotta la trasposizione di 'Anna Karenina', trinomio adulterio-amore-tragedia sulla quale viene poi pacchianamente ridotto anche questo.