Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Il capolavoro di Haneke, giustamente premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes 2009 è un'opera che lascia in un certo qual senso sbigottiti, tanta la forza che irradia verso lo spettatore. Il bianco e nero livido è la giusta valorizzazione di una sceneggiatura semplicimente perfetta che tiene incollati allo schermo per più di due ore alla ricerca dei responsabili delle gravi violenze che sconvolgono la piccola comunità protestante della Germania settentrionale, per poi scoprire incredibilmente che tutto ciò non ha alcuna rilevanza e capire dove il regista voleva davvero andare a parare. Attimi di pura poesia cinematografica come il dialogo tra il bimbo e la bambinaia in cui il primo scopre i misteri della morte per arrivare a capire che la madre non è partita; tutto ruota perfettamente e può portare ad un solo tragico epilogo, non solo per la comunità, ma per l'Europa intera: i piccoli protagonisti, una volta cresciuti, secondo quei dettami così rigidi, saranno i responsabili del folle progetto hitleriano!