Fred Dobbs è un vagabondo senza lavoro. Conosce un vecchio cercatore d'oro e inizia a lavorare sodo seguendo, con lui e un altro uomo, un nuovo filone. In poco tempo raccolgono una discreta fortuna, ma Dobbs vuole tenersi tutto per sé: colpisce il compagno e fugge. Viene però assalito da dei banditi messicani che lo uccidono per rapinarlo, ma, ignorando il valore di quella polvere gialla, la buttano via per tenersi gli attrezzi e le cavalcature.
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Non ci sono parole atte a descrivere l'emozione che si prova davanti a questo incantevole film: uno dei migliori esempi cinematografici della duplicità animale dell'uomo firmata da un'immenso John Huston. E il caso vuole che il territorio dove il regista opera sia quello del puro intrattenimento (per l'epoca), come un western di sapore quasi picaresco. In particolare proprio Bogey esibisce una performance memorabile, sofferta e passionale, in barba a tutti coloro che continuavano a definirlo un attore statico e freddo: il suo Fred C. Dubbs attira completamente l'attenzione del pubblico, in un'escalation di follia e lucidità, o meglio di avidità. Eccellenti anche le prove di Holt (doveva esserci John Garfield) e Walter Huston (sr.). Ci sono momenti che sembrano rubati all'horror vittoriano, altri che indicano la grande capacità di rendere visivamente le complessità e le retrività conseguenti alla natura umana. Un film da vedere assolutamente