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In memoria di me è un film in vero ostico, per ritmo, atmosfere claustrofobiche e temi trattati. Ma lavora col tempo, ben dopo la visione, scavando e scoprendo in ognuno di noi emozioni e riflessioni le più diverse sulle grandi domande dell'esistenza. Costanzo riesce a rasentare il banale senza mai cadervi, rischio dietro l'angolo per un'opera che si occupa di queste tematiche. Il seminario, luogo in cui il protagonista si rifugia per trovare risposte ai suoi dubbi esistenziali, appare come luogo "lontano da", "privo di": un lungo corridoio spesso inquadrato con una camera fissa da lontano e il rumore lento dei passi dei novizi, un silenzio vuoto, le parole del padre superiore che ricordano l'importanza di acquisire un distacco da ogni emozione, positiva o negativa, che il mondo possa offrirci. E in opposizione un novizio ribelle che ci ricorda che il Vangelo è anche sentimento, com-passione, non solo razionalità: c'è una Parola da diffondere al mondo, che è lì che si affaccia dalle vetrate di San Giorgio a Venezia con i vaporetti che sfilano e i fuochi del redentore giusto in faccia al convento. Dunque sarà vera libertà quella che nasce dal distacco, dalla lontananza del mondo o è più una prigione questo luogo con le porte spalancate verso la laguna, ma chiuse al suo odore di salsedine? Andate a visitare l'isola di San Giorgio a Venezia, riempie il cuore.