In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l'agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un "whormhole" per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granturco è l'unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell'umanità.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Ne ho visti di film di fantascienza. Si può dire che sia il mio genere cinematografico preferito (ho sempre affermato che il più bel film mai girato sia 2001: Odissea nello Spazio). Ed oggi sono qui, estasiato, a ringraziare i fratelli Jonathan e Christopher Nolan. Grazie, di cuore, per Interstellar. Per lunghi tratti ho trattenuto il fiato, per brevi istanti ho avuto le lacrime agli occhi, trascinato dalla fotografia kubrickiana, dalle musiche commoventi e maestose, dalle interpretazioni paurose di tutto il cast (Anne Hathaway e Jessica Chastain, io vi amo). Quei pazzi dei Nolan hanno rifatto 2001, trasportando dal 1968 tutti i dubbi, le certezze e le tentazioni della scienza dritte nel 2014. E il risultato è un'opera spaventosamente potente. Inevitabilmente visionaria, da un certo punto in poi; metafisica, per forza, perché la ragione umana non basta e non basterà mai, ma bramerà sempre l'onnicomprensione. Un inno al futuro dell'umanità e della sua ragione; una luce che trascende il tempo (ormai davvero dimensione relativa).