jug face (2013)

Si tratta di un horror sostanzialmente atipico che per certi versi mi ha ricordato "The village" di Shyamalan ma meno patinato e più vicino ad un atmosfera sporca e degradata, dove il punto di forza non si concentra tanto sul colpo di scena finale ma bensì nel concept quasi autoriale e psicologico.
Completamente assenti gli ingredienti tipici di questo genere "Jug face" analizza una comunità isolata dal mondo succube di uno strano rituale da svolgersi ogni qual volta una "fossa" in mezzo al terreno lo richieda, una fossa da cui deriva il passato di questa gente quasi rimasta indietro nel tempo, poco più di selvaggia, estremamente rigorosa nel rispettare le regole per sopravvivere, indipendentemente dal sacrificio che venga richiesto.
Protagonista una giovane ragazza della comunità che decide di ribellarsi ad un sistema ormai radicato quanto una religione, innescando una reazione a catena distruttiva per l'equilibrio del luogo.
Il film di per se non è proprio malvagio; l'inizio mi ha convinto poco, non riusciva a coinvolgermi il dovuto, poi però ho cominciato a notare l'introduzione di diversi elementi capaci di rendere la storia abbastanza curiosa ed interessante, per quanto a fine visione non ho sentito quella sensazione di completa soddisfazione.....
Dal punto di vista tecnico presenta una regia discreta, alcuni momenti sono concepiti anche bene ed ha una buona fotografia.
Curioso via....non mi sento di consigliarlo a prescindere, anche perchè, come ripeto, è un horror un pò atipico, però a chi predilige le sperimentazioni fatte con un certo criterio potrebbe garbare....
...finale un pò così....

Devo dire che quando in un film horror vengono prese in esame queste comunità suscitano in me sempre un vivo interesse, quindi la pellicola parte già bene per me, l'atmosfera che si respira è malsana e quasi irreale, anche visto che a pochi passi da queste persone al di fuori del mondo o meglio rimasti nel passato vi è una cittadina di persone inserite nel sociale.

Non vi sono grossi colpi di scena, anche se una buona dose di sangue non manca, diciamo che forse la sua pecca maggiore, oltre alla ripetitività delle solite azioni è una lentezza di fondo che appesantisce la visione, magari se si fosse più puntato sull'aspetto horror splatter tralasciando per qualche istante quello più psicologico ne sarebbe uscito un prodotto migliore.

In fin dei conti rimane una pellicola da visionare, anche grazie alla buona recitazione della carter e bridgers già apprezzati in the woman.

Una piccola comunità (semi)isolata dal resto del mondo dedita ad un culto sanguinario. Impossibile evitare di venerare la forza soprannaturale nascosta sul fondo di una fangosa e profonda pozza situata nel bel mezzo del bosco. Questa misteriosa entità in cambio di salute ed agiatezza esige sacrifici umani. Per una volta le vittime non sono i soliti sprovveduti viandanti, bensì gli stessi membri di quell'agglomerato umano dedito alla caccia e alla vendita di alcol distillato clandestinamente.
L'identità del poveraccio di turno (offerto mediante sgozzamento da eseguirsi sul bordo della fossa) viene individuata da una sorta di sciamano, il quale guidato da misteriose visioni realizza brocche in argilla raffiguranti il volto della vittima.
Tutto bene finchè a non dover venire immolata è la giovane Ada, la quale occulta il manufatto nel bosco scatenando l'ira omicida dell'entità.
Horror rurale, in cui il tema della comunità alienata e dedita alla violenza non è poi così originale, semmai a colpire è l'orrore rappresentato dagli umani, spietati esecutori di feroci liturgie delle quali (fastidiosamente) poco o nulla viene spiegato.
Matrimoni combinati e rapporti incestuosi vengono accolti con il massimo candore, senza contare gli omicidi, atti orripilanti in cui i figli vengono uccisi sotto gli occhi dei genitori e viceversa
Purtroppo la quasi totale assenza di spiegazioni (alcune ravvisabili negli "infantili" titoli di testa) non gioca a favore di "Jug face", film dalla buona intensità drammatica ma carente di approfondimento soprattutto riguardo il tema soprannaturale.
Vengono in mente alcuni ingenui horror degli anni '80, mentre gli omicidi in soggettiva e le apparizioni spettrali di un ragazzo simile alla Sadako di "The Ring" non soddisfano le aspettative truculente/inquietanti.
Non brutto, ma sicuramente poco trascinante.

La fossa dà, la fossa prende. La fossa è un dio crudele per questa piccola comunità retrograda, un nucleo di poche famiglie ai margini della civiltà, che deve sacrificare periodicamente uno dei suoi membri alla fossa per riceverne salute e protezione. Un equilibrio perverso che sfocerà in un sanguinoso caos quando l'alleanza verrà spezzata.

"Jug face" non eccelle in originalità. Il cast è comunque convincente, con la brava e semisconosciuta Lauren Ashley Carter e il valido Sean Bridgers, peraltro già visti insieme nel buon "The woman" (Lucky McKee, 2011).
E' un film ben fatto nel tenere viva l'attenzione dello spettatore, tra curiosità e violenza, ma è un po' fragile in certi frangenti in cui non mostra e non dice: minimalista negli effetti, zoppicante nella storia, piatto nel finale.

Il tema delle comunità/sette vincolate ad un credo pagano (o comunque non esattamente ortodosso...) percorre il cinema in lungo e in largo, in lavori anche migliori di questo. Si pensi a "The village" (2004) o "The wicker man" (l'originale del 1973 e il rifacimento "Il prescelto" del 2006 con Nicholas Cage), ma anche a "La fuga di Martha" (2010) o "The sacrament" (2013), che però analizzano maggiormente la componente psicologica che quella dell'orrore.

Una visione non eccellente ma onesta: nulla di più.

Discreto horror diretto da Chad Crawford Kinkle nel 2013.
La trama anche se non particolarmente originale ed anche un po prevedibile in alcuni momenti riesce a farsi seguire con interesse fino ad un discreto finale.
La regia è abbastanza curata e la recitazione è tutto sommato convincente,piuttosto mediocri invece gli effetti speciali.
Mi ha piacevolmente sorpreso,merita una visione.

Non male questo "Jug Face", che pur non sbalordendo per effetti speciali o colpi di scena, riesce a farsi seguire con discreto interesse fino alla fine.
L'immagine della ragazzina resta ben impressa, così come purtroppo anche il finale che personalmente non ho gradito.
Più che sufficiente nel complesso.

Il contesto della vicenda indubbiamente è stato affrontato in altre pellicole. Comunità chiuse e retrograde, dominate da un fanatismo religioso che pone delle regole a cui tutti i membri devono sottostare. Nel caso di Jug face l'inserimento dell'elemento horror si rivela piuttosto efficace. Un culto misterioso, quello della Fossa, a cui sono tutti fedeli senza se e senza ma, tranne l'unico personaggio che cerca di rompere per puro istinto di sopravvivenza rituali consolidati nel tempo attraverso il sacrificio umano ad una divinità che decide arbitrariamente chi deve essere sacrificato oppure salvato grazie alle sue acque curative. Non è una pellicola che fa gridare al capolavoro, ma ben curata dal punto di vista tecnico e ben caratterizzata nei personaggi. Nota positiva anche l'atmosfera di mistero che aleggia intorno a questo culto, scevro fortunatamente da eccessivi spiegoni, perchè l'orrore vero e proprio non scaturisce tanto dalle situazioni di "risveglio" della Fossa, quanto nell'orrore quotidiano che la Fossa stessa ha scolpito nell'animo dei componenti della comunità. Le scene più forti non sono tanto legate all'elemento puramente horror, ma in quelle dove tale elemento è assente, in cui tuttavia la violenza si manifesta in tutta la virulenza. Forse non potrà soddisfare a pieno il finale, però secondo me è perfettamente coerente con lo svilupparsi della vicenda.

L'idea della comunità retrograda che assume i contorni di una setta non è certamente originale.
Però quello che colpisce in questo film è la caratterizzazione dei personaggi, basti pensare a quello di Sean Young, madre ignorante, cinica e crudele, che bene si sposano con l'autonomia della storia, risultando a tratti cruda, feroce e visionaria.
Non ha grandi momenti di pathos e anche il fattore gore non viene evidenziato in maniera massiccia, ma l'atmosfera che si respira basta a farsi coinvolgere in una visione più che sufficiente.