kes (1969)

Uno dei primissimi film di Ken Loach che mostra gia' grande talento nel raccontare storie di chi sta ai margini della societa'.
Una societa' ottusa e piena di regole che non tiene conto dell'individuo ma che punta a formare le masse.
La pedina fuori da questo contesto è un ragazzo che viva un diasgio familiare e scolastico. L'unica sua valvola di sfogo è l'amicizia nata con un piccolo di un aquila ferito e incapace di volare.
L'allevare questo animale per lui non è un hobby, non ne parla infatti a domanda precise del professore, ma è probabilmente l'unico interesse di vita.
Finale drammatico che non lascia scampo a chi decide di non conformarsi alla mentalita' della "societa'".
Crudele ma bellissimo.
Chissa' cosa sarebbe stato nelle mani della Disney che voleva acquistare i diritti del libro ma inserendo un lieto fine...per fortuna l'autore ha rifiutato ed è nato "Kes"...

Muoversi all'interno di un contesto ambientale simile è realmente difficile perchè non c'è via di scampo. Sia l'ambito familiare e specialmente l'istituzione scolastica evidenziano fin da subito la loro ottusità e il carattere fortemente repressivo. Come Kes, Billy è un ragazzo "ammaestrato" ma non addomesticato nè instupidito da un ambiente che vuole già indirizzarti senza tenere conto di aspirazioni individuali. Casomai ottiene l'effetto opposto: creare individui rabbiosi, incattiviti e violenti dove l'alcool del pub diviene l'unica valvola di sfogo. Realistico e toccante, Kes contiene già tutti gli elementi di Family life.

Più poetica della poesia, è la morte della poesia, e più sentimento talvolta la fine di un sentimento. Ecco il falco ‘alto levato’, lassù, per avere provato un acuto dolore in terra; eccolo infine di sotto, atterrato, misero, costretto tra famiglie, sprofondare come cosa in mezzo all’immondizia.

A Loach non serve la rima per raccontare l’evasione effimera, breve d’un ragazzo dalla realtà cruda e affamata, né grandi metafore. La sua prosa, spoglia, è forse la soluzione più adeguata.