Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Pellicola che rappresenta, stilisticamente, il passagio di Fellini dalla fase neorealista a quella surrealista, portando in sè elementi e dell'una e dell'altra corrente. Il film si incentra sul viaggio di Massimo, giornalista di una testata scandalistica la cui vera ambizione è quella di scrivere un romanzo, all'interno della "dolce vita" romana, allo scopo di registrarne gli eventi e i fatti più significativi e salienti. Ma quello che scopre, al di là della patina sfavillante e tutta specchi e lustrini di questo mondo ai nostri occhi così lontano e irreale, è una dimensione fatua, artificiosa, infima e bieca, dominata da ipocrisie, opportunismi, ma anche da tanta mestizia e dolore per la perdita (consapevole e non) della naturalezza e della spontaneità dei rapporti umani, presenti invece nelle realtà sociali più umili. Il settimo giorno coinciderà con la presa di coscienza, da parte di Massimo, di questa perdita, testimoniata emblematicamente dalla sua incapacità di comunicare con una innocente ragazzina conosciuta precedentemente, ma di cui non riconosce il volto e non ode le parole.