Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Un grande film di Fellini, allo stesso tempo generazionale ed eterno. Rispecchia l'eterna complessità dell'animo umano, la sua perenne inaccontentabilità e allo stesso tempo ritrae la Roma degli anni sessanta, con i suoi eccessi la sua bigottità. Si delineano quindi, dei personaggi agli antipodi tra loro, del tutto contrapposti, da una parte: la diva (Sylvia), la fidanzata il padre la plebe tutti personaggi che vivono la propria vita con estrema leggerezza, ingenuità e superficialità dall'altra Steiner, Maddalena, gli intellettuali personaggi che pur vivendo la loro vita intensamente e con molta più profondità non riescono tuttavia a trovare la felicità ad accontentarsi di quello che hanno, trovando ogni genere di semplicità un "abbruttimento". Marcello non sa schierarsi, forse più orientato verso questi ultimi anche lui con la paura della pace di una vita semplice non degna di nota, dimenticato dalla società dal successo. Un gran bel film che tuttavia resta sempre un po' confusionario, perde un po' in immediatezza forse preludio di una crisi espressiva tanto bene espressa in 8 1\2 a cui secondo me rimane il titolo indiscusso di capolavoro.