Rèmy, cinquant'anni, divorziato, si trova all'ospedale. L'ex moglie Louise, chiama il figlio Sébastien a Londra per convincerlo a tornare a casa in questo momento. Sébastien prima esita, poi parte per Montreal per aiutare la madre e sostenere il padre.
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Dopo “Il declino dell’impero americano”, Denys Arcand ripropone la solita parata di intellettuali allupati e frustrati (e invecchiati), senza però quel piglio caustico e mordace che aveva caratterizzato l’opera dell’87. Più blando, dunque, ma comunque apprezzabile per le numerose (pure troppe) tematiche toccate e spesso enfatizzate dalla traboccante verbosità dei vari personaggi (ma il suo, piaccia o non piaccia, è un cinema incentrato sui dialoghi): si passa dalla critica sociale al fondamentalismo religioso e non (siamo in pieno post-2001), dall’amicizia all’amore filiale, dalle speculazioni sui cambiamenti generazionali ed epocali alla finale riflessione sulla morte, che offre pure la stura per inserire il tema dell’eutanasia. Insomma, tanta tantissima carne al fuoco, che viene proposta senza particolari approfondimenti, ma anche con leggerezza e senza moralismi: ed è questo il pregio principale dell’opera di Arcand. Forse eccessivamente osannato dalla critica, ma si tratta comunque di un film da vedere.