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E' interessante, perlomeno all'inizio, l'utilizzo simbolico di luci e colori che fa da sfondo ad una trama un po' plastificata ma che racconta comunque sentimenti veri di uomini e donne. LOLA è un film insolito per Rainer Werner Fassbinder il quale, allontanatosi dal surrealismo metropolitano, stava per imboccare un nuovo sentiero onirico, lasciandoci un ulteriore motivo di rammarico per la sua dipartita.
Un film sicuramente ancora attuale, per la descrizione di una società in cui politica ed economia si intrecciano e sono entrambe corrotte e disoneste. Uno dei film meno duri di Fassbinder, quasi una commedia, se non fosse per la visione completamente negativa della società e della natura umana. Bellissima fotografia.
Commedia amara e cinica sulla corruttibilità umana ambientata nella Germania anni '50. Ennesima protagonista femminile difficile per Fassbinder, questa volta interpretata da Barbara Sukowa, che divide il centro della scena con un grande Armin Mueller-Stahl, amante nemico. Nel cast, azzeccato, anche alcuni dei fedelssimi del regista, ad interpretare personaggi di contorno insolitamente sobrii o comunque leggermente meno esuberanti del solito. Storia e sceneggiatura scorrevoli, dialoghi funzionanti e finale beffardo. Non sarà il miglior film del regista, ma si lascia guardare tranquillamente.
anacronistico quanto volete ma Fass e Fass, ovvero uno che ha sacrificato la propria vita al mezzo cinematografico, uno che al proprio funerale ha fatto suonare i classici del rock a tutto volume. Nazismo, kitsch , omosessualità, emarginazione sociale, derive balzachiane, iperrealismo melodrammatico ma capace della grandeur di un Orson Welles, anche questo lola è profondamente disilluso, ne ha sbagliati davvero pochi il maestro .
Lola fa la prostituta in un bordello durante gli anni '50. Si ritroverà coinvolta in una storia di sesso e potere che, a suo modo, troverà un lieto fine. Questo, dopo "Il matrimonio di Maria Braun", è il secondo film di Fassbinder sulla Germania post-nazista, raccontata attraverso le vicende di una protagonista femminile. Nonostante la pellicola trasudi il consueto cinismo dell'autore, la storia è meno amara del capitolo precedente, e ci si affeziona più sinceramente ai suoi personaggi.
Chiude il filone sulla germania bellica e post bellica (mi riferisco alla seconda guerra mondiale), di fatto è però quasi più riconducibile a 'la terza generazione' per certe tematiche, tra cui sicuramente un certo Bakunin-pensiero assolutamente improponibile nell'uomo o negli uomini artefici di una ricostruzione socio-politica. La sfiducia di Fassbinder si esplica attraverso un uomo che apparentemente si configura come ripropositore di un ordine morale e ideologico del tutto mancante in una città gestita da impostori corrotti, ma che in realtà viene smascherato: anch'egli soffre di debolezze morali che lo equiparano agli altri. Un vero e proprio livellamento insomma, in cui a livello di facciata 'trionfano' tutti, rappresentati dalle parole finali di Von Bohm. Quest'ultimo realizza il suo sentimento, assoggettando i suoi pseudointenti di grande artefice che non si abbassa difronte a nulla. I potenti della città possono continuare a speculare e a fare i loro sporchi giochi in tranquillità, senza bastoni fra le ruote. Lola, vero ago della bilancia (o solo pretesto? simbolo?) realizza i suoi sogni di libertà, una libertà che diviene 'legale' ma che di fatto, moralmente, non guadagna nulla. Eh già, perchè in realtà, nella profondità della questione, chiaramente perdono tutti e perde tutto. Il pessimismo radicale di Fassbinder dipinge il quadro complessivo con molta lucidità, ma si ha l'impressione che manchi qualcosa, una certa incisività, forse è tutto fin troppo lineare, e i protagonisti non propriamente avvincenti, per quanto la Sukova, brava e scatenata, renda bene il suo personaggio. Certo gli aspetti che rendono il film una farsa prendono il sopravvento. Preferisco film più spietatamente crudi del regista, per quanto in realtà il citato 'la terza generazione', che ha un finale simbolicamente simile a quello di 'lola', mi sia piaciuto anche molto.
Fassbinder con la sua regia eversiva mette in scena una sorta di post-atomick-cabaret con un grande uso di sopistyc camera a fianco del più mero carrello dilatatore. Non posso esimermi dall'apprezzare tale scenografia arrangiata alla stregua di Godard livello 1, quasi 2. KLo consiglio solo ai fan del pretty-womanismo.