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Il gruppo e la coesione di esso sono gli aspetti che determinano nella misura maggiore il raggiungimento di un obiettivo. Una concezione molto diversa e presente nella mentalità giapponese, lontana dallo spirito prettamente tayloristico dell'organizzazione occidentale, in cui vige una minore conflittualità e una maggiore collaborazione tra operai e vertici dell'azienda. E' indubbio che il contesto bellico di fondo influenza la pellicola nella propaganda a cui anche il regista giapponese deve sottostare, evidenziando in misura minore l'importanza di un riscatto femminile in una società che le penalizza oltremisura, ma comunque esaltando l'individualismo del caposquadra Watanabe, vera e propria anima del gruppo di operaie, dalla dedizione quasi maniacale al dovere sociale che viene prima anche dei suoi affetti familiari. Ponendo quindi l'attenzione sul gruppo ma esaltando anche la figura individuale Kurosawa ha voluto creare una pellicola nell'intento di non avere noie di censura, cercando tuttavia di dare nei limiti del possibile, un tocco più personale e intimo.
Uno dei primissimi film di Kurosawa, credo sia l'unica pellicola a sfondo bellico -la seconda guerra mondiale- del regista, giovane ma già maturo nell'analisi etica dell'animo umano, in questo caso tutto al femminile, giovani operaie impegnate in estenuanti turni straordinari di lavoro in una fabbrica di lenti per uso militare. Tecnicamente non eccelso ma sicuramente un buon film, già allora usava una struttura narrativa con piccoli flashback, qualche immagine onirica, un tocco di ironia ma appunto ciò che si sente maggiormente, è quell'attenta e acuta indagine interiore che pochi come il maestro giapponese sapevano fare. A quanto pare non sono in molti ad aver visto questo film, è bello non poter essere disquisito.