Nel villaggio di Anarene, Texas, tra le effervescenze sessuali dei più giovani, le frustrazioni dei quarantenni e le nostalgie degli anziani, il confine tra noia e dramma è sempre più labile. Siamo nel 1951 e l'educazione alla vita del giovane Sonny è tutt'altro che facile.
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Il film racconta con sguardo impietoso la provincia americana degli anni ’50, secondo me con eccessivo senso drammatico la storia trasmette a tratti un profondo senso di angoscia per la frustrazione e insoddisfazione continue dei protagonisti; a tratti annoia a causa di sequenza ridondanti, dell’ inespressività di alcuni attori, Bottoms su tutti,e di dialoghi poco incisivi. Sa di già visto, impressione forse accentuata dalla scelta registica del bianconero, dall’inquadratura monocorde del paesaggio, delle situazioni contingenti narrate. Mi sono invece commossa nella scena della proiezione dell’ultimo spettacolo, appunto( chi non ha riconosciuto “Fiume rosso” con J.Wayne) prima della chiusura dell’unico cinema della cittadina, simbolo della fine di un’epoca( quella d’oro di Hollywood) e dell’inizio di un’altra( televisiva, purtroppo).