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C'è un po' da dire su "Mabel at the Wheel". Ad oggi, quando si vanno a riguardare i vecchi corti della Keystone con Chaplin si tende ovviamente a considerare sempre e solo lui come protagonista assoluto, li si va a recuperare appositamente per vedere lui in azione, ed è comprensibile ed è quello che faccio anche io; si tende automaticamente a fare ciò anche riguardo ai cortometraggi che ancora non scriveva e dirigeva Chaplin e nei confronti dei quali non aveva un particolare controllo artistico, anzi non ne aveva proprio a volte e nei quali i protagonisti erano altri grandi nomi della Keystone. Andando a recuperare anche i film nei quali recitava soltanto, diretti da altri, bisogna accettare di non vedere sempre Chaplin come protagonista. "Mabel at the Wheel" è un film scritto, diretto (assieme a Sennett stesso) e interpretato da Mabel Normand, è un film tutto suo e del quale è ovviamente la stessa assoluta. Vedendolo, si deve essere consapevoli di guardare un film di Normand non di Chaplin. E in quanto corto (a due rulli quindi venti minuti di film, ben più lungo della media) di Mabel Normand, una che aveva verve e notevole talento comico ed espressivo, è anche molto carino ed è ovviamente un esempio di gustoso "potere alle donne", con Mabel nelle vesti di una tostissima eroina della situazione, che guida una macchina da corsa in una gara al posto del suo fidanzato, che resiste ai veri e propri attentati del cattivo e vince, venendo portata in trionfo, dopo ovviamente aver preso mazzate e averne restituite il doppio al proprio persecutore. La chiave comica permetteva una libertà e una splendida parità di genere nei rapporti (e nelle botte) che purtroppo non si trova altrettanto facilmente altrove (e non solo nel '14, eh). Tutta la parte della corsa all'epoca deve essere stata decisamente avvincente per gli spettatori, tra l'altro, anche se oggi è impossibile recuperare quelle sensazioni, il che finisce per rendere quella parte troppo portata avanti per le lunghe o meglio finisce per farla sembrare come tale agli occhi di uno spettatore odierno. Insomma, il vero problema del film è proprio Chaplin. Meglio, non Chaplin in sè, ma il ruolo nel quale è costretto e qui la responsabilità è di Normand e di Sennetti. Se devi limitare il talento vulcanico di uno così facendogli interpretare un banalissimo villain che fa il verso ad un personaggio di un attore che non vale un'unghia di Chaplin come Ford Sterling, allora chiama un altro che fai prima. Poi ci credo che Chaplin durante le riprese si è incàzzato e si rifiutava di lavorare, litigando aspramente con Mabel Normand. E qui il problema è evidente: i galli nel pollaio. A quanto pare Normand si rifiutava categoricamente di ascoltare i suggerimenti di Chaplin riguardo il proprio personaggio, quello del villain, cosa che mandò ai matti il Genio britannico. Alla fine fu Sennett a fare da pacere e i due riuscirono a portare a termine le riprese. Ora, Normand qui era il "gallo" dominante, era il suo film e anche giustamente suo era il controllo; probabilmente però e sottolineo il probabilmente, Normand si sentiva minacciata nella sua leadership artistica da una presenza che chiaramente diventava sempre più ingombrante, e il genio vulcanico se temi possa minare il tuo controllo sulla tua opera o lo sfrutti a tuo vantaggio o lo boicotti... A questo punto, però, ripeto che era meglio non chiamare proprio Chaplin per questo ruolo. Lui il genio che settimana dopo settimana diventava sempre più insofferente verso ruoli così limitati e verso la sua scarsa partecipazione "produttiva" alle pellicole, lei la grande stella alla Keystone fin da prima dell'arrivo di Chaplin, una delle prime "grandi potenze" femminili dell'epoca del cinema muto, quando molte attrici, produttrici, imprenditrici erano diventate personalità potentissime nello star-system e in tutto il mondo cinematografico, Normand compresa. Due personalità fortissime, che hanno avuto anche un'ottima intesa almeno recitativa (Chaplin la stimava come partner d'azione) e che qui tuttavia si scontrarono totalmente, l'una non disposta a cedere all'altro anche solo parte del controllo artistico. Non tutti i mali vengono per nuocere: da qui Mack Sennett si rese conto che era arrivato il momento di liberare Chaplin da un giogo che ormai gli stava sempre più stretto e lo stava criminalmente limitando, decidendo di cominciare d'ora in poi di affidare a lui anche la scrittura e la regia delle pellicole che lo avrebbero visto protagonista, dandogli il pieno controllo artistico dei suoi film. Mabel Normand avrebbe continuato a recitare spesso assieme a Chaplin, sia in film diretti da lui, sia in altri titoli diretti da lei, per tutto il 1914.
La Mabel al volante è anche quella alla regia nel decimo film di Chaplin. Vale la pena ricordare il nome di Mabel Normand, la "Charlot Femmina", collaboratrice frequente di Chaplin nel primo periodo della sua carriera e questa è la loro seconda collaborazione dopo "La strana avventura di Mabel". Chaplin sveste ancora una volta i panni del suo Tramp (ma non del tutto, rimangono bombetta e bastone) per vestire quelli di un villain a tutto tondo che tenta di sottrarre la donna ad un altro uomo, inizialmente facendo sfoggia della sua bravura in moto (e mandando la donna nel fango) e poi tentando di sabotare la gara automobilistica. Inutile dire che i suoi piani andranno in fumo nonostante il rapimento del corridore, difatti sarà proprio la donna a vincere la gara. Anche qui nulla di speciale ma neanche di così pessimo, all'epoca doveva essere molto interessante vedere comiche del genere, oggi ovviamente perdono molto almeno queste prime di Chaplin. Ma è strano notare come, nonostante gli anni, anche le donne prendono le botte e allo stesso tempo le danno. E vincono anche. E fanno la regia.