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Dopo lo sconvolgente Dogville, ritroviamo una Grace in cerca di redenzione alle prese con l'educazione alla libertà in un villaggio in cui la schiavitù è ancora legge, a settant'anni dalla sua abolizione. Grace (gli USA) cerca di redimersi dai guai combinati a Dogville e lo fa con uno zelo invidiabile, sorretta da grande forza di volontà e idealismo... e supportata da un bel manipolo di uomini armati, che fanno diventare il piccolo paesello una sorta di protettorato. E, nonostante trovi abominevole la legge scritta dall'anziana "padrona" del villaggio, ne viene influenzata e la sua opinione sulle persone non è scerva dai pregiudizi provocati dai suoi predecessori. Manderlay è un film più politico di Dogville; i temi trattati sono molti, ma il fondamentale si risolve in un quesito molto attuale: è giusto "esportare" la libertà e la democrazia, in nome di un millantato senso di responsabilità? E' giusto imporre il proprio modello di comportamento come se fosse il migliore? A che risultati porta tutto ciò? La risposta che ci dà Von Trier è quanto di più pessimista si possa immaginare... e di sicuro il film fa riflettere.
Tuttavia, manca il carisma di Nicole Kidman, manca l'effetto sorpresa che colpì nel primo film della trilogia, il modello narrativo è assolutamente identico. Aspetto il terzo capitolo.