Un percorso misterioso, dove la realtà si confonde con il mistero, il sogno, l’amore, la morte... Una macchina procede lentamente nella famosa Mulholland Drive con a bordo una bruna fatale. La donna non è sola, qualcuno le sta puntando addosso una pistola. Ma il destino è più veloce, dalla direzione opposta, spunta un bolide che travolge la vettura.
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Un sogno. Un lungo, splendido e terribile sogno. Questo è Mulholland Drive. Dopo averci illusi con la normalità di "Una storia vera", Lynch sforna un'altra allucinazione pazzesca.
Per oltre un'ora e mezza quello che vediamo è una commedia satirica su tutti i mali di Hollywood: corruzione, raccomandazioni, nepotismo e chi più ne ha più ne metta. Quando invece la scatoletta viene aperta e cade a terra, si sprofonda in un autentico incubo. Peccato che quell'autentico incubo sia invece la realtà, quella della povera Diane attricetta fallita pazza d'amore e di gelosia, che nei suoi sogni trova l'amore e fa passare le pene dell'inferno al suo rivale, mentre invece nella realtà non riesce ad accettare il fatto di essere stata abbandonata e reagisce con ferocia inaudita, e quando si pente è ormai troppo tardi.
Non è stato affatto facile per me riuscire a comprendere fino in fondo questo film, per riuscirci l'ho visto quattro volte, e penso che ce ne saranno altre. Capolavoro assoluto, che anticipa Inland Empire.