nel mezzo della notte (1959)

Storia di un amore romantico nato per caso ed osteggiato dalla rigidità borghese delle famiglie del tempo: Mann è bravo a dare un pò di respiro all'origine teatrale del plot incastonando il racconto nella dimensione quotidiana della metropoli, tra fabbriche, bar e locali notturni. Ma resta - e non è una critica - un film di attori e nei film di attori le performance personali contano quasi sempre più della vicenda stessa. Tra questi è la Novak ad avermi impressionato di più nel suo disegno di donna fragile ed indecisa: una delle prove drammatiche migliori della sua carriera ( forse in assoluto la migliore ).

Un ritratto affatto banale di solitudini quotidiane, esempio tra i meglio riusciti di quel "neorealismo americano" di cui Paddy Chayefsky, autore del soggetto (e prima ancora di "Marty" e "Pranzo di nozze"), fu indiscusso maestro. "Nel mezzo della notte", sotto la sua impostazione teatrale (che si traduce sullo schermo in una certa lentezza) e il suo tema vagamente scabroso, si rivela un film profondamente drammatico e, al contempo, di disarmante realismo. Mi ha molto colpito la sincerità con cui sono stati resi i due caratteri principali, senza nessuna intenzione di renderli "politicamente corretti", così come mi ha commosso l'epilogo, perfettamente rispettoso di una poetica in cui l'ordinarietà si accetta ma a costo di viverla senza omologazione e preconcetti. Delbert Mann si conferma abile bozzettista di geometrie psicologiche e superbo direttore d'attori: magnifico Fredric March ma assolutamente splendida e intensa Kim Novak in un ruolo non facile, reso con mille sfaccettature. Dispiace solo che in Italia circoli in una copia che grida vendetta...

E' evidente il referente teatrale - del resto onnipresente nell'intera filmografia di Mann - ma Friedric March è talmente gigantesco da superare qualsiasi critica. Una storia che potrebbe rievocare alla lontana il nostrano testo Sveviano, "Senilità", con le attenuanti e i cambiamenti del caso.
La Novak non è abbastanza peccaminosa e fatale, ma forse la parte la volevano proprio così