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PATTY HEARST è un vero gioiello di messinscena ed una delle migliori espressioni dell'estetica di quegli anni: a partire dalla fotografia anni 80 fatta di sagome d'ombre e luce, molto alla moda, ne esce fuori un'estetica incredibilmente minimalista, quasi surrealista, che "danza" magnificamente con la dimensione rivoluzionaria del film. Il problema, o ciò che vanifica quanto detto, è però tutto il resto, perché Paul Schrader tende sostanzialmente a stare dalla parte dei terroristi di cui parla e, aldilà dei non pochi problemi etici che si porta dietro, ciò cancella le sfumature e le sfaccettature necessarie ad un film così controverso. Elementi importanti, su tutti l'ipocrisia o la pazzia della protagonista, vengono trattati molto male.