Il commentatore televisivo di una grossa rete nazionale di Los Angeles, Howard Beale, stanco e sfiduciato, viene condannato all'eliminazione poichè l'indice di gradimento è sceso di troppo. Tuttavia, prima di congedarsi, senza preavviso ai colleghi e ai superiori, Beale annuncia il proprio suicidio davanti alla telecamera.
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VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO: Miglior attrice straniera (Faye Dunaway)
VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior regista (Sidney Lumet), Miglior sceneggiatura (Paddy Chayefsky), Miglior attore in un film drammatico (Peter Finch), Miglior attrice in un film drammatico (Faye Dunaway)
"Tu sei la televisione incarnata Diana: indifferente alla sofferenza, insensibile alla gioia.(...) Sei la pazzia furiosa."
Network è uno dei film cardine del cinema americano anni 70 e senz'altro uno dei capolavori del cinema di Lumet, che di quel cinema è stato uno dei maggiori artefici. La sceneggiatura di Paddy Chayefsky è perfettamente in equilibrio tra i dialoghi cinici dei personaggi (in primis la spietata Diana/Dunaway) e i monologhi infuocati e inalberati del pazzo Howard Beale/Peter Finch, il grande protagonista e mattatore del film, nonostante non sia sempre in scena, in una delle più esaltanti permormance recitative di tutti i tempi.
Accanto alla trama principale che ha il suo centro nelle esibizioni del "pazzo profeta dell'etere" c'è lo snodo delle vicende sentimentali dell'ex direttore del canale Schumacher/William Holden con l'avvenente capo del management Diana Christensen, con tutti i rimorsi e le crisi di coscienza del primo che cozzano contro l'arroganza e l'arrivismo della seconda. Quinto potere è un disarmante atto di denuncia nei confronti dei meccanismi perversi e mistificanti della televisione, denudata nel suo essere essenzialmente uno strumento in mano dei potenti e utile ai loro scopi di arricchimento e successo.
L'invito a inc.azzarsi che ci giunge da Howard, il suo aizzarci contro il potere della televisione per conquistare l'emancipazione, ribellandoci alla nostra disumanizzazzione, e denunciando il carattere illusorio della democrazia, sarà destinato all'insuccesso perchè permesso da leggi televisive che, così come hanno determinato un fenomeno, lo possono condannare in quanto non più efficace per i loro scopi, in nome di una volubilità mediatica che è specchio di un'umanità meschina, opportunista e senza valori. E il finale giunge spietato, in una sorta di perversa realizzazione degli iniziali propositi suicidari di Howard Beale. Il sistema schiaccia gli individui.
"Ho esaurito le *******, e ******* sono tutte le ragioni che troviamo per vivere, e se non riusciamo ad avere ragioni nostre, ricorriamo alla ******* di Dio."