re della terra selvaggia regia di Benh Zeitlin USA 2012
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re della terra selvaggia (2012)

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locandina del film RE DELLA TERRA SELVAGGIA

Titolo Originale: BEASTS OF THE SOUTHERN WILD

RegiaBenh Zeitlin

InterpretiDwight Henry, Quvenzhané Wallis, Jonshel Alexander, Marilyn Barbarin, Kaliana Brower

Durata: h 1.31
NazionalitàUSA 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2013

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Trama del film Re della terra selvaggia

Hushpuppy è un'intrepida bambina di sei anni che vive con il padre Wink in una comunità ai margini del mondo. Quando Wink contrae una misteriosa malattia, la natura impazzisce: la temperatura aumenta, le calotte di ghiaccio si sciolgono, arriva un esercito di creature preistoriche chiamate "auroch". Con le acque in aumento, l'arrivo degli auroch, e il peggioramento della salute di Wink, Hushpuppy decide di andare alla ricerca della madre perduta.

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Voto Visitatori:   6,93 / 10 (50 voti)6,93Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Re della terra selvaggia, 50 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  20/10/2013 23:57:28
   5 / 10
Tanti sono i film sulla crescita e sulla difficoltà di affrontare i problemi che la vita ti pone, Re della terra selvaggia è a metà strada tra Il Paese delle creature selvagge di Jonze e Il labirinto del fauno di Del Toro.
Eppure per quanto il film non manchi di poetica soprattutto con il suo stile documentaristico e la splendida colonna sonora, è difficile entrare in empatia con questi personaggi, con il loro mondo e con la loro follia.
Forse si vuole affrontare il rapporto uomo natura, padre figlio, uomo modernità, eppure le persone restano lontane e il didascalismo della voce fuori campo della protagonista e fin da subito stucchevole.
Certo è un'opera prima imponente, ma stranamente fredda e se non si fa uno sforzo di comprensione si cade subito nel soporifero.

3 risposte al commento
Ultima risposta 30/10/2013 19.47.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  03/10/2013 14:11:30
   6½ / 10
Dramma visto dagli occhi di una bambina, un padre scortese ma innamorato della sua piccola e l'immaginazione di Hushpuppy. Film quindi sensibilizzante e dalla bella morale. Ma non mi ha preso fino in fondo. Direi che il problema principale di questo film è che non decolla. Non decolla proprio e i bei sentimenti si fermano lì, senza appassionare veramente.
La telecamera a spalla è stata una scelta un po' discutibile, non fastidiosa ma non adatta a questo tipo di film. Inoltre la colonna sonora l'ho trovata davvero poco ispirata.
Credevo fosse molto più bello. Punta di delusione.

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/10/2013 21.02.42
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vittorioM90  @  31/08/2013 15:00:54
   9 / 10
"So di essere un piccolo pezzo di un grande, grande universo, perfettamente incastrato nel resto...
L'intero universo è fatto di tanti piccoli pezzi incastrati insieme. Se un pezzetto si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo cade in pezzi…"





"Beasts of the southern wild", lungometraggio d'esordio (ripeto: D'ESORDIO!!) di Benh Zeitlin, uscito quest'anno al cinema, dopo aver trionfato al Sundance film Festival, aver vinto la Camera d'or a Cannes nella categoria "Un Certain Regard" (ed essersi guadagnato anche diverse nomination agli oscar), è l'ennesima dimostrazione di come anche con un budget ridotto ed attori non professionisti è possibile creare un'opera di innegabile bellezza.

Il film che si configura come un "romanzo di formazione", in pratica è la storia di Hushpuppy, una bambina afroamericana di 6 anni che vive in piena povertà in una zona della Lousiana che sta per essere inondata, chiamata la "Grande Vasca" insieme al padre malato e morente. La sua è una lotta per la sopravvivenza, una continua ricerca di un modo per cavarsela da sola in un mondo sempre più ostile. Hushpuppy non può permettersi di restare indifesa, deve crescere al più presto, diventare velocemente adulta.


L'inizio del film è da favola. Anzi, da brividi. Sin dai primi frangenti è una meraviglia per gli occhi e per l'anima, ma è il solo il buongiorno che si vede al mattino di una pellicola che sarà eccezionale per tutti i suoi 90' di durata. Le primi immagini ci proiettano subito in un altro mondo (sembra l'Africa centrale ed invece siamo nel profondo sud degli Stati Uniti, sul delta del Mississippi in Louisiana)... e così accompagnati dai monologhi fuori campo della piccola protagonista e dal rumore dei battiti del cuore degli animali che Hushpuppy ama ascoltare, iniziamo il nostro viaggio che ci porterà a intimo contatto con la natura e con un'umanità che, pur vivendo emarginata, è costretta a conservare la speranza per continuare a lottare per la vita. Se non bastasse, presto si passa dalla dimensione realistica a quella mitologica, quasi onirica... dal nulla entriamo nell'immaginazione della piccola e così compaiono i ghiacciai che si sciolgono e bestie feroci che marciano... e si resta indifesi, ma stupefatti.

Centrale, ovviamente, è il rapporto padre-figlia, sviscerato in tutti i suoi lati positivi e negativi. Hushpuppy cresce seguendo gli insegnamenti del papà, ma anche trovando la forza talvolta di fare di testa sua. Tra i due protagonisti, però, non c'è mai una scena banale.

E comprensibilmente, in un film del genere non manca la malinconia, ma non è di quella angosciante, straziante... al contrario, è una malinconia che fa solo da sottofondo al nostro percorso all'interno del film, che Behn Zeitlin ci trascina a compiere, insieme alla protagonista: una sorta di viaggio spirituale, al termine del quale non possiamo non sentirci in qualche modo arricchiti.

Per tutto il film siamo in mezzo agli alberi ed alla miseria, all'acqua e alla sofferenza fisica, alla sporcizia e alla fame, al fango e alle lacrime, a baracche di legno e vecchi indumenti sgualciti... Ed il bello è che i ricchi Stati Uniti d'America sono soltanto a poche miglia di distanza, al di là del cemento della diga. Sembra quasi impossibile... Ma il regista non calca la mano. La sua telecamera, spesso all'altezza degli occhi della bambina, si limita ad esplorare quei luoghi, in maniera quasi timida come se non volesse disturbare, se in qualche modo avesse paura. Si limita a raccontarci le emozioni per immagini... (e sapete bene che è proprio quello che prediligo in un film).

Alcune sequenze sono da 'pelle d'oca': in primis quella dell'uragano, dove la forza distruttiva della natura sia schianta sul riparo in legno dei protagonisti. Le sensazioni si mischiano: c'è il timore negli occhi della bambina, c'è la quasi follia del padre che si mette a sparare al cielo gridando contro la natura ed ancora una volta ci ritroviamo persi un'altra dimensione con l'improvvisa comparsa delle zanne di una creatura preistorica. Quando riapriamo gli occhi, tutto è allagato...e ai due protagonisti non resta che una barca come abitazione... (solo per citare una delle scene più emozionanti)...ma quella non è la fine. Niente è perduto, bisogna soltanto farsi forza, stringere i denti, gridare e ripartire con una forza vitale ancora più grande. Dopo quell'uragano si assiste così progressivamente al risorgere di una comunità, che non ha certo intenzione di arrendersi e smettere di vivere. E quell'energia, nelle feste, nei canti degli ubriachi, finisce per contagiarsi, rendendo il coinvolgimento spettatore-film sempre più potente.

Da brividi anche le sequenze dedicate a quella madre che vive soltanto nel ricordo del padre e nell'immaginazione della piccola. Quando compare sullo schermo, la mamma, sempre inquadrata di schiena, senza mostrarne il volto, dona inevitabilmente luce alle immagini...

E' un film che prosegue sui binari del ciclo della natura, senza risparmiarci la malattia o la morte, ma mostrandoci la vita in tutte le sue più disparate forme, senza nasconderci la disperazione, ma trasmettendo al contempo un immenso messaggio di speranza...
Una bella fiaba contemporanea che sa come aprirti il torace e stringerti in cuore...

Così, senza svelare nient'altro della trama, dico solo che una volta giunti ai titoli di coda non si può che applaudire il trentenne Benh Zeitlin, perché in questa pellicola non c'è quasi niente di sbagliato. Storia originale e coinvolgente, sceneggiatura impeccabile, fotografia di grande livello, colonna sonora perfetta capace di suscitare le giuste emozioni al momento giusto! Non resta che chiederci quale dannato gioco di prestigio sia riuscito a compiere il regista, per donare all'opera un'atmosfera così magica, senza costosi effetti speciali.

E' certo che di talento ne ha da vendere e da lui non possiamo che aspettarci grandi cose in futuro. Ma non deve lasciarsi intrappolare da Hollywood dopo questo inaspettato successo e le nomination agli oscars...
In ogni caso, per ora possiamo soltanto ringraziarlo per un film così.


Consiglio: guardatelo in lingua originale con i sottotitoli per un' immersione più completa.

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Ultima risposta 03/10/2013 15.30.30
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ostix  @  20/03/2013 23:40:45
   2 / 10
Film finto documentario che racconta una storia inverosimile di un gruppo di emarginati che occupano abusivamente una laguna di uno stato del sud (degli stati uniti , non si capisce)

Trama inesistente, telecamera in spalla per tutto il film che provoca nausea e malessere (evidentemente effetto voluto dall'autore), finale insipido, morale misteriosa, messaggio globale dell'opera molto confuso.

Personalmente il tipico film che bollo come opera per appagare il proprio ego intellettual/radical/chic di chi forzatamente deve vedere e raccontare di andare al cinema per non vedere un blockbuster.

A vent'anni da quella porcata de "Il sapore della ciliegia" ci sono ricascato...

Il cinema è un altra cosa, la poesia anche.
Non buttate inutilmente due ore della vostra vita, sul serio.

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Ultima risposta 20/03/2013 23.44.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR jem.  @  28/02/2013 21:30:27
   9 / 10
Letteralmente un film incantevole dove l'incastro tra fantasia, magia, oggettività e realtà è sapientemente amalgamato. L'unica nota stonata a mio avviso è la voce della bambina che non si può proprio sentire.

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Ultima risposta 28/02/2013 21.37.17
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  22/02/2013 12:43:30
   8½ / 10
Belo e toccante questo racconto in bilico tra la più cruda realtà della Natura e una fanciullesca immaginazione.
Un film potente sin dalle prime scene, una protagonista incredibile e un paesaggio che non smette di stupire ad ogni inquadratura.
La sceneggiatura è semplice e decisamente riuscita, gli attori pressoché sconosciuti sono davvero tutti molto bravi, la colonna sonora è bella anche se a tratti invasiva.

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Ultima risposta 25/02/2013 08.44.54
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  21/02/2013 11:11:30
   9 / 10
Impossibile non provare un certo disagio da occidentale borghese post-moderno nel fruire di un'opera che è palesemente fuori da questi schemi ideologici. Il mondo di Hushpuppy, benché parte del nostro, non ci appartiene.
E' un film diverso dagli altri, non discutiamo. A volte sembra uscire completamente non solo dagli schemi culturali, ma proprio dallo schermo, dai bordi dell'inquadratura tanto è quel che ha da raccontare. Per certi versi mi ha ricordato "L'ultima onda" e "Mosquito Coast" di Weir, ma quelli erano film diversi, forse più adulti. Il regista non perde mai il contatto visivo con la bambina, forse per paura che ci scordiamo che questo è un film gigantesco, ma legato indissolubilmente al mondo dell'infanzia. Credo che l'analisi della recensione abbia detto tutto quanto era da dire, quindi vorrei aggiungere del mio.
Il film non è del tutto riuscito. Lo dico con massimo rispetto, poiché è bellissimo e mi è piaciuto molto. Ma non è esente da pecche: a volte l'ho trovato retorico. Di norma apprezzo la retorica, ma non quando stride molto con il resto del film. Sembrano convivere due anime: una, selvaggia e affascinante, come la mamma invisibile di Hushpuppy. L'altra, quella del mondo oltre la diga. Quel mondo tanto deprecato è entrato, con la sua estetica prevedibile e rassicurante, in uno dei pochi film veramente puri della storia del cinema. Un film immediato e fuori da ogni logica, come i numeri sui pannoloni dei bambini durante una gara di velocità neonatale. Ma certe musiche mi hanno disturbato (e forse ce ne sono troppe in generale) proprio perché rassicuranti, proprio perché me le aspettavo, con quelle note e con quegli strumenti a eseguirle, in quel momento preciso della narrazione. Certi dialoghi, certe scene vagamente sensazionalistiche, su tutte quel "niente lacrime!" finale che ci stava certo, ma semplicemente l'ho trovato "brutto" rispetto ad altre immense scene, originali e imprevedibili, come quella delle donne che ballano con le bambine, del vecchio marinaio che mangia i biscotti al pollo, dell'uragano, del" funerale", e degli stessi personaggi, specialmente i comprimari (su tutti il mitico Tricheco), uomini di cui fatichiamo a tratteggiare inconsapevolmente (lo facciamo sempre) un profilo psicologico. Le stesse straordinarie musiche sono rovinate (si fa per dire) da altre che sembrano uscite dal peggior film hollywoodiano. Raccontare l'infanzia è qualcosa di veramente arduo, per certi versi mi ha ricordato "Piccoli fuochi" di Del Monte, perché sono film che hanno come dire lo sguardo giusto. Credo che "lo sguardo giusto" sia il motto che più mi si addice per questo film. Uso un improbabile dativo etico, "mi si addice". Non ho l'arroganza di attribuire i miei criteri a un film così libero e intelligente, io l'ho guardato in questo modo, ed è stato sicuramente molto bello.

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Ultima risposta 22/02/2013 17.39.44
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kerkyra  @  11/02/2013 10:53:10
   5 / 10
film decisamente sopravvalutato e un pò noiosetto con tutti quei sermoni ambientalisti...

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Ultima risposta 13/02/2013 01.57.33
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