Rocky Balboa vivacchia a Filadelfia, riscuotendo i crediti di un usuraio italo-americano e vincendo qualche piccolo incontro come pugile dilettante. Con l'aiuto di un saggio allenatore accetta per amore di Adriana e per una borsa di 150000 dollari la sfida del nero Apollo Creed, campione dei pesi massimi, proponendosi non di vincere, ma di arrivare alla 15a ripresa.
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Oramai rinomato e molto conosciuto cult sportivo-drammatico, "Rocky" è sicuramente il film migliore della saga ultra-stereotipata e prolissa dal titolo omonimo, ben diretto da J. G. Avildsen e interpretato in modo convincente da un bravo Sylvester Stallone e da Talia Shire e Burt Young. Alcune situazioni sono piuttosto inconcluse e magari, con un montaggio più accurato, il risultato finale sarebbe potuto uscire migliore: il passaggio tra il Rocky che da 'picciotto' diventa pugile è troppo veloce... bisogna puntare sul 'cambiamento', inteso come tematica del film, per poi dare il meglio sull'incontro e Avildsen ha un po' deluso. Inoltre il film risente molto degli anni in cui fu diretto. Tuttavia, grazie anche alla splendida colonna sonora, non finisce mai di entusiasmare e rivederlo è un piacere. Agli appassionati del genere, non sulla Boxe ovviamente, suggerisco "The Longest Yard" di Robert Aldrich, sebbene più picaresco e ambientato in un carcere.