Rocky Balboa vivacchia a Filadelfia, riscuotendo i crediti di un usuraio italo-americano e vincendo qualche piccolo incontro come pugile dilettante. Con l'aiuto di un saggio allenatore accetta per amore di Adriana e per una borsa di 150000 dollari la sfida del nero Apollo Creed, campione dei pesi massimi, proponendosi non di vincere, ma di arrivare alla 15a ripresa.
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Cerco spesso di commentare i "classici" di Stallone per difendere l'odio profondo che nutro per questa sottospecie di attore... Rocky è un caso a sè: l'aver voluto sfruttare fino all'inverosimile la formula è stata la rovina di una serie inaugurata da un ottimo film come questo, e dal discreto "Rocky II" Tutto avrebbe potuto fermarsi qua. Il Culto dell'Eroe è pericolosamente vicino al fascismo, ma non è questo il caso (almeno fino al secondo episodio appunto). Dunque: film efficace anche se datato, che spettacolarizza un tema caro al cinema americano, la tenacia e il sacrificio per arrivare alla fama a qualunque costo... vedi Rocky e la Beals di "flashdance" e potrebbero essere la stessa persona.. Opera forse priva di finezza (non necessaria), ma supportata da un forte vigore nel raccontare l'ascesa ehm biografica di un nuovo campione di boxe ... se il Rocky degli anni Ottanta si adegua agli ideale reaganiani rischiando di diventare una superstar del wrestling qui non ce n'è traccia. E poi un inconfondibile taglio lirico, che imprime suggestioni che potrebbero essere topoi della letteratura (un John Fante chissà)... E' un film che mette d'accordo tutti, solido forse un po' prevedibile nel raccontare genuinamente quel mondo oscuro e complesso che è il mondo della boxe