Ad Harlem, il detective privato di colore John Shaft (Roundtree) è incaricato da un boss del crimine, il nero Bumpy Jonas, di ritrovargli la figlia rapita. Shaft sospetta di "Lumumba", il capo del movimento rivoluzionario delle Pantere Nere. Questi, rivelatosi estraneo al rapimento, lo aiuta a sgominare i veri responsabili: una cosca mafiosa.
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Shaft ha tutti gli stereotipi del detective dei film dell'epoca: risoluto e arguto, bravo nel suo lavoro e bravo con le donne. Eppure è anche un afroamericano che non si fa problemi a dettare le condizioni alla polizia (per quelli che il film non è molto politico su questo tema: mi trovate altri titoli così potenti pre '71 in cui un nero è protagonista e detta lui le condizioni alla polizia, in cui prende in giro dei mafiosi bianchi spaccando la testa a uno e in cui i neri, autonomamente, organizzano il piano di azione che vediamo realizzato nel finale?).
Un film iconico e archetipico della blaxploitation che nel suo andamento quasi da nouvelle vague sembra quasi anticipare lo Scorsese più anarchico di "Mean Streets". Inoltre il connubio tra regia, fotografia e musica dona al film quell'atmosfera vintage che lo ha reso un lungometraggio così importante per il genere.
Grandi speranze riposte sull'apripista della blackxploitation, delusione estremamente cocente. Innanzitutto mi aspettavo, vista la fama, un film molto più "nigga" ed underground, una specie di "The French Connection" nella forma con contenuto black sporco, rozzo e cattivo spinto ben oltre i limiti del concesso; invece è un film pulitino e curato, fatto da bianchi ed ambientato in un mondo di bianchi, dove lo "scandalo" maggiore sarebbe che il protagonista di un film hollywoodiano è appunto un nero un pochino ribelle ma mai particolarmente irrispettoso nei confronti del badrone. Altra delusione il protagonista stesso, decisamente non all'altezza della canzone che lo rappresenta ("Theme for Shaft" di Isaac Hayes, unica nota a favore della pellicola): un pò anticonformista ok, ma molto molto lontano dalla figura di poliziotto supercool che si è costruito nel corso degli anni; tra l'altro Richard Roundtree, attore che ho sempre apprezzato, mi è sembrato che non ci mettesse nulla di suo (se non qualche smorfietta di tanto in tanto) del tipo "fatto il compitino me ne vado e tanti saluti". Insomma, reputazione di Shaft completamente infondata. Peggio del peggio, credo veramente che si tratti di uno dei peggiori polizieschi che io abbia mai visto, davvero di un piatto e di un monotono allucinanti (e tenete presente che siamo nello stesso anno di Popeye Doyle ed Harry Callaghan); il ritmo è soporifero da morire, le scene d'azione sono girate da cani (tipo la scazzòttata iniziale nell'ufficio) e la storia è confusa ed assolutamente mai coinvolgente se non per un paio di nudi lampo e qualche macchia di rosso sparsa con il contagocce. Ma dove diavolo sono sesso, sangue, droga e parolacce???
In conclusione, un film palloso e senza carica (emotiva o adrenalinica che sia); l'unica soddisfazione che potrebbe trarne lo spettatore è quella di riuscire a rimanere sveglio per tutta la durata. Auguri!
Di tutt'altro livello il terzo sequel (reboot) con il mitico Samuel L. Jackson.
Fondatore di un genere, Shaft è una piccola perla degli anni '70, un vero e proprio cult del periodo. Un cast tutto nero e praticamente sconosciuto ma che fa davvero la sua sporca e bella figura, Richard Roundtree in testa.
Il grosso neo del film è una storia non sempre chiara, alcuni passaggi sono un po' confusionari. Ma tutto viene risolto da dei dialoghi veramente perfetti, ironia tagliente e accattivante e pure la giusta dose di violenza verbale.
Appassionante, amanti del poliziesco e degli anni '70 non possono restarne delusi. Da recuperare.
Il primo Shaft ben diretto da Gordon Parks, un discreto poliziesco usato come modello per i film di blaxploitation, dove i neri sono protagonisti e i bianchi non sono abbastanza bianchi per esserlo.
Il film è divertente e scorrevole, la trama non è niente di speciale e l'ottima colonna sonora enfatizza il tutto. Dialoghi molto efficaci creano il personaggio di Shaft che ha chiaramente ispirato molto pellicole in seguito, come il gia citato Jackie Brown.
Buona l'interpretazione di Richard Roundtree, discreto il resto del cast. Un film sicuramente da vedere.
Un classico della blaxpoitation, che ha indubbiamente ispirato il Tarantino di "Jackie Brown". Notevole la descrizione del mondo delle "black panthers", eredi del Malcom-X pensiero e di tutto l'Islam afroamericano