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Il film di McDonald ha l'ambizione di rappresentare lo stato esistenziale frammentato e straniante di un'adolescente problematica e carica di sensi di colpa per la scomparsa del fratello. Pensieri che scompongono e ricompongono usando a dismisura lo split screen. Se tale scelta in un certo senso è coerente con la volontà del regista di rendere tangibile le mille sfumature della ragazza, bene rese dalla prova della Paige, è anche vero che, pur nella sua brevità, tale scelta diventa piuttosto pesante fino di ventare fine a se stessa come un'enorme sottolineatura. Non nego che tale scelta possa trovare estimatori, personalmente non sono fra quelli.
Come da titolo questo piccolo film sperimentale è frammentato all'estremo con la tecnica dello split-screen, che però è usata alla càzzo in modo esagerato e dilettantesco: davvero in certi momenti non si capisce nulla di quello che accade. Come in Requiem for a Dream si distorce volutamente l'immagine per esprimere un disagio generazionale (anche se in questo caso è più quello personale della protagonista): Ellen Page è bravissima, ed è un peccato vedere il suo talento sprecato in questa cosa imbarazzante da vedere che è poco somigliante al cinema. Discreta la colonna sonora (adoro sempre Horses di Patti Smith). Videoarte con molto video e nessuna arte.
insopportabile, pedante, inquardabile. non sono riuscito ad arrivare alla fine. cercare di essere sperimentali, diversi, artisti a tutti i costi a volte può essere un arma a doppio taglio e questo film lo dimostra.