L'alieno Klaatu, atterrato negli Stati Uniti con un disco volante, chiede di vedere i leader dell'umanità per convincere le potenze mondiali a eliminare le armi nucleari. Accolto con ostile ottusità, cercherà di vivere in incognito e di conoscere gli umani: a guardia del disco rimane Gort, un silenzioso ma potentissimo robot.
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"Il sonno della coscienza genera mostri", ma potremmo dire anche 'la sua stortura e deviazione'. Questo classico della fantascienza è una splendida metafora cristologica: quasi un secondo avviso di diluvio universale. Non si tratta solo di pacifismo, ma del corretto uso dell'intelligenza (non a caso gli interlocutori dell'uomo astrale non sono i politici bensì gli intellettuali); si tratta anche di una bella riflessione sulla scienza, sulla medicina, sul vivere civile (splendida la scena al Lincoln Memorial). Uno di quei film che si fanno apprezzare dopo tanti anni e da spettatori smaliziati proprio per il suo messaggio anziché per gli effetti speciali. Il suo grado di profondità supera di gran lunga il grado di verosimiglianza delle scene. Dopo tutto come scrisse un grande drammaturgo napoletano: "Io quando mettevo i baffi per fare Macbeth (...), li mettevo appena appena un poco storti. Perché a teatro la suprema realtà è stata e sarà sempre la suprema finzione." (Eduardo De Filippo).