urlatori alla sbarra (1960)

E' un carosello di cantanti e canzoni volto ad intrattenere tale URLATORI ALLA SBARRA e come "musicarello" va considerato, altrimenti sarebbe un film musicale di livello infimo ed infame. Al di là della musica italiana degli anni 60, che nel suo canto leggero ha creato prodotti unici ma che nel suo rock strimpellato sembra solo la parodia del primo rock americano, non c'è nulla di entusiasmante. Il lato politico e narrativo sembra quasi di troppo ed è terribilmente poco curato l'uso del playback, quasi imbarazzante. Lucio Fulci crea un divertissment generale ma chi si diverte di meno è lo spettatore.

Messa in scena povera, storia praticamente assente, tanta noia...
A differenza di tanti altri musicarello si può salvare un minimo la regia (d'altronde dietro la macchina da presa c'è Fulci, non proprio uno qualunque) e qualche gag demenziale simpatica, resta comunque uno spettacolo dimenticabilissimo.

E' una passarella di giovani cantanti emergenti diventati poi dei grandi (vedi Celentano e Mina), ma per il resto il film è poca cosa, con una trama esile, utile soltanto a raccordare un siparietto musicale all'altro. Fulci in fondo punta su questo e se non sbaglio il riscontro commerciale arrivò.

Tante belle canzoni dell'epoca per un musicarello di stupidità sensazionale. Una vera tortura.

Noia, stupidaggini, farsa, marchette pubblicitarie e tante canzonette insopportabili. Questo propone Lucio Fulci in URLATORI ALLA SBARRA, pellicola dai vaghi sapori di contestazione generazionale, utile ai cantanti del momento di monopolizzare l'attenzione con la loro musica.
Celentano tra una canzone e l'altra becca un ceffone da Mina e Mina tra un motivetto e l'altro tira un ceffone a Celentano, il tutto sotto gli occhi di un svogliato, indolente Chet Baker.

Sulla falsariga del precedente "I ragazzi del juke-box", ma decisamente piu' effimero.
Divertente come specchio di un'epoca, e per le canzoni, indicativa la presenza e l'appeal della nordica Elke Sommer