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Curioso che un regista come Malick si sia cimentato nel documentario; è un grande omaggio alla terra vista come madre e dea creatrice. Attraverso filmati veri della vita sulla terra e ricostruzioni in CG di come la vita è nata, tutto parte dall'acqua, brodo primordiale dell'esistenza; il rapporto tra l'uomo e gli animali e l'acqua. Quasi tutte le scene sono veri e proprio quadri da ammirare e sono un piacere per l'occhio (chissà che spettacolo vederlo in Imax) ma molte inquadrature sono allungate all'inverosimile con il rischio che l'opera, per quanto pregevole, scivoli nel tedioso. Bella la parte relativa agli ominidi ed successivo contrasto con la civiltà moderna, alla fine non si vede molto di nuovo. Nulla che non sia già stato mostrato da film precedenti come "Fata Morgana", "Koyaanisqatsi" o "2001 Odissea nello spazio".
L'approssimazione e la trascuratezza rendono il lato informativo di VOYAGE OF TIME: LIFE'S JOURNEY non pervenuto, ma d'altro canto è proprio il naturalismo tipico di Terrence Malick a caratterizzare la grandezza visiva ed emozionale del documentario, così come la sua narrazione asettica e sofisticata ne fa un prodotto non convenzionale nel proprio genere, mirabile nella potenza concreta delle immagini e anche nella creazione di alcune scene di totale inventiva. L'ancora presente voice over, fulcro di riflessione e fonte di domande, comunica con ciò che si vede invece che comunicare allo spettatore su ciò che si vede, allungando un'ombra ideologica che poteva non esserci ma che per fortuna incombe molto relativamente.
La bellezza visiva dell'ultimo Malick resta impressa nella memoria al punto di reclamare a gran voce un trattamento 3-d. Eppure resta qualche dubbio, il dubbio che questa cifra stilistica finisca per adempiere al suo ruolo di vettore-evento per le Sale di Cinema, come un Grande Contenitore Tecnologico, ma senz'anima. Ed e' difficile rendersi coinvolti da un film che non si sa se laico o religioso, come se lasciarsi sprigionare dal grande Occhio visivo fosse abbastanza per concedere un "miracolo terreno". A parte questo il film si lascia letteralmente incantare, ed e' una Catarsi alla quale ci si abbandona volentieri. Distrutto dalla Critica a Venezia, ma con molti estimatori tra gli spettatori
Una costola di Tree of life, anzi un Tree of life senza le vicende umane della Chastain e Pitt. L'evoluzione della Natura ed il suo rapporto con l'uomo, il logorarsi di questo rapporto, la perdita di quell'armonia che la Natura ci mostra nel suo caos paradossalmente coerente. Le ultime fasi del cinema di Malick battono molto su questo tema, da Tree of life in poi, ma aldilà dell'indubbia bellezza delle immagini, rischia di diventare tedioso come se il grande regista battesse sempre su quell'unico tasto, fino a diventare irritante con tutte queste sue invocazioni alla Madre-Natura perduta. Non mancano nemmeno delle cadute di tono con la comparsa dell'uomo primitivo, francamente troppo moderno nelle fattezze e credibile come una moneta di tre euro.