Recensione april snow regia di Hur Jin-ho Corea Del Sud 2005
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Recensione april snow (2005)

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locandina del film APRIL SNOW

Immagine tratta dal film APRIL SNOW

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Immagine tratta dal film APRIL SNOW
 

In-su e Seo-young due perfetti sconosciuti, si ritrovano al capezzale dei rispettivi coniugi entrati in coma dopo un gravissimo incidente stradale. In realtà i due erano in macchina insieme e lentamente emergeranno le tracce inequivocabili di una relazione clandestina. I due si avvicineranno dapprima per condividere il dolore della scoperta e poi per trovare una via d'uscita dalla situazione in cui i rispettivi coniugi li hanno coinvolti.

La cinematografia coreana ha fornito molti esempi di belle storie incentrate sui sentimenti e raccontate con stile; questa è una di quelle.

Il plot, in realtà neanche tanto originale, regala belle occasioni di riflessione sulle pulsioni più intime e sulle reazioni più umane che possono essere scatenate da un evento inaspettato. Non sempre quello che si pensa che si sarebbe provato è ciò che poi realmente si sentirà di fronte a sconcertanti scoperte. Il tradimento è ovviamente una delle cose che mai si vorrebbero scoprire e la prima pulsione è la negazione. Passato il momento lentamente emerge il sospetto, e poi alla fine la rabbia. Ma se per caso il conuige fedifrago è in coma, allora ci potrebbero essere anche inaspettate reazioni di colpa di fronte alla propria stessa rabbia, la quale verrà magari espressa in altri modi. Per esempio cominciando a frequentare l'altra vittima della relazione clandestina, il coniuge tradito, e se per caso la faccenda dovesse sfuggire di mano? E se uno dei due dovesse alla fine non sopravvivere all'incidente?
Gli interrogativi sono molti, e a nessuno verrà data una risposta semplice, perchè i sentimenti non lo sono mai, e oltretutto nessuno ha il controllo sul proprio destino, nè sulle reazioni intime di fronte allo sconvolgimento della propria vita. In-su e Seo-young rappresentano le parti di noi che mai avrebbero addentato la mela della conoscenza, ma che mangiandola cambieranno per sempre la loro visione della vita, senza mai guardarsi indietro.

Tutto questo è raccontato nello stile inconfondibile a cui la cinematografia coreana ci ha abituati da sempre, attraverso l'uso di lunghi silenzi carichi di significato, senza mai strafare nell'espressione dei sentimenti, che vengono solo suggeriti e mai, nemmeno nella perdita di controllo causata dall'alcool e dal dolore, urlati. Il dolore per le scoperte e quello per i legami colpevoli che non si scelgono, nè si impediscono, è semplicemente la cornice di un lavoro assai intenso che mette in evidenza la sola impotenza di fronte ai sentimenti che causano, a volte un dolore anche a chi non c'entra nulla. E la composta accettazione del fatto incontrovetibile di essere stati traditi crea una strana complicità nei due protagonisti che, lentamente si avvicinano, non tanto per cercare una vendetta quanto un modo per uscire dal dolore della consapevolezza di un tradimento mai neanche sospettato, e che forse mai si sarebbe scoperto.

La regia segue con amore la storia e la costruzione del legame che emerge tra i due è raccontato in maniera sottile, come per un ripensamento all'ultimo minuto circa l'opportunità di raccontare un intimità virtualmente provocata dal tradimento altrui.

Ye-jin Son, intensa protagonista di "Ebbro di donne e pittura" ("Chihwaseon", 2002) e di "Secret Tears" ("Bimil", 2000) e Yong-jun Bae, già visto in "Scandal" ("Chosun nam nyo sang yeol jisa", 2003) creano una credibile atmosfera di pudore e intimità, senza mai alzare i toni espressivi, e regalando il racconto misurato di un amore che non conosce definizione, e non ne cerca neanche.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 11/03/2010

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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