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Film del 1999 uscito in Italia solo nel 2003 a causa probabilmente di problemi con la censura, Dogma è un'ennesima fatica del regista statiunitense Kevin Smith, conosciuto nei circuiti del cinema indipendente soprattutto per la sua scoppiettante pellicola d'esordio Clerks, dove, tra l'altro, appaiono due simpatici personaggi: Silent Bob (il cui motto potrebbe essere fatti non parole) tradotto in maniera non proprio impeccabile come Zittino Bob ed interpretato dallo stesso regista e il suo compagno confusionario, sboccato e fin troppo ciarliero Jay (Jason Mewes). I due si ritroveranno in questo film a fare da fil rouge tra i vari protagonisti della storia.
Il resto del cast è all star perché vede tra gli interpreti Ben Affleck, Matt Damon, Salma Hayek, Linda Fiorentino, un attore onnipresente nelle pellicole di Smith, Jason Lee e ancora l'inglese Alan Rickman (Ragione e Sentimento e Love Actually tra i suoi successi), il comico di colore Chris Rock e la cantante Alanis Morrisette.
Parlare di questo film in maniera totalmente asettica è davvero difficile perché il rischio di essere accusati di essere comunque "di parte" è sempre molto forte.
Smith mette in ballo diverse tematiche nel tentativo di fare satira intelligente ed impegnata, ma per un cattolico osservante le prime scene del film sono piuttosto imbarazzanti inoltre il continuo mix tra religione, turpiloquio, satira e persino vari richiami alla mitologia (la musa Serendipity) non fanno altro che confondere lo spettatore.
Il regista è stato spesso accusato di usare il linguaggio sboccato con troppa disinvoltura (Jay è l'esempio principale) è questo non lo ha fatto accettare da gran parte dei critici cinematografici del nostro paese, tuttavia non è questo il punto dolente della pellicola.
Partita come satira-denuncia di certi aspetti della religione cattolica, richiamo fatto da un regista che si professa credente ma non praticante e pur portando avanti degli interessanti spunti di riflessione (primo fra tutti il frequentare le cerimonie religiose per pura abitudine), la trama si perde via via per diventare caotica e raffazzonata, con qualche incursione nello splatter e l'horror soft.
La coppia di attori protagonisti Affleck-Damon che tanta buona impressione fa all'inizio, finisce con il diventare macchiettistica e la recitazione di Affleck -soprattutto- perde in credibilità mentre invece, tra gli altri interpreti, la Hayek sembra prendersi molto in giro e questo la salva nonostante la scarsa consistenza del ruolo, il duo Mewes-Smith è senza dubbio divertente e ben assortito, Rock, nel ruolo di Rufus, è simpaticamente logorroico, caratteristica questa della comicità black mentre poco coinvolta è la Morrisette a cui Smith regala un ruolo a dir poco imbarazzante.
Se Smith avesse voluto fare della satira elegante non avrebbe dovuto spingere troppo il pedale dell'acceleratore perché il film sconfina facilmente nella blasfemia e persino il più ateo tra gli spettatori se ne rende conto. Ci si chiede perché per molto meno Salman Rushdie fu a sua volta condannato alla fatwa mentre invece un film come questo viene tranquillamente proiettato senza divieti ai minori pur avendo una tematica non alla portata di tutti.
Forse ignorare in certi casi e per la maggior parte delle persone è la cosa migliore ma non è di sicuro la scelta più giusta poiché comunque a un pubblico adulto e maturo può sicuramente offrire una valida ragione per pensare ed aiutare addirittura ad avere un approccio più consapevole con la propria idea di religiosità.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/09/2005
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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