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Nella splendida cornice delle isole Tremiti, si intrecciano i destini di Ivan (Ivan Franek, "Notturno bus" e "Provincia meccanica"), un immigrato clandestino, e Martina (Asia Argento, "Trauma" e "Perdiamoci di vista"), considerata la matta del villaggio perché decisa a non parlare più con nessuno.
Il primo, venuto nelle isole per lavorare, invece di essere pagato viene malmenato dai ragazzi del posto che poco sopportano la sua attitudine alla fatica, e così si ritrova senza soldi, oltre che senza documenti, per fare ritorno a terra. Lo soccorre Martina, che lo porta a casa del suo tutore, l'anziano e bisognoso di cure don Enzo (Giorgio Colangeli, "Pasolini: un delitto italiano" e "Romanzo di una strage"), che mal sopporta invece le attenzioni della sorella Wilma (Anna Ferruzzo, "Anche libero va bene"), perché "interessate", secondo lui, al suo pezzo di terra. In quella terra dove la sua adorata Martina si dedica alle api e al loro miele.
Ben presto i due ragazzi iniziano a stringere una complice amicizia, trovando forza l'uno nell'altra, ed escono allo scoperto durante la festa del paese ballando insieme in modo molto "intimo". Ovviamente la scena non fa piacere alla sorella di don Enzo e nemmeno ai ragazzi del luogo, additandone subito il comportamento come disdicevole.
La mattina dopo ecco presentarsi il conto di quel "ballo": un carabiniere informa i protagonisti della denuncia di Wilma per mancanza di regolari documenti del clandestino, don Enzo riesce a trovare per lui la possibilità di fuga con una nave che, impietosamente, separerà per sempre le vite di Martina e Ivan.
Nel primo film come regista di Stefano Chiantini la vera protagonista è sicuramente la splendida ambientazione delle isole Tremiti, più precisamente San Nicola per gli interni e Capraia per i paesaggi. Oltre alla geografia, però, ecco che isolati appaiono anche i protagonisti: Ivan in quanto straniero, Martina perché considerata "strana", ma anche don Enzo, che difficilmente apre il suo cuore a qualcuno, e così si potrebbe dire anche di Wilma, che non si sente amata, oltre che dal fratello, nemmeno dal fidanzato, ed è su questa continua metafora che si poggia la storia.
Una storia sussurrata, che chiede "permesso" per entrare nella testa di chi guarda, che certamente offre buonissimi spunti di riflessione ma anche lascia tanti interrogativi. Perché don Enzo ha questo odio atavico nei confronti di Wilma, che in fin dei conti le tenta tutte per aiutarlo, rifiutandole perentoriamente un confronto? Da cosa nasce il "mutismo volontario" di Martina? Ivan non la rivedrà più o cercherà di tornare da lei? Va bene, l'ultimo è un interrogativo da telenovela, ed anche un po' infantile, però affezionarsi ai protagonisti e non saperne la fine a volte è difficile da accettare.
Risulta inoltre complicato spiegare cosa succede dopo la notte del ballo. Tornando a casa, Wilma tratta in modo scostante il fidanzato Rocco, tanto da far pensare che forse, vedendoli così uniti, si sia decisa ad avere un occhio benevolo verso i due giovani. Invece la mattina dopo ecco la denuncia. Allora, forse, la sua era solo gelosia nei confronti di un amore che lei sente non potrà mai avere come suo. Ma questa è una spiegazione che solo la sensibilità di una donna può arrivare a comprendere, mentre per tutti gli altri spettatori rimane piuttosto misteriosa come sequenza.
Ciò che manca per dare forza a questo pur godibile "Isole" è un dialogo che sia degno di essere ricordato, e non la frase fatta da mettere come status su facebook, ma proprio un qualcosa per cui valga vederlo una seconda e terza volta.
Benissimo lasciar raccontare le meraviglie del luogo e non cercare i colpi ad effetto, però così rischia seriamente di risultare troppo pesante, eppure elementi su cui ragionare ce ne erano molti.
Infine Asia Argento. Se c'è qualcosa che la figlia del povero ex maestro del terrore non ha mai avuto bella (accattivante, magnetica forse, ma non bella), è la VOCE. Ed infatti la scelta di Chiantini è ottima: farle interpretare una muta!, che, quando si decide a dire l‘unica frase in 90 minuti, un banalissimo "Mi abbandoni così?", rafforza la scelta iniziale.
Proprio da lei arriva lo sgarbo più grande: quando si trova, da sola, senza protezioni, a mangiare del miele con alcune api intorno e viene punta, ci regala una scena che mette più paura lei di tutti i film degli ultimi 25 anni (da "Opera" in poi) del suo ormai sempre meno visionario genitore. E tutto questo in attesa della storia più innovativa del grande schermo: "Dracula in 3D". Dario, pietà.
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Recensione a cura di marcoscafu - aggiornata al 11/05/2012 15.53.00
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