Voto Visitatori: | 6,37 / 10 (57 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 5,00 / 10 | ||
Basato su una storia vera, il film racconta di due amici irlandesi nella Edimburgo dell'Ottocento, famosa in quel periodo per le prestigiose università di medicina. I protagonisti danno inizio ad una nuova professione: procurano cadaveri a medici e scienziati impegnati a studiare l'anatomia del corpo umano. Ma quando le salme cominciano a scarseggiare, Burk ed Hare metteranno in piedi i piani più strampalati per 'procurarseli' in maniera non proprio lecita
Fonte: excite.it
Benché sia rimasto lontano dal cinema per dodici anni (la sua ultima regia risaliva al 1998, grazie al seguito dei "Blues Brothers"), John Landis pare non sia riuscito a trovare molte idee e l'ispirazione di oggi è un po' offuscata mentre mescola maldestramente i toni offerti dalla storia di "Burk & Hare". L'umorismo macchiato dalle nefandezze delittuose è stiracchiato, il sentimentalismo verso le donne e l'arte è freddo teatro di maniera, il presunto lato horror della pellicola si riduce a due risibili schizzetti di sangue.
Un'arteria recisa è, invece, quella filmica del regista americano, che ci riempie di sviolinate e cornamuse celtiche in mezzo a donne assetate di soldi più degli uomini, mentre prendono loro il posto anche nelle rappresentazioni teatrali di Shakespeare e che pensano lucidamente e hanno ispirazione solo nel momento dell'orgasmo.
Tra chiacchiere a vuoto su argomenti che avrebbero dato molti spunti per affondi comici, la sceneggiatura effettua un burking quasi assoluto, facendo tabula rasa di variazioni e intrighi. Si vivacchia (quando non si moricchia) tra ripetute di miliziani svenuti alla vista di cadaveri sezionati e piedi rimasti a contrasto nella porta; la noia di una comicità stantia contribuisce alla puzza dei vicoli della capitale scozzese.
Buia e sporca, fredda e opprimente, la Edimburgo del 1828, ricostruita con dovizia di particolari, non è parente della società di oggi: nonostante gli sforzi (e ne occorrono tanti) per leggere tra le righe della commedia, i crimini perpetrati dai guadagni illeciti, i delitti commessi da serial killer incastrati da moderne tecnologie fotografiche, l'immoralità di fondo di ogni personaggio (sparare a tutti per colpire qualcuno) e l'indifferenza delle istituzioni di maggior potere a danno delle classi proletarie (elemento involontario che arriva quasi di rimbalzo), fanno parte di uno stile da nuovo millennio che ha smarrito la foga sovversiva e travolgente delle folli risolutezze della fine degli anni Settanta e dei primi Ottanta.
Simon Pegg, imbolsito fresco signorotto accecato dall'amore, e Andy Serkis, ancora alla ricerca di un tesssoro, sono i due William, una coppia che fa rimpiangere i precedenti vecchi abbinamenti tipici delle commedie "alla Landis". Tom Wilkinson è sprecato mentre occhieggia nascosto dalle basette, Tim Curry ha l'espressività giusta per rendere il suo dottore tradizionalista, grazie a uno sguardo roso dall'invidia; le partecipazioni di Christopher Lee, Ray Harryhausen e della famiglia Costa Gavras sono divertenti e deboli maschere dei personaggi stessi.
Perché quella di "Ladri di cadaveri" ci dicono essere una storia vera, tranne le parti inventate. Landis mette le mani avanti e, coprendo qualsiasi anacronismo o difformità storica, autogiustifica i propri svolazzamenti sulla scienza affamata di notorietà a qualsiasi costo pur di raggiungere la mappatura anatomica, si scagiona dai racconti metropolitani che, da Jack Lo Squartatore, sconfinano nelle teorie sull'evoluzionismo di Darwin, e fa cadere il film in un una fossa cimiteriale.
Il corpo riesumato (del cinema) è in vendita. Si attendono nuovi e facoltosi acquirenti.
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 03/03/2011 12.44.00
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