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Figura nota a chi ha dimestichezza dei tarocchi e protagonista di una leggenda medioevale, la Papessa Giovanna ha in tempi molto più recenti ispirato una scrittrice statunitense alla Dan Brown: Donna Woolfolk Cross, la quale nel 1996 ha scritto il romanzo pseudostorico "Pope Joan".
Sönke Wortmann, regista tedesco ("Il miracolo di Berna" è uno dei suoi film più noti in Italia), ha tratto dal romanzo il film "La papessa", uscito nel 2010.
Kolossal singolare, coprodotto con Gran Bretagna e Stati Uniti, lunghissimo ma mai noioso, il film segue con precisione le tappe fondamentali nella vita di Giovanna, nata nell'anno 814 come unica figlia dopo tre maschi di un prete di campagna (nel primo Medioevo il celibato non era obbligatorio per i sacerdoti).
A differenza dei suoi fratelli, a cui spetta apprendere a leggere e scrivere (le donne dovevano rimanere illetterate in quanto si riteneva che non avessero un'anima!), la piccola Giovanna mostra di possedere un'intelligenza vivace e pronta e solo grazie all'apertura mentale di un saggio maestro riesce a sfuggire al suo destino di donna nelle mani di un padre brutale e rigido.
Giovanetta si invaghisce di un conte illuminato, ma poi dopo le violente incursioni dei Sassoni entra in convento al posto del fratello scomparso. Finisce così per intraprendere quel cammino che la porterà anni dopo a farsi acclamare vescovo di Roma.
La caratteristica principale di Giovanna è la saggezza e la capacità di guarire e capire il suo prossimo. La scrittrice Woolfolk Cross e il regista, di conseguenza, sposano il significato che viene dato nei tarocchi alla carta della papessa e cioè quello di simbolo di sapienza, contrapposto al principio maschile.
Nel 2010 curiosamente il cinema porta sullo schermo due controverse figure femminili: Ipazia ("Agorà") e Giovanna, martiri al servizio della conoscenza, martiri contro la misoginia di ogni tempo che nega alla donna ogni altro compito al di fuori della riproduzione e della cura della prole e della famiglia. Il timore nei confronti delle donne porta a obnubilarle o peggio a cancellarle per sempre, destino comune alla leggendaria papessa e alla filosofa di Alessandria d'Egitto.
A parte qualche rara figura di illuminato, come il saggio Esculapio, il buon e bel conte Gerold, il monaco che mette la giovane Giovanna sotto la sua ala protettrice, gli uomini della storia sono tutti gretti o assetati di potere e di voglia di sopraffare il loro prossimo. Pessimo il quadro che il regista tedesco dà della Chiesa: corrotta e in mano ad arrivisti, incapaci e viziosi.
Tale sensazione accompagna lo spettatore all'arrivo della ragazzina Giovanna alla scuola della Cattedrale, il vescovo poi barbaramente decapitato dai sassoni è dedito alla crapula circondato da donnine di facili costumi, il papa Sergio (John Goodman alias Fred Flintstone) è obeso e comico più che austero e serafico, Roma appare come un nido di vipere più che Città Santa.
Tuttavia i limiti del film sono molti: il regista sceglie di dilungarsi sulla prima parte della vita di Giovanna riuscendo a rendere bene il clima di oscurantismo del periodo come anche le condizioni precarie di vita, ma diventa affrettato e frettoloso nell'ultimo periodo, quello appunto da papessa.
L'indugiare sulla sottotrama romantica (l'idillio fatale tra Giovanna e Gerold), l'aver lasciato "interrotti" o abbozzati alcuni personaggi che pure potevano dare qualcosa alla trama, finisce col dare alla storia un tono tipico da polpettone moderno, una versione del XXI secolo dei drammoni storici a metà tra sensualità e retorica, tanti amati ai tempi del trionfo del Cinemascope.
La protagonista appare algida e androgina al punto giusto, caricaturale Goodman nel ruolo del vescovo di Roma.
In ogni caso discreto e da guardare.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 26/11/2010 10.48.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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