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"Nessuno mi può giudicare" cantava Caterina Caselli a fine anni Sessanta rivendicando la libertà di azione fino ad allora negata ai giovani e soprattutto alle donne.
Quel "canto libero", lontano richiamo all'evangelico "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", ritorna nel film omonimo interpretato da Paola Cortellesi e Raoul Bova.
Come ci si sente a passare dal villone con piscina corredato da un plotone di domestici rigorosamente extracomunitari a una soffitta in un quartiere fin troppo popolare?
Alice, la protagonista della storia è una trentacinquenne con un bambino di nove anni sposata a un industrialotto che ha fatto fortuna con i sanitari (decisamente allusivo il nome delle forniture ispirato a una città nordamericana). E' un po' volgarotta, ignorantella ma sicuramente "arrivata".
Il mondo precipita quando resta vedova e scopre in un colpo solo di essere stata tradita dal marito sia sentimentalmente che finanziariamente.
Ritrovare in maniera rapida le molte migliaia di euro che servono per uscire dai debiti non è facile se si vuole lavorare pulito e così, grazie all'aiuto di una prostituta (o escort, come si dice oggi) dal cuore d'oro (sin dai tempi di "Via col vento" la mondana ha sempre mostrato di essere di buoni sentimenti), la poveretta si ingegna con il mestiere più vecchio del mondo.
Tra buone battute, stereotipi e qualche lacrimuccia il film va avanti fino all'inevitabile lieto fine ad alto tasso glicemico.
La Cortellesi è sicuramente bravissima a trasformarsi da riccastra a escort a mamma amorosa e amicona di tutti nel nuovo ambiente, e altrettanto validi sono gli altri interpreti, da Raoul Bova (che come cinico coatto riesce a dare finalmente una seria prova attoriale) a Rocco Papaleo a Lillo in strana coppia con Lucia Ocone.
Assolutamente strepitosa Anna Foglietta interprete della prostituta d'alto bordo Eva, amica e mentore della protagonista.
Divertenti i siparietti che si rifanno a Stranamore con la più piccola del clan Guzzanti, Caterina, che tenta di riavvicinare il suo ex dopo averlo più volte tradito.
Fausto Leali che ripropone il suo grande successo "Mi manchi" è da dieci e lode.
Ironico, ma con un occhio attento alla lezioncina morale il film può dirsi ben riuscito solo grazie alle interpretazioni del cast perché in effetti si perde un po' troppo nel manicheismo smaccato (i ricchi sono tutti infami, al Quarticciolo tutti amici sinceri). Da vedere spensieratamente.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 10/11/2011 15.48.00
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