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Roma, epoca imprecisata quasi sospesa nel tempo, in un appartamentino del centro vivono alcune strane ragazze: una misteriosa "signora" più vicina ai cinquanta che ai quaranta e un buffo omone factotum dai modi di fare decisamente "borderline" (Giuseppe Battiston insolitamente sbarbato e con l'aspetto di un pacioccone inquietante).
L'incipit di "Notizie degli scavi", film nato da un racconto di Lucentini dei primissimi anni Sessanta (e da qui l'aura di sospensione temporale di tutta la vicenda), regala un tono dimesso che il film manterrà per tutta la sua durata. Il protagonista maschile detto "il professore" (tutti i personaggi della storia hanno dei soprannomi e non sono noti per i loro nomi propri) si aggira per l'appartamentino e si dedica a sbrigare le faccende per le ragazze che abitano lì e che probabilmente esercitano la professione più antica del mondo, la signora stanca e accidiosa sovrintende e giudica beffarda.
La svolta per il timido e impacciato protagonista è rappresentata dal ricovero in ospedale per un tentato suicidio de la "Marchesa" (Ambra Angiolini), una ragazza che abitava nella "casa". Le visite all'inferma e quelle alla villa Adriana di Tivoli (spesso le ragazze della casa si recano a Tivoli per sbrigare misteriose faccende) danno all'uomo una nuova ragione di vita.
Una storia semplice che si snoda lungo la breve durata del film e che vede come interpreti quasi assoluti il Professore e la prostituta Marchesa. Concepito più per il teatro che per il cinema, mancando quasi totalmente di azione ma basandosi molto sul dialogo, il film spesso tocca momenti di tedio in quanto i pur bravi protagonisti non riescono a far mantenere la sufficiente attenzione allo spettatore.
Gli scavi della villa Adriana valorizzati dalla bella fotografia che enfatizza anche gli angoli di Roma e i frammenti marmorei dell'ospedale dove la Marchesa è ricoverata sono tra i "protagonisti" della storia (non a caso il film si intitola "Notizie degli scavi") ma forse, a causa della scarsa abitudine alla riflessione propria dei tempi d'oggi, non si comprende a fondo quanta importanza ha il "bello" e il suo "compiacimento" (si pensi a quanti trattati sul sublime sono stati scritti in epoca romantica!).
La storia nella sua semplice struttura si occupa di tematiche forti: la solitudine degli individui, il disagio psichico, la piaga della prostituzione, la "bellezza" sfruttata o non riconosciuta. Il regista (Emidio Greco) oggi e Lucentini all'epoca della stesura del racconto hanno parlato per metafore lasciando alle immagini e ai protagonisti l'arduo compito di mostrare quello che si nasconde dietro la facciata di quell'appartamentino ordinato nel centro di Roma, dietro le strane abitanti della casa, dietro quel goffo tuttofare, dietro lo sguardo malinconico della giovane "Marchesa".
Finale aperto, valida interpretazione di Battiston, la Angiolini brava, ma poco convincente.
Per "amatori".
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 16/01/2012 15.14.00
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