Voto Visitatori: | 7,44 / 10 (112 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Uscito nel 1997 per la regia di Paolo Virzì, il film riprende in chiave moderna la tematica del romanzo di formazione o Bildungsroman, ruotando interamente intorno al protagonista dalla nascita fino al suo approdo definitivo nel mondo degli adulti.
Virzì ambienta la vicenda a Livorno, nel quartiere popolare che da' il titolo alla pellicola.
Piero, il personaggio principale, vive un'infanzia dickensiana: rimane orfano di madre in tenera età, ha un padre che entra ed esce di prigione, una matrigna nevrotica e un fratello ritardato.
Tutti ingredienti che potrebbero fare del film una pellicola melodrammatica e strappalacrime e invece il regista usa un tono lieve e quasi comico aiutato dalla voce fuoricampo del protagonista, che commenta gli avvenimenti con il suo accento marcatamente livornese, e dalle immagini un po' sgranate o ravvicinate.
Come in qualsiasi romanzo di formazione che si rispetti le avventure infantili di Piero vengono trattate velocemente mentre la vera storia del film comincia con il protagonista alle medie, alle prese con le prime scelte di vita: dall'interesse per le lettere incentivato dall'insegnante di italiano (Nicoletta Braschi senza Benigni) alle prime cotte.
E' però con la scuola superiore che Piero ha una svolta: l'incontro con un compagno di scuola alternativo e pluri ripetente - ma figlio di papà - gli sconvolgerà l'esistenza.
In questa seconda lunga parte del film appare finalmente Edoardo Gabbriellini, validissimo seppur al suo debutto, a tutt'oggi però fermo allo stadio di caratterista.
Da bravo ragazzo secchione Piero si trasforma e conosce anche l'amore; dapprima per una ragazza disinibita e poco adeguata e, in seguito, per la classica ragazza della porta accanto (una giovanissima Claudia Pandolfi) che lo porterà a diventare marito e padre.
Classica conclusione di una storia a metà tra il neorealismo degli anni Cinquanta (la vita in un quartiere popolare, l'emarginazione del protagonista nel liceo frequentato dai ragazzi bene) e la commedia nostrana, la pellicola scorre per tutta la sua durata senza cedimenti o noie e sicuramente risulta essere un'ottima prova di Virzì, poi replicata con "Caterina va in città" ( altro film sull'adolescenza).
Forse Virzì potrebbe risultare un po' troppo buonista (il lieto fine del matrimonio) o disfattista (il ragazzo proletario partito come studente al più prestigioso liceo classico si ritrova operaio), ma al di là delle qualifiche classiste, che inevitabilmente vengono affibbiate quando un regista è dichiaratamente di parte, la storia è interpretata in maniera ineffabile da tutti.
La Braschi da' il suo meglio (senza il marito è meno rigida), la Pandolfi mostra il suo carattere e Gabbriellini strappa sempre un sorriso con la sua inequivocabile parlata.
Assolutamente da vedere: fa pensare e, al tempo stesso, rilassa e diverte.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 10/12/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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