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Dopo il colossale fiasco di "Zora la vampira", i Manetti Bros ci riprovano con una pellicola a basso budget (alcuni critici hanno giustamente coniato il termine "low cost") e con alcune idee piuttosto interessanti.
Innanzitutto, come abbiamo già detto, il "piano" dei due fratelli è stato quello di utilizzare soltanto 63.000 euro e dunque liberarsi degli obblighi con i vari finanziatori, girare in digitale e riversare il tutto su pellicola, utilizzare delle location piuttosto semplici (un ascensore, un bar, una macchina, un appartamento, un edificio, una banca da rapinare), costruire una trama ridotta all'osso e caratterizzare i personaggi tramite brevi ma significativi flashback capaci di spiegare allo spettatore gli indispensabili antefatti.
La storia è un chiaro omaggio ai B-movies del genere, a cavallo tra thriller e un classico giallo: un piccolo delinquente specializzato in rapine deve, travestito da uomo delle pulizie, portare una bomba ad orologeria al piano 17 di un edificio per far saltare in aria una scrivania dove sono custoditi (così sembra!) dei documenti che compromettono la persona che lo sta ricattando.
Un lavoro piuttosto semplice se non fosse per il fatto che, in compagnia di un impiegato frustrato dal suo lavoro e di una segretaria arrivista ed altezzosa, rimane chiuso all'interno dell'ascensore che lo porta al fatidico piano. Niente è quello che sembra, e uno dei suoi complici ha sicuramente qualcosa da nascondere.
C'è anche lo spazio per un happy ending liberatorio ed un piccolo colpo di scena finale. La vera idea vincente del film, ad ogni modo, è quella di mantenere costante la tensione, far parlare i personaggi solo quando devono, utilizzare la claustrofobia dell'ascensore e la paura della bomba come elemento generatore di suspense.
Un plauso va sicuramente agli attori: Giampaolo Morelli interpreta Mancini, delinquente dallo sguardo magnetico, cinico ma saggio, capace di valutare freddamente la situazione, così come in grado di dispensare consigli e mettere a nudo le debolezze dei suoi malcapitati compagni di ascensore; Enrico Silvestrin - una delle sorprese della pellicola - interpreta il traditore dalle sembianze luciferine Pittana, il cattivo di turno, spietato ed incapace nel reagire agli imprevisti se non utilizzando la violenza (il "piano 17" simbolico, il punto di non ritorno). Ruoli azzeccati anche per Antonio Iuorio, che fa da intermezzo comico, Elisabetta Rocchetti, vamp capace di redimersi, e Giuseppe Soleri, impiegato sfigato ma gentile d'animo che saprà riscattarsi e diventare il supereroe della situazione. Da notare il simpatico cameo di Valerio Mastandrea nella parte di un curioso scugnizzo napoletano, e di Enzo G. Castellari.
La pellicola ha vinto il Premio del pubblico al Courmayeur Noir in Film Festival 2005, oltre ad ottenere una nomination per i David di Donatello.
Un esempio sicuramente da seguire che dovrebbe essere copiato da altri giovani autori del nostro paese, liberandolo dalle solite, insulse e provinciali commedie o dal cosiddetto cinema "impegnato".
Non vi sarebbe affatto da sorprendersi se, col passare del tempo, diventasse un piccolo cult.
Peccato per la canzone finale degli 883... ma in fondo nessuno è perfetto!
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Recensione a cura di Mr Black - aggiornata al 16/06/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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