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Diciamo subito che il titolo trae in inganno richiamando una componente erotico-fisica che nel film manca quasi completamente; sostituita, invece, da una credibile tensione emotivo-spirituale, che si avverte fortemente tra il protagonista e le quattro amanti, anche in virtù del suo commento poetico fuori campo. Solo in rare situazioni intellettualismo e metafore puramente immaginifiche lasciano il campo ad un effettivo erotismo, memorabile per la rara bellezza e la fortissima presa: quando, per la prima volta, le mani dei due amanti si sfiorano, poi si toccano, e si intrecciano sempre più flessuosamente, in un crescendo continuo ed accelerato che non può non ricordare l'approssimarsi di un orgasmo...
Dove la simbologia, in effetti trasparente, sostituisce con delicatezza e pudore, ma con maggiore efficacia, la descrizione eventuale di un realistico incontro sessuale. Bello, a pensarci, questo modo di proporre in chiave simbolica un fatto invece molto reale, per chi frequenta abitualmente gli incontri amorosi... l'intreccio delle mani è sempre il primo atto di confidenza e di accettazione da parte del partner, capace di manifestare la corrispondenza di amorosi sensi senza equivoci!
La quale esperienza, poi, è inserita volutamente dal regista come atto rituale, da ripetersi numerose volte nell'arco della vita, e non una tantum, come la concezione di un improbabile romanticismo farebbe credere. Una vicenda che al contrario ci rianima di volta in volta, sempre identica ma sempre nuova, fornendoci rari, ma intensi momenti di gioia, unici ed irripetibili, per quanto brevi. Per questo il nostro protagonista riaccosta le donne del suo passato cronometro alla mano, invitandole a quantificare i pochi, veri, momenti di estasi per immolarli in aeternum nella propria memoria. Nel giorno del suo 50° compleanno l'interprete del film gira per la città accendendo altrettante candele sul cruscotto della sua vecchia auto, suggerendo, con facile allusione, l'effimero del nostro vivere; pochi istanti di luce prima di ritombare nel buio dell'eternità (rappresentato dalla figura dell' ambulante cieco che lo accompagna sull'auto suonadole più tristi melodie). In questa chiave di pessimismo esistenziale la figura della donna (anzi... delle tante donne!), compare come lenitivo soave alla pena del vivere, capace di fornire, per alcuni rari momenti di godimento, un'illusione di eternità. Da cui, ovviamente, l'esigenza di non seppellirle nel ricordo, ma anzi di rievocarle nell'intimo, mantendendole vive nella memoria.
E qui, secondo me, viene il bello... della filosofia (cioè delle riflessioni varie, come predica il titolo!). Qualcuno ha detto che il protagonista metterebbe in comparazione il punto di vista del maschile in opposizione a quello femminile... mentre per me è esattamente il contrario. L'interprete principale si impone con atteggiamenti e sensibilità tipiche dell'eterno femminino, in primis per il suo stesso mestiere di insegnante; se è vero che la danza è forse la massima espressione della seduttività muliebre, in ogni tempo e sotto tutti i cieli. Dunque il nostro eroe, lungi dal misurarsi con l'altra metà del mondo, sembra proporsi come magister vitae delle compagne stesse, istruendole al loro mestiere di donna come negli antichi ginecei... sul modello di Saffo con le sue dilette!!
A conferma un'altra componente inequivocabilmente femminile, che chiamerei la "tutela sacrale del ricordo". Le donne, innamorate dell'amore per vocazione naturale, costruiscono buona parte della loro identità con la sovrapposizione delle loro esperienze sentimentali; gli uomini del passato sono i mattoni del loro edificio personale; e non li distruggerebbero mai... a pena di crollo!
Dunque ne conservano accuratamente il ricordo coltivandolo nella memoria, come fa il nostro protagonista, alla ricerca... del tempo (sentimentale) perduto. Diverse in ciò dagli uomini, che tendono maggiormente a dimenticare le partner del passato (all'infuori di quelle che siano state piuttosto madri che amanti). E comunque, che lo si riconosca o meno, i mattoni dell'edificio al maschile resteranno sempre quelli delle loro esperienze professionali o lavorative... se crediamo nella tipologia biblica dell'... homo faber!
Di qui una delle principali discrepanze nella vita a due, tra partner sotto il giogo di coppia al traino di un carro in direzioni diverse.
Vero questo alla stato di natura, è pure vero che le sovrastrutture storico-culturali potrebbero cambiare la situazione di base: ed è la sorprendente ipotesi delle scene finali, dove la più anziana delle amanti sovverte le regole del gioco. Lei pure ha quattro amanti nascosti da tirar fuori a sorpresa dal cilindro mettendoli a confronto: dove i più tradizionalisti (e retrivi) abbandoneranno il campo con sdegno, mentre i due progressisti e tolleranti si adegueranno al nuovo status filosofeggiando. Beh! Insomma... niente di mai visto! Alla faccia di chi non crede che l'essere umano, uomo o donna che sia, è naturalmente poligamo. Stupisce solo perché il messaggio ci viene da un paese musulmano come l'arretratissimo Iran... perchè da noi è già così da tempo!
L'insieme di tanti pensieri è raccontato nel film in modo molto lento e verboso, sovente ripetuto all'eccesso! In molte occasioni si sentirebbe l'esigenza di un ritmo diverso, come di una recitazione più "dinamica", e meno "contemplativa", dove alla parola di commento seguisse una conveniente azione "drammatica".
Ma in questo è pure la specialità di "Sesso e filosofia", che, per l'appunto, sostituisce alla prassi dell'agire una sequenza di immagini pittoriche e decorative di rara bellezza. Come a dire: "adesso che ti ho spiegato a parole... emozionati con le immagini!". Come succedeva, in antico, nei magici caleidoscopi, con le storie fantastiche dei tappeti persiani Nahin o nei preziosi broccati cuciti per gli imperatori cinesi. Una sorta di scatola magica, "Sesso e filosofia", con cui il regista iraniano ci ammalia similmente con immagini a tutto schermo di distese innevate, fogliami ingialliti, atmosfere sfumate, disegni stilizzati e fantasie policrome... proprio come fanno i pittori, con le loro specialissime miscele di forme e colori: le guardi, ne fruisci e puoi fare a meno di discuterle!
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Recensione a cura di GiorgioVillosio - aggiornata al 24/04/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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