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Tornato ad incontrare i favori del grande pubblico, il genere fantasy è diventato la nuova "gallina dalle uova d'oro" per gli Studios di Hollywood. Da "Harry Potter" a "Le Cronache di Narnia" da "Eragon" a "Un Ponte per Terabithia" fino a "I fratelli Grimm" di Terry Gillam, è impressionante notare come il cinema americano sfrutti all'inverosimile un filone di successo, con risultati non sempre all'altezza delle aspettative.
In questo contesto, un film come "Stardust" potrebbe sembrare l'ennesimo clone, il solito racconto fantasy con streghe, maghi e re. E invece siamo in presenza di un'opera piena di risorse, confezionata con eleganza e garbo e che sa farsi ricordare, pur non avendo in se elementi di particolare originalità.
La vicenda vede come protagonista il giovane Tristan, che va alla ricerca di una stella caduta da portare alla sua amata Vittoria. Per farlo sarà costretto ad attraversare il muro di recinzione del suo villaggio, superato il quale, si troverà catapultato nel magico mondo di Faerie.
Tristan è costretto a vivere una serie di avventure, incontrando i personaggi che popolano questo mondo e ritrovando le sue origini.
Tratto da un racconto illustrato di Neil Galman, da una cui opera è stato tratto anche l'attesissimo "Beowulf" di Robert Zemeckis , "Stardust" segue lo svolgimento classico del genere fantasy, senza per questo cadere nel cliché di personaggi stereotipati o incolore come è accaduto con "Eragon".
Il merito va ricercato soprattutto negli sceneggiatori, fra cui figura lo stesso Galman, ed alla notevole regia di Matthew Vaughn, che riesce a tradurre in splendide immagini l'intero racconto.
L'ambientazione dell'Inghilterra vittoriana è splendida, così come la fotografia che accompagna la visione del film.
Da sottolineare la scelta delle location che dimostra un'attenzione e un gusto paragonabili a quelli profusi da Peter Jackson, nelle sue splendide riprese della Nuova Zelanda, per "Il Signore degli Anelli".
Ma il vero punto di forza del film è il cast, che va da Rupert Everett a Sienna Miller, da Robert De Niro a Peter O'Toole.
Ma fra le tante stelle (è proprio il caso di dirlo) che popolano questo film, quella di Michelle Pfeiffer brilla più di tutte.
L'attrice californiana, dopo quasi quattro anni di assenza dalle scene, torna vestendo i panni della strega cattiva Lamia, fornendo un'interpretazione che da sola vale il costo del biglietto.
Ottima anche la scelta come protagonista di Charlie Cox, attore quasi sconosciuto, che riesce ad essere credibile nei panni di Tristan, riuscendo a ben equilibrare gli aspetti ironici e quelli più propriamente drammatici del suo personaggio.
Matthew Vaughn è la vera rivelazione di questo film, un regista che riesce a valorizzare tutti i suoi attori dirigendoli con maestria e creando personaggi fortemente riconoscibili, anche se in scena si trovano solo per pochi minuti.
Altro punto di forza del film è l'ironia: l'intero svolgimento del film è caratterizzato da una leggerezza di fondo che ben si addice allo stile di una favola e abbandona i toni epici che hanno caratterizzato la gran parte dei film fantasy degli ultimi anni.
"Stardust" è una favola ben costruita e divertente, con un uso accurato degli effetti speciali, di piacevole visione e mai invadenti, con alcune trovate visive di forte impatto.
In attesa di "Beowulf" e "La Bussola d'oro", va sottolineato che nonostante ci si trovi in presenza di un film di buona fattura, i risultati al botteghino sono stati deludenti: ennesimo flop commerciale per il genere fantasy, dopo quelli di "Un ponte per Terabithia", "Eragon" e "I Fratelli Grimm".
Segno che forse la "rinascita" del genere, tranne qualche rara eccezione, si sta dimostrando essere solo un rapido "fuoco di paglia".
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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 19/10/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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