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Frank (Rainn Wilson), cuoco di una tavola calda, conduce un'esistenza illuminata solo dalla bellissima moglie Sarah (Liv Tyler), ex tossicodipendente che ha trovato con lui un momento di stabilità in una vita turbolenta.
Quando Sarah lo abbandona per Jacques, un fascinoso spacciatore (Kevin Bacon) che la fa tornare nel tunnel nella tossicodipendenza, Frank, incoraggiato da visioni mistiche, decide di porre fine ai torti del crimine nei panni di Saetta Purpurea, vigilante mascherato e armato solo di una pesante chiave inglese.
Ben presto le cose si mettono molto male per Frank, che si ritrova inseguito dalla polizia e dagli uomini di Jacques, tutti perfettamente al corrente di una identità segreta non difficile da indovinare. In aiuto di Frank arriva Libby (Ellen Page), che decide di diventare la Saettina, nella miglior tradizione delle giovani spalle degli eroi dei fumetti.
Insieme a Libby, decisamente meno ispirata eticamente, Frank, stavolta armato fino ai denti, progetta un definitivo, disperato assalto alla tenuta di Jacques, per salvare Sarah.
Dal trailer, la storia del supereroe maldestro e senza poteri che si fa rubare la scena dalla spalla femminile potrebbe ricordare un po' quella di "Kick-Ass". Niente di più sbagliato. "Kick-Ass" è un "meta cine-comic", ma essenzialmente un film di supereroi, che ben presto lascia il suo apparente realismo per tornare nel mondo dei fumetti, distante da Spider-Man solo un morso di ragno.
"Super" è un'altra storia. "Super" è la tragedia di un uomo senza qualità e senza fortuna, la cui disperata reazione all'abbandono della moglie assume i toni di una farsa mascherata destinata a finire male sin dal primo momento.
E' evidente l'ironia insita nel titolo del film. Frank, di superiore alla media, non ha nulla, anzi.
Se le prime disavventure della Saetta Purpurea ricordano da vicino quelle di "Kick-Ass", e sono decisamente comiche, la storia prende una piega inaspettatamente cupa quando entra in scena Libby, che trascina il mite Frank dall'orlo della crisi di nervi ad alzare definitivamente ed incoscientemente il livello dello scontro con la banda di Jacques.
La complementarietà dei due personaggi e l'evidente tensione erotica che Libby tenta di... allentare e Frank di frustrare regala alcuni dei momenti più leggeri e riusciti del film, prima di un doppio colpo di scena finale decisamente inaspettato, ma in fondo giusto.
Il modello di "Super" non sono i fumetti dei supereroi, anche se nel film ci sono vari omaggi e citazioni. "Super" è - nella struttura - una versione suburbana della fiaba classica, in cui l'eroe deve salvare la principessa dal drago.
L'eroe in questione, però, è un disadattato che crede di essere stato scelto da Dio (il Dio del Cristianesimo più bigotto) per combattere il crimine. E per crimine intende chi salta la fila al cinema e chi spaccia, senza distinzione di sorta.
Lo stile crudo di James Gunn ricorda un fumetto underground (ed alcune onomatopee in sovraimpressione aiutano decisamente questo effetto) e mina alle basi qualunque afflato epico che l'impresa di Frank potrebbe assumere nei momenti migliori.
Frank è una persona sola e difficile, persino per lo spettatore è difficile far scattare senza riserve l'empatia per una persona che spesso sembra più al limite del disturbo mentale che realmente disperato.
La prova di Rainn Wilson è eccellente: mite, buffo, commovente ma anche difficile da amare incondizionatamente, tra visioni mistiche ed eccessi di rabbia incontrollata.
Ellen Page, altrettanto brava, è invece sopra le righe dall'inizio alla fine, la sua vulcanica e poco etica Libby abbraccia la vita da vigilante mascherato per scherzo, alla ricerca di fama e per sfuggire alla noia ma riesce anche a regalare al povero Frank un po' di incondizionato affetto.
Liv Tyler ha poco più di un cameo, mentre Kevin Bacon, che invecchiando sta assumendo un'espressione sadica ed è sempre più bravo, è una controparte perfetta per Wilson: carismatico, bello e cattivo, Jacques è tutto ciò che Frank sa di non poter essere.
Come il suo protagonista, "Super" è un film difficile da accettare. Non a caso, per il suo non facile posizionamento in un genere preciso (tragedia mascherata da commedia mascherata da film di supereroi), in Italia arriva con un anno di ritardo rispetto all'uscita americana.
La mancanza di fascino di Frank, che con indosso il costume è ridicolo e senza è patetico, rischia di trasferire un giudizio cauto sulla riuscita del film, che nel tristissimo e bellissimo finale svela il suo vero argomento: l'isolamento senza speranza fisico e spirituale di alcune persone condannate a vivere nel migliore dei casi di felicità riflessa, private dal conforto dell'affetto umano e di quello religioso, a causa di una fede misurata solo in sensi di colpa e ridotta a ridicoli elenchi di divieti.
James Gunn usa una comicità nera che funziona per tutto il film, ma che serve soprattutto ad appesantire il colpo allo stomaco dell'ultimo quarto d'ora: la sceneggiatura è brillante e coerente (a parte forse la sottotrama del poliziotto, che rimane fine a se stessa), la regia è al servizio della storia ma non priva di guizzi: gli inserti animati, i flashback e le visioni di Frank sono spunti creativi che ammorbidiscono e accompagnano la desolante ambientazione suburbana americana in cui si muovono i personaggi.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 12/10/2011 16.36.00
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