Voto Visitatori: | 6,58 / 10 (48 voti) | Grafico | |
Uscito in Italia all'inizio dell'anno il film si inserisce in quel filone di cinema impegnato che mostra all'America del secondo mandato di Obama il peccato originale della segregazione razziale.
Protagonista della storia è Cecil Gaines ispirato alla figura di Eugene Allen, in servizio alla casa Bianca per un trentennio. Bambino, sul finire degli anni venti, vive con madre e padre nelle piantagioni del Sud, dove la vita sembra essersi fermata a metà ottocento, quando era ancora in vigore la schiavitù. Il padre del piccolo Cecil viene ammazzato senza pietà, né motivazione dal figlio del padrone della piantagione e il bambino finisce a casa sua come "negro di casa". Adolescente Cecil lascia i luoghi natii e, dopo aver lavorato in un albergo del sud come cameriere. si trasferisce a Washington ed entra nello staff della servitù della casa Bianca.
La vita privata di Cecil, che si sposa e ha due figl,i si interseca con la Storia e con i Presidenti che si avvicendano nei vari mandati.
Fedele al suo ruolo, Cecil, è invisibile, serve il tè e non si lascia coinvolgere, mantenendo lo stesso atteggiamento distaccato anche in famiglia, infatti non comprende né la solitudine esistenziale della moglie, né le istanze libertarie del figlio maggiore, che rifiuta la condizione subordinata degli afroamericani per unirsi a Martin Luther King e ai Black panthers.
Il punto di vista adottato dal regista di colore Lee Daniels è quello degli afroamericani, perché i bianchi sono solo guardati dall'esterno e nelle riprese con i bianchi raramente il protagonista è affiancato a loro, ma sembra guardarli come se fosse davanti a uno specchio.
Nella galleria dei presidenti, da Eisenhower (Robin Williams) a Reagan (1952-1986), si riserva maggior rilievo ai democratici Kennedy e Johnson, considerati buoni e più aperti verso i più deboli. Kennedy è dipinto come un giovane uomo leale e generoso, mentre della consorte Jackie si sottolinea la sua ferma volontà di apparire in pubblico con l'abito macchiato del sangue del marito appena assassinato, più che i suoi tailleur pastello imitati dalle signore bene di tutto il mondo. Al contrario Nixon e Reagan sono le anime nere. Nixon (John Cusack) appare come un uomo dallo sguardo fisso e quasi allucinato, mentre Reagan, nella sua apparente cortesia, è freddo (lo dimostra il suo eloquio lento e misurato) e incapace di capire che il mondo va avanti. Sarà proprio sotto l'amministrazione Reagan che finalmente il maggiordomo Gaines, capace di farsi scivolare ogni dramma addosso, che siano gli arresti frequenti di Louis figlio maggiore attivista politico o la morte in Vietnam del minore, prende coscienza e inizia a lottare per i propri diritti, riabbracciando Louis.
Malgrado la durata non canonica, il film è ben congegnato, riesce a mostrare sessant'anni di storia, avvalendosi anche di immagini di repertorio senza retorica o didattismo, anche se a tratti è un po' lento.
Buona e misurata l'interpretazione di Forest Whitaker, un po' sopra le righe Ophra Winfrey nel ruolo della moglie. Irriconoscibili i camei di Jane Fonda (Nancy Reagan) e Mariah Carey (Hattie Pearl la mamma di Cecil).
Commenta la recensione di THE BUTLER - UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 18/02/2014 17.38.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio